padre Gian Franco Scarpitta"Fermiamoci in silenzio per cercare e attuare il Signore"
XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/08/2014)
Vangelo: Mt 14,22-33
Nell'esperienza di Elia presso il monte, Dio è presente nel mormorio di un vento leggero. Su invito dello stesso Signore si era fermato sul monte e aveva trascorso la notte in una caverna e adesso
percepisce il Signore in un alitare sottile che si differenzia molto dall'impetuosità dei fenomeni precedenti quali fuoco e terremoto. Non erano serviti quelli a rilevare la presenza del Signore mentre il profeta, per suo ordine, si era fermato così come è stato determinante il mormorio del vento che suscita attenzione in Elia che si copre il volto e percepisce la presenza silente eppure eloquente del Signore che dapprima lo aveva chiamato a determinate missioni profetiche. Anche l'esperienza di Sant'Antonio Abate, iniziatore del monachesimo in Oriente, di San Benedetto in Occidente e di altri uomini di raccoglimento e intimità come San Francesco di Paola rivelano quanto sia necessario fare esperienza di Dio nella solitudine e nel silenzio per essere poi di Questi portatori nella vita sociale e ministeriale apostolica. Come affermava anche Pascal, la vera ragione dei problemi dell'uomo di tutti i tempi è l'incapacità di sapersene stare raccolto in una stanza e fin quando non si sarà capaci di personale interiorizzazione non si sarà mai in grado di adeguata socializzazione.
Incontrare Dio nella solitudine e nell'intimità, cercarlo e trovarlo nella pienezza della natura incontaminata o nel deserto dei luoghi ritirati e riluttanti al frastuono mondano è quanto più consigliabile per tutti, specialmente in questi tempi di ferie e di sollievo. E' un ricorso molto utile ed edificante, che se trascorso secondo giusti criteri può ottenere che torniamo alle nostre lotte quotidiane animati da un rinnovato spirito di fortezza e di ottimismo.
La presenza di Dio è certa; Dio si fa trovare tutte le volte che lo cerchiamo, ma in determinati casi è esaltante poterlo cercare per vivere prolungati raccoglimenti con lui che senza dubbio non vanno scelti alla maniera di una fuga dalle difficoltà o di un rifugio dalle lotte consuete, e tuttavia ritemprano in vista delle lotte stesse.
La conoscenza approfondita di Dio determina soprattutto che si lasci spazio esclusivamente a Lui anche nelle abituali dimensioni del nostro vissuto, che si coltivi in lui la fiducia e la speranza anche laddove la presenza del Signore sembri una cosa futile e astratta o addirittura abbiamo l'impressione di essere stati dimenticati da Dio; vivere la comunione con Dio vuol dire rinunciare alle impostazioni di pensiero semplicemente umane ma lontane dal progetto divino di comunione e di salvezza dell'uomo e la lacuna di Pietro consiste espressamente proprio in questo: nel nutrire amore nei confronti del
Pietro è sempre stato avvezzo ad un amore sincero verso il Signore ma che non è sufficiente per la piena immedesimazione nella vita in Lui; ad un sentire di amicizia senza dubbio franca e spontanea accompagnata da comuni atti di rispetto e di riverenza che tuttavia soccombe alle difficoltà reali in cui (davvero) l'amicizia si mostra consolidata poiché definita nei limiti della sola filantropia ma che manca del rapporto di fiducia e di abbandono voluti dalla fede nel Figlio di Dio. Pietro dovrebbe insomma lasciare fare al suo Signore, consentire che Egli stesso prenda l'iniziativa di salvarlo, concedersi al suo amore gratuito e infinito senza porre obiezioni.
E del resto l'episodio di cui alla pagina odierna è un seguito di un altro relativo alla moltiplicazione dei pani: quest'ultimo episodio aveva edotto gli apostoli, compreso Pietro, sul vero pane vivo disceso dal cielo che è il loro maestro e su come Egli sia capace di manifestarsi nelle cose semplici e immediate quali un pezzo di pane e per estensione nella semplicità della vita quotidiana.
L'ascolto della Parola annunciata e la riscoperta delle presenza di Dio nelle ordinari età semplici e immediate della nostra vita, esse sole comportano che noi aderiamo al suo messaggio di amore e di salvezza per cui reagiamo con fede assoluta e disinvolta e pertanto instaurare il nostro rapporto con il Signore ci eviterà di incappare nell'errore pretestuoso di Pietro che pretende di camminare nelle acque.
La manifestazione di Gesù in quest'ultimo caso, a differenza che in Elia è straordinaria e tuttavia ordinario ed esplicito dovrebbe essere il concorso della fede senza riserve nel Signore della gloria a cui nulla è interdetto.
