Abbazia Santa Maria di Pulsano Letture patristiche1 della Esaltazione della Santa Croce

Giovanni 3,13-17; Nm 21,4b-9; Sal 77; Fil 2,6-11
1. Delle cose del Cristo nessuna è piú meravigliosa della croce
Quantunque, poi, ogni azione e manifestazione del Cristo sia splendida, divina, meravigliosa: niente, tuttavia, fra tutte è piú degna di ammirazione, che la croce, di per sé degna d`ogni venerazione.
Né, infatti, la morte fu distrutta da nessun`altra cosa, se non per la croce del Nostro Signore Gesú Cristo (Cirill. Ger., Catech. 1, 14), che distrusse il peccato del primo uomo, spogliò l`inferno, ridonò con la risurrezione la vita, la forza sia come presenza, come concessa a noi per disprezzare la stessa morte, il ritorno preparato per l`antica beatitudine, le porte del paradiso spalancate, la nostra natura collocata alla destra di Dio, finalmente noi, divenuti figli ed eredi di Dio, se non per la croce del Nostro Signore Gesú Cristo (Cirill. Ger., Catech. 1,
14).
Ecco la morte che col fatto del Cristo, cioè la croce che rivestì noi della sapienza del Dio sostanziale.
La virtù, invero, di Dio, viene detta verbo della croce, poiché la potenza e la forza di Dio, cioè la vittoria contro la morte, si è manifestata a noi per mezzo di essa; poiché come quattro parti
della croce tra di loro aderiscono e sono congiunte per il punto centrale, cosí la sublimità e la profondità in virtù della potenza di Dio, la lunghezza cioè in cui ogni creatura visibile ed invisibile è contenuta.
Il segno della croce distingue i fedeli e gli infedeli tra di loro.
Questo è lo scudo, questa è l`armatura, e il trofeo contro il demonio.
Questa è la difesa, affinché l`angelo sterminatore non ci tocchi, come dice la Scrittura (cf. Es 9,12).
Questo è l`innalzamento di quelli che giacciono, il fulcro di quelli che stanno in piedi, il bastone degli infermi, la verga delle pecore, il sostegno di quelli che si ravvedono, la perfezione di quelli che partono, la salvezza dell`anima e del corpo, l`allontanamento di tutti i mali, la causa di tutti i beni, la distruzione del peccato, la pianta della resurrezione, il legno della vita eterna.
L`adorazione della croce, e delle altre cose che il Cristo sacrificò col suo contatto.
Pertanto, questo legno invero, sano e venerabile, nel quale Cristo per noi si offrí come vittima, santificato dal contatto del santissimo corpo e sangue, deve essere adorato debitamente...
Che anzi noi adoriamo anche il simbolo della croce preziosa, che dà vita, di qualsiasi materia sia stata costruita: non perché noi veneriamo la materia (questo non voglia Dio), ma il simbolo col quale Cristo è indicato.
