MEDITAZIONE su "Pietro" Mons. LAWRENCE MCREAVY, 1902-1990

MEDITAZIONE
Qualcun altro, che non fosse Cristo, Dio fatto uomo, avrebbe scelto come vicario una canna così
fragile come Simone, figlio di Giona? Era certo una personalità forte, "tridimensionale" come
ogni figura nella Bibbia, amabile anche: chi di noi non lo apprezza? Ma era un uomo il cui
candore naturale, la cui lealtà, la cui generosità d'animo, la cui costanza potevano essere
annullate, in ogni momento, dalla presunzione e dalla sicurezza impetuose. Nessuno conosceva
meglio di Cristo le debolezze dell'uomo scelto per essere la pietra sulla quale sarebbe stata
costruita la sua Chiesa; più di una volta Gesù l'aveva rimproverato e
avvertito dell'umiliante
rinnegamento a cui l'avrebbe portato la sua sicurezza.
È chiaro che Cristo sceglie Simone, figlio di Giona, perché voleva proprio un uomo così, un santo
potenziale calato in un essere umano debole. Perché? Sicuramente perché fosse chiaro che la
solidità della fondazione della Chiesa non dipendeva - e non dipende - dalle virtù o dalle forze
umane: essa deve tutto alla grazia e alla potenza di Dio.
"Simone, Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per
te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc
22,31-32). Non fu dunque la forza di carattere di Pietro a costituire la pietra sulla quale fu
costruita la Chiesa. Fu invece la fede indistruttibile che gli ottenne la preghiera di Cristo. Non
fu nemmeno qualche virtù innata di capo a spingere Cristo a sceglierlo come pastore supremo
di tutti i fedeli, ma fu il fervore del suo amore sentito, quell'amore in cui venne riconfermato
quando, nel cortile del sommo sacerdote, Cristo si voltò e lo guardò, e Pietro, "uscito, pianse
amaramente" (Lc 22,61-62).
Non è affatto necessario aggiungere che lo stesso discorso si applica a noi e alla nostra
vocazione. Non possiamo essere trasformati in strumenti atti ad essere utilizzati da Dio, se non
sprofondiamo prima nell'abisso della nostra debolezza interiore e del nulla che siamo. La nostra
lealtà e la nostra obbedienza ai successori di Pietro non hanno nulla a che vedere con le loro
virtù personali di capi. In loro noi dobbiamo vedere, venerare e seguire Cristo. È la sua forza che
rende salda la pietra, la sua luce che illumina la guida, la sua voce che noi sentiamo in quella
dei suoi portavoce: "Chi ascolta voi ascolta me".
Mons. LAWRENCE MCREAVY, 1902-1990

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