Vangelo: Mt 14,22-33
Nell'esperienza di Elia presso il monte, Dio è presente nel mormorio di un vento leggero. Su invito dello stesso Signore si era fermato sul monte e aveva trascorso la notte in una caverna e adesso
percepisce il Signore in un alitare sottile che si differenzia molto dall'impetuosità dei fenomeni precedenti quali fuoco e terremoto. Non erano serviti quelli a rilevare la presenza del Signore mentre il profeta, per suo ordine, si era fermato così come è stato determinante il mormorio del vento che suscita attenzione in Elia che si copre il volto e percepisce la presenza silente eppure eloquente del Signore che dapprima lo aveva chiamato a determinate missioni profetiche. Anche l'esperienza di Sant'Antonio Abate, iniziatore del monachesimo in Oriente, di San Benedetto in Occidente e di altri uomini di raccoglimento e intimità come San Francesco di Paola rivelano quanto sia necessario fare esperienza di Dio nella solitudine e nel silenzio per essere poi di Questi portatori nella vita sociale e ministeriale apostolica. Come affermava anche Pascal, la vera ragione dei problemi dell'uomo di tutti i tempi è l'incapacità di sapersene stare raccolto in una stanza e fin quando non si sarà capaci di personale interiorizzazione non si sarà mai in grado di adeguata socializzazione.
Incontrare Dio nella solitudine e nell'intimità, cercarlo e trovarlo nella pienezza della natura incontaminata o nel deserto dei luoghi ritirati e riluttanti al frastuono mondano è quanto più consigliabile per tutti, specialmente in questi tempi di ferie e di sollievo. E' un ricorso molto utile ed edificante, che se trascorso secondo giusti criteri può ottenere che torniamo alle nostre lotte quotidiane animati da un rinnovato spirito di fortezza e di ottimismo.
La presenza di Dio è certa; Dio si fa trovare tutte le volte che lo cerchiamo, ma in determinati casi è esaltante poterlo cercare per vivere prolungati raccoglimenti con lui che senza dubbio non vanno scelti alla maniera di una fuga dalle difficoltà o di un rifugio dalle lotte consuete, e tuttavia ritemprano in vista delle lotte stesse.
La conoscenza approfondita di Dio determina soprattutto che si lasci spazio esclusivamente a Lui anche nelle abituali dimensioni del nostro vissuto, che si coltivi in lui la fiducia e la speranza anche laddove la presenza del Signore sembri una cosa futile e astratta o addirittura abbiamo l'impressione di essere stati dimenticati da Dio; vivere la comunione con Dio vuol dire rinunciare alle impostazioni di pensiero semplicemente umane ma lontane dal progetto divino di comunione e di salvezza dell'uomo e la lacuna di Pietro consiste espressamente proprio in questo: nel nutrire amore nei confronti del
Pietro è sempre stato avvezzo ad un amore sincero verso il Signore ma che non è sufficiente per la piena immedesimazione nella vita in Lui; ad un sentire di amicizia senza dubbio franca e spontanea accompagnata da comuni atti di rispetto e di riverenza che tuttavia soccombe alle difficoltà reali in cui (davvero) l'amicizia si mostra consolidata poiché definita nei limiti della sola filantropia ma che manca del rapporto di fiducia e di abbandono voluti dalla fede nel Figlio di Dio. Pietro dovrebbe insomma lasciare fare al suo Signore, consentire che Egli stesso prenda l'iniziativa di salvarlo, concedersi al suo amore gratuito e infinito senza porre obiezioni.
E del resto l'episodio di cui alla pagina odierna è un seguito di un altro relativo alla moltiplicazione dei pani: quest'ultimo episodio aveva edotto gli apostoli, compreso Pietro, sul vero pane vivo disceso dal cielo che è il loro maestro e su come Egli sia capace di manifestarsi nelle cose semplici e immediate quali un pezzo di pane e per estensione nella semplicità della vita quotidiana.
L'ascolto della Parola annunciata e la riscoperta delle presenza di Dio nelle ordinari età semplici e immediate della nostra vita, esse sole comportano che noi aderiamo al suo messaggio di amore e di salvezza per cui reagiamo con fede assoluta e disinvolta e pertanto instaurare il nostro rapporto con il Signore ci eviterà di incappare nell'errore pretestuoso di Pietro che pretende di camminare nelle acque.
La manifestazione di Gesù in quest'ultimo caso, a differenza che in Elia è straordinaria e tuttavia ordinario ed esplicito dovrebbe essere il concorso della fede senza riserve nel Signore della gloria a cui nulla è interdetto.
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