Infatti, Egli stesso, ammonendo i suoi discepoli: Allora, disse, apparirà nel cielo il segno del Figlio dell`uomo (Mt 24,30), significava certamente la croce.
Ed in seguito l`angelo della resurrezione del Cristo diceva alle donne: Voi cercate Gesú Nazareno crocifisso (Mc 16,6). E l`Apostolo: Noi predichiamo Cristo crocifisso (1Cor 1,23).
Molti, infatti, sono di Cristo e di Gesú, ma uno semplicemente crocifisso.
Non dice, trafitto dalla lancia, ma «crocifisso». Per la qual cosa il segno della croce, noi dobbiamo adorarlo: dove, infatti, ci sarà la croce, ivi ci sarà lui stesso.
Del resto la materia della quale consta la croce, una volta distrutta non si può piú adorare.
Tutte le cose, dunque, che sono dedicate e consacrate a Dio, cosí noi le adoriamo, perché riferiamo a lui il loro culto.
Il legno è figura della vita della croce.
Il legno della vita, che è stato posto da Dio in paradiso, portò la figura della croce, degna di venerazione.
Poiché, infatti, attraverso il legno si era aperta la via alla morte (cf. Gen. 2 e 3) conveniva che per il legno anche la vita e la resurrezione fossero donate.
Per primo Giacobbe, adorando la grandezza della verga di Giuseppe (cf. Gen 47,31) designò la croce; e benedicendo i figli (cf. Gen 48,14) chiudendo le palme delle mani, designò apertamente l`immagine della croce.
La stessa cosa indicarono (Quaest. ad Antioch., 63) sia la verga di Mosè, con la quale come da una croce fu percosso il mare, e portando la salvezza d`Israele, sommerse Faraone nelle acque (cf. Es 14,16) sia estendendo in forma di croce le mani, e volgendo gli Amaleciti in fuga (cf. Es. 17,11): l`acqua amara, in seguito, fu addolcita dal legno (cf. Es 15,25) e la roccia, per opera della verga, fendendosi diedero latte (cf. Es 17,6); la verga di Aronne, sacerdote, sancí, a causa del divino responso, la propria dignità (cf. Nm 17,8-9); innalzato, a guisa di trofeo di legno il serpente, come morto (cf. Nm 21,9), apportando il legno la salvezza a quelli che con fede guardavano il nemico morto; cosí il Cristo, nella sua carne ignara del peccato, fu confitto al legno della croce.
Il grande Mosè esclama: Vedrete la vostra vita pendente dal legno coi vostri occhi (Dt 28,66).
Similmente Isaia: Tutto il giorno ho esteso le mie mani, al popolo che non credeva e mi contraddiceva (Is 65,2).
Noi che adoriamo la croce, possiamo giungere all`ultima partecipazione del Cristo che è stato affisso alla croce. Amen.

(Giovanni Damasceno, De fide ortod., 4, 11)



2. Non vergognarsi della Croce di Cristo

Che nessuno, dunque, si vergogni dei segni sacri e venerabili della nostra salvezza, della Croce che è la somma e il vertice dei nostri beni, per la quale noi viviamo e siamo ciò che siamo. Portiamo ovunque la Croce di Cristo, come una corona. Tutto ciò che ci riguarda si compie e si consuma attraverso di essa. Quando noi dobbiamo essere rigenerati dal battesimo, la Croce è presente; se ci alimentiamo di quel mistico cibo che è il corpo di Cristo, se ci vengono imposte le mani per essere consacrati ministri del Signore, e qualsiasi altra cosa facciamo, sempre e ovunque ci sta accanto e ci assiste questo simbolo di vittoria. Di qui il fervore con cui noi lo conserviamo nelle nostre case, lo dipingiamo sulle nostre pareti, lo incidiamo sulle porte, lo imprimiamo sulla nostra fronte e nella nostra mente, lo portiamo sempre nel cuore. La Croce è infatti il segno della nostra salvezza e della comune libertà del genere umano, è il segno della misericordia del Signore che per amor nostro si è lasciato condurre come pecora al macello. Quando, dunque, ti fai questo segno, ricorda tutto il mistero della Croce e spegni in te l`ira e tutte le altre passioni. E ancora, quando ti segni in fronte, riempiti di grande ardimento e rida` alla tua anima la sua libertà. Conosci bene infatti quali sono i mezzi che ci procurano la libertà. Anche Paolo per elevarci alla libertà che ci conviene ricorda la Croce e il sangue del Signore: A caro prezzo siete stati comprati. Non fatevi schiavi degli uomini (1Cor 7,23). Considerate, egli sembra dire, quale prezzo è stato pagato per il vostro riscatto e non sarete piú schiavi di nessun uomo; e chiama la Croce «prezzo» del riscatto.
Non devi quindi tracciare semplicemente il segno della Croce con la punta delle dita, ma prima devi inciderlo nel tuo cuore con fede ardente. Se lo imprimerai in questo modo sulla tua fronte, nessuno dei demoni impuri potrà restare accanto a te, in quanto vedrà l`arma con cui è stato ferito, la spada da cui ha ricevuto il colpo mortale. Se la sola vista del luogo dove avviene l`esecuzione dei criminali fa fremere d`orrore, immagina che cosa proveranno il diavolo e i suoi demoni vedendo l`arma con cui Cristo sgominò completamente il loro potere e tagliò la testa del dragone. Non vergognarti, dunque, di cosí grande bene se non vuoi che anche Cristo si vergogni di te quando verrà nella sua gloria e il segno della Croce apparirà piú luminoso dei raggi stessi del sole. La Croce avanzerà allora e il suo apparire sarà come una voce che difenderà la causa del Signore di fronte a tutti gli uomini e dimostrerà che nulla egli tralasciò di fare - di quanto era necessario da parte sua - per assicurare la nostra salvezza. Questo segno, sia ai tempi dei nostri padri come oggi, apre le porte che erano chiuse, neutralizza l`effetto mortale dei veleni, annulla il potere letale della cicuta, cura i morsi dei serpenti velenosi. Infatti, se questa Croce ha dischiuso le porte dell`oltretomba, ha disteso nuovamente le volte del cielo, ha rinnovato l`ingresso del paradiso, ha distrutto il dominio del diavolo, c`è da stupirsi se essa ha anche vinto la forza dei veleni, delle belve e di altri simili mortali pericoli?
Imprimi, dunque, questo segno nel tuo cuore e abbraccia questa Croce, cui dobbiamo la salvezza delle nostre anime. E` la Croce infatti che ha salvato e convertito tutto il mondo, ha bandito l`errore, ha ristabilito la verità, ha fatto della terra cielo, e degli uomini angeli. Grazie a lei i demoni hanno cessato di essere temibili e sono divenuti disprezzabili; la morte non è piú morte, ma sonno. Per la Croce tutto quanto combatteva contro di noi giace a terra e viene calpestato. Se pertanto qualcuno ti chiedesse: Tu adori colui che è stato crocifisso? rispondigli con voce chiara e con volto gioioso: Sí, io l`adoro, e non cesserò mai di adorarlo. E se quello ride di te, tu compiangilo perché è stolto.
Rendiamo grazie al Signore che ci ha concesso doni cosí straordinari che nessuno potrebbe comprendere senza la rivelazione dall`alto. Quel tale infatti si prende gioco di voi, perché l`uomo animale non percepisce le cose dello Spirito (1Cor 2,14).

(Giovanni Crisostomo, In Matth., 54, 4-5)


3. Il sacramento della Croce

La Croce di Cristo è il sacramento del vero e profetico altare, sul quale attraverso l`ostia della salvezza, si celebra l`offerta della natura umana. Là il sangue dell`Agnello immacolato annullava la condanna dell`antico peccato, là si distruggeva l`opposizione della tirannia satanica e l`umiltà trionfava sull`orgoglio ed era cosí rapido l`effetto della fede, che dei due ladri crocifissi con Cristo, quello che credette nel Figlio di Dio entrò giustificato in paradiso. Chi può spiegare il mistero di sí gran dono? Chi dirà la potenza d`una tale conversione? In un istante sparisce la colpa d`innumerevoli delitti, tra i tormenti dell`agonia, sul patibolo, passa a Cristo e la grazia di Cristo dà una corona a uno che era stato condannato per la sua empietà.

(Leone Magno, Oratio 55, 3)


4. Croce della passione e della gloria di Gesú Cristo

Il Signore fu consegnato in mano ai suoi accusatori e a scherno della sua regale dignità, gli fu comandato di portare il suo supplizio, perché si adempisse la profezia d`Isaia: Ecco è nato un bimbo, c`è stato dato un figlio che porta lo scettro sulle spalle (Is 9,6). Quando, dunque, il Signore portava il legno della croce - legno ch`egli avrebbe cambiato in scettro di potenza - agli occhi degli empi questo sembrò un grande disprezzo, ma ai fedeli si manifestò un grande mistero, perché il glorioso vincitore del diavolo e debellatore delle potenze infernali portava, in un bel simbolo, il trofeo del suo trionfo e sulle spalle, con invincibile pazienza, mostrava il segno della salvezza, perché tutti lo adorassero, quasi che già, allora, con la sua azione volesse incoraggiare tutti i suoi imitatori e dicesse: Chi non prende la sua croce e mi segue, non è degno di me (Mt 10,38).
Tra la folla che andava con Gesú al luogo del supplizio, fu visto un certo Simone di Cirene, e fu imposto su di lui il legno del Signore, perché con tale fatto si preannunziasse la fede dei pagani, per i quali la croce di Cristo sarebbe stata non di vergogna, ma di gloria. Non fu un caso, allora, ma figura e mistero, che ai Giudei, che infierivano su Cristo, capitasse innanzi un forestiero compassionevole, perché all`obbrobio veneratissimo del Salvatore - in armonia con le parole dell`Apostolo: Se soffriamo con lui con lui regneremo (Rm 8,17) - non un ebreo né un israelita portasse aiuto, ma un forestiero. Attraverso questo passaggio della croce da Cristo al Cireneo, la propiziazione dell`Agnello immacolato e la pienezza di tutti i sacramenti si trasferiva dalla circoncisione ai pagani, dai figli della carne ai figli spirituali. Infatti, come dice l`Apostolo: La nostra Pasqua, il Cristo, è stato immolato (1Cor 5,7), il quale, offrendosi a Dio in nuovo e vero sacrificio di riconciliazione, fu crocifisso non nel tempio, la cui dignità era già finita, né nella cinta di mura della città, che doveva esser distrutta per il suo delitto, ma fuori, fuori del campo, perché finito il rito delle antiche vittime, fosse portata sull`altare un`offerta nuova e la croce di Cristo non fosse ara d`un tempio, ma del mondo intero; dopo l`esaltazione di Cristo sulla croce.
La nostra intelligenza però, illuminata dallo Spirito di verità, accolga con puro e libero cuore la gloria della Croce che irraggia in cielo e in terra e cerchi di vedere internamente che cosa intendesse il Signore, quando, parlando dell`imminenza della sua passione, disse: E` giunta l`ora della glorificazione del Figlio dell`uomo (Gv 12,23), e poi: L`anima mia è turbata, e che dirò? Padre liberami da quest`ora. Ma per questo sono arrivato a quest`ora. Padre, glorifica tuo Figlio (Gv 12,27); ed essendo venuta una voce del cielo che diceva: L`ho glorificato e ancora lo glorificherò, Gesú disse ai circostanti: Questa voce non s`è fatta sentire per me, ma per voi. Ora è il giudizio del mondo; ora il principe di questo mondo sarà buttato giú; ed io, una volta innalzato dalla terra, trarrò tutto a me (ibid., 30-32).
O meravigliosa potenza della Croce! O ineffabile gloria della Passione!, in essa è il tribunale del Signore, il giudizio del mondo e l`impero del Crocifisso. Hai attirato a te, o Signore, ogni cosa, e avendo steso tutto il giorno le tue mani al popolo che non ti credeva (Is 65,2-3) e ti contraddiceva, tutto il mondo capì che doveva confessare la tua maestà.
Hai attirato a te ogni cosa, o Signore, poiché in esecrazione del delitto giudaico tutti gli elementi espressero un solo parere con l`oscurarsi degli astri del cielo e mutamento del giorno in notte, con un insolito terremoto e col rifiuto di ogni creatura a prestar servizio agli empi.
Hai attirato ogni cosa a te, o Signore, poiché lacerato il velo del tempio, il Santo dei Santi s`allontanò dai pontefici indegni, perché alla figura si sostituisse la verità, alla profezia la