Mons.Antonio Riboldi“Coraggio, sono Io, non abbiate paura”
Omelia del giorno 10 Agosto 2014
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
Tante volte, ed è naturale, vorremmo ‘sentire’ Dio vicino, quasi vederlo. Quando, soprattutto nelle difficoltà, Lo vorremmo vicino e ci pare di non sentirLo, è facile abbandonarsi al senso pericoloso dell’abbandono o della solitudine.
Ci viene incontro, ad aiutare la nostra fede e, quindi, incoraggiarci, quanto oggi racconta la Bibbia, nel I Libro dei Re 19, 11-13: il profeta Elìa, che fuggiva, per non soccombere all’ira di Gezabele, moglie del re Acab, - ‘sono rimasto solo,
cercano di togliermi la vita’ – ma incontra Dio nel ‘mormorìo di un vento leggero’ e così riprende la sua missione, forte della Presenza del Signore.
È il segreto di tanti santi e di tanti cristiani, ancora oggi, che, trovandosi in difficoltà, travolti dalle sofferenze o dalle incomprensioni, con la voglia di abbandonare tutto, si affidano al silenzio, sicuri che lì incontreranno Chi li solleva.
In questi giorni di vacanza, per molti, - purtroppo non tutti - è giusto che si metta in disparte ciò che ogni giorno ci assorbe completamente e nel riposo si trovi modo di ritrovare ciò che davvero conta nella vita. È necessario creare un’atmosfera di silenzio dentro e fuori di noi, in modo che nella serenità, si possa discernere ciò che va coltivato e ciò che, forse, va corretto.
Davvero le persone intelligenti e di buona volontà sanno riscoprire in questo tempo prezioso, il modo di mettere ordine nella vita, soprattutto guardando a Gesù.
Il chiasso che il mondo crea attorno a noi, il più delle volte è solo una distrazione, per allontanare le paure e le inconsistenze che ci portiamo dentro, ma rischia solo di farci tornare a casa con altro ‘amaro in bocca’.
La mia abitudine, per tanti anni, nel periodo di riposo, era di andare, ospite di una cara famiglia, in un paese del Trentino. La montagna era un’occasione di fare tante camminate e, nel silenzio, ritrovare la verità della vita: far magari emergere l’inutile o il dannoso per una vita secondo Cristo, vero ed unico modello per il qui e il dopo. Se la vacanza era riposo del corpo e della mente, il silenzio era la preziosa occasione per ritrovare me stesso e gustare la Presenza del Signore nel cuore e nella mia vita. Tante le persone che incontravo sul cammino. Con loro sorgeva l’occasione di dialogare, confrontarsi e sempre si ripartiva diversi, più sereni. Si tornava a casa rinnovati, con il coraggio di ricominciare o di continuare, che è anche l’esempio che ci offre oggi Gesù, nel Vangelo. Racconta Matteo: “Congedata la folla, Gesù salì sul monte, solo, a pregare”.
Colpisce questo intenso desiderio di Gesù di ‘stare solo e pregare’. Un invito a imitarLo.
Ed insiste il Vangelo: “Venuta la sera, egli se ne stava ancora lassù, solo”. La barca, intanto, distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte, egli venne verso di loro, camminando sul mare. I discepoli, vedendolo camminare sul mare, furono turbati e dissero: ‘E’ un fantasma’ e si misero a gridare dalla paura, ma subito Gesù parlò loro: ‘Coraggio, sono Io, non abbiate paura’”.
È bello pensare la nostra fede, il nostro rapporto con Gesù, così.
Tutti sentiamo l’asprezza della vita che, a volte, è come una traversata burrascosa sul mare dell’esistenza. La famiglia, il lavoro, le malattie, le difficoltà, le incomprensioni e tante altre situazioni si fanno sentire a volte ‘le ossa rotte’.
Ma ciò che più ci svuota è sentirsi ‘come persi’, simili agli apostoli sulla barca, in mare agitato, con la sensazione che nessuno possa darci una mano...se non Dio....o un vero amico.
Ed è proprio in quei momenti che deve tornare alla mente Gesù che, se da un lato ci invita a salire sulla barca, dall’altro se ne sta in disparte, ma veglia su di noi, pronto a venirci incontro.
Ma per poter sentire la Sua Presenza, che è sempre discreta, ‘un vento leggero’, occorre saper disporre il nostro cuore all’ascolto. E questo, delle vacanze, come ho detto può essere un tempo prezioso. Ascoltiamo l’invito al riguardo del Papa ‘docile allo Spirito Santo’, S. Giovanni XXIII:
L’aria, il sole, il mare, le terme inducono a pensare agli ammalati e ai sofferenti; e di conseguenza riflettere sull’importanza della salute fisica, che, pur così fragile, è indispensabile al compimento dei doveri quotidiani: ‘Non si deve sciupare la salute’ è il corollario imperioso del quinto comandamento; e sembrerebbe perlomeno improprio il doverlo ricordare a chi cerca il sollievo delle vacanze per ritemprare la salute fisica, se l’esperienza non insegnasse a quanti strapazzi, irrequietezze e anche veri e propri pericoli del corpo e dello spirito vadano spesso incontro gli ospiti dei luoghi di villeggiatura … Dovete ricordare agli uomini delle città, che vanno ai mari, ai laghi, ai monti, alle verdi e sconfinate pianure: queste mete non siano occasione di spirituale dispersione, o pretesto per evasioni a incontrollate libertà, favorite dal sentirsi al di fuori delle consuetudini di vita. Fate comprendere che nei periodi di vacanze, di onesto e legittimo svago, gli uomini debbono e possono inserirsi nella natura, per ritrovarvi la serenità, la calma, l’armonia interiore; e avviene altresì una ripresa di colloquio spirituale, che apre gli orizzonti della vita soprannaturale della grazia. Questa è la finalità ultima del vedere, del peregrinare, del godere le bellezze, che la mano del Padre Celeste ha seminato nella creazione, come un’orma della sua sapienza e bellezza eterna: ‘Tu apri la tua mano e riempi di benedizione ogni vivente’ (Salmo 144, 16).
Nelle ‘tempeste’ della vita dobbiamo ritrovare momenti di silenzio, di preghiera, di calma, per riscoprire la Presenza di Dio nella nostra vita. Le vacanze possono essere davvero una grande opportunità per fare un esame della vita e cercare un domani più vero secondo Dio.
Questa è la bellezza del momento di ‘riposo’. E allora risentiremo nel cuore la voce del Maestro:
‘Coraggio, non temete, sono Io!’.
Antonio Riboldi – Vescovo
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
Tante volte, ed è naturale, vorremmo ‘sentire’ Dio vicino, quasi vederlo. Quando, soprattutto nelle difficoltà, Lo vorremmo vicino e ci pare di non sentirLo, è facile abbandonarsi al senso pericoloso dell’abbandono o della solitudine.
Ci viene incontro, ad aiutare la nostra fede e, quindi, incoraggiarci, quanto oggi racconta la Bibbia, nel I Libro dei Re 19, 11-13: il profeta Elìa, che fuggiva, per non soccombere all’ira di Gezabele, moglie del re Acab, - ‘sono rimasto solo,
cercano di togliermi la vita’ – ma incontra Dio nel ‘mormorìo di un vento leggero’ e così riprende la sua missione, forte della Presenza del Signore.
È il segreto di tanti santi e di tanti cristiani, ancora oggi, che, trovandosi in difficoltà, travolti dalle sofferenze o dalle incomprensioni, con la voglia di abbandonare tutto, si affidano al silenzio, sicuri che lì incontreranno Chi li solleva.
In questi giorni di vacanza, per molti, - purtroppo non tutti - è giusto che si metta in disparte ciò che ogni giorno ci assorbe completamente e nel riposo si trovi modo di ritrovare ciò che davvero conta nella vita. È necessario creare un’atmosfera di silenzio dentro e fuori di noi, in modo che nella serenità, si possa discernere ciò che va coltivato e ciò che, forse, va corretto.
Davvero le persone intelligenti e di buona volontà sanno riscoprire in questo tempo prezioso, il modo di mettere ordine nella vita, soprattutto guardando a Gesù.
Il chiasso che il mondo crea attorno a noi, il più delle volte è solo una distrazione, per allontanare le paure e le inconsistenze che ci portiamo dentro, ma rischia solo di farci tornare a casa con altro ‘amaro in bocca’.
La mia abitudine, per tanti anni, nel periodo di riposo, era di andare, ospite di una cara famiglia, in un paese del Trentino. La montagna era un’occasione di fare tante camminate e, nel silenzio, ritrovare la verità della vita: far magari emergere l’inutile o il dannoso per una vita secondo Cristo, vero ed unico modello per il qui e il dopo. Se la vacanza era riposo del corpo e della mente, il silenzio era la preziosa occasione per ritrovare me stesso e gustare la Presenza del Signore nel cuore e nella mia vita. Tante le persone che incontravo sul cammino. Con loro sorgeva l’occasione di dialogare, confrontarsi e sempre si ripartiva diversi, più sereni. Si tornava a casa rinnovati, con il coraggio di ricominciare o di continuare, che è anche l’esempio che ci offre oggi Gesù, nel Vangelo. Racconta Matteo: “Congedata la folla, Gesù salì sul monte, solo, a pregare”.
Colpisce questo intenso desiderio di Gesù di ‘stare solo e pregare’. Un invito a imitarLo.
Ed insiste il Vangelo: “Venuta la sera, egli se ne stava ancora lassù, solo”. La barca, intanto, distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte, egli venne verso di loro, camminando sul mare. I discepoli, vedendolo camminare sul mare, furono turbati e dissero: ‘E’ un fantasma’ e si misero a gridare dalla paura, ma subito Gesù parlò loro: ‘Coraggio, sono Io, non abbiate paura’”.
È bello pensare la nostra fede, il nostro rapporto con Gesù, così.
Tutti sentiamo l’asprezza della vita che, a volte, è come una traversata burrascosa sul mare dell’esistenza. La famiglia, il lavoro, le malattie, le difficoltà, le incomprensioni e tante altre situazioni si fanno sentire a volte ‘le ossa rotte’.
Ma ciò che più ci svuota è sentirsi ‘come persi’, simili agli apostoli sulla barca, in mare agitato, con la sensazione che nessuno possa darci una mano...se non Dio....o un vero amico.
Ed è proprio in quei momenti che deve tornare alla mente Gesù che, se da un lato ci invita a salire sulla barca, dall’altro se ne sta in disparte, ma veglia su di noi, pronto a venirci incontro.
Ma per poter sentire la Sua Presenza, che è sempre discreta, ‘un vento leggero’, occorre saper disporre il nostro cuore all’ascolto. E questo, delle vacanze, come ho detto può essere un tempo prezioso. Ascoltiamo l’invito al riguardo del Papa ‘docile allo Spirito Santo’, S. Giovanni XXIII:
L’aria, il sole, il mare, le terme inducono a pensare agli ammalati e ai sofferenti; e di conseguenza riflettere sull’importanza della salute fisica, che, pur così fragile, è indispensabile al compimento dei doveri quotidiani: ‘Non si deve sciupare la salute’ è il corollario imperioso del quinto comandamento; e sembrerebbe perlomeno improprio il doverlo ricordare a chi cerca il sollievo delle vacanze per ritemprare la salute fisica, se l’esperienza non insegnasse a quanti strapazzi, irrequietezze e anche veri e propri pericoli del corpo e dello spirito vadano spesso incontro gli ospiti dei luoghi di villeggiatura … Dovete ricordare agli uomini delle città, che vanno ai mari, ai laghi, ai monti, alle verdi e sconfinate pianure: queste mete non siano occasione di spirituale dispersione, o pretesto per evasioni a incontrollate libertà, favorite dal sentirsi al di fuori delle consuetudini di vita. Fate comprendere che nei periodi di vacanze, di onesto e legittimo svago, gli uomini debbono e possono inserirsi nella natura, per ritrovarvi la serenità, la calma, l’armonia interiore; e avviene altresì una ripresa di colloquio spirituale, che apre gli orizzonti della vita soprannaturale della grazia. Questa è la finalità ultima del vedere, del peregrinare, del godere le bellezze, che la mano del Padre Celeste ha seminato nella creazione, come un’orma della sua sapienza e bellezza eterna: ‘Tu apri la tua mano e riempi di benedizione ogni vivente’ (Salmo 144, 16).
Nelle ‘tempeste’ della vita dobbiamo ritrovare momenti di silenzio, di preghiera, di calma, per riscoprire la Presenza di Dio nella nostra vita. Le vacanze possono essere davvero una grande opportunità per fare un esame della vita e cercare un domani più vero secondo Dio.
Questa è la bellezza del momento di ‘riposo’. E allora risentiremo nel cuore la voce del Maestro:
‘Coraggio, non temete, sono Io!’.
Antonio Riboldi – Vescovo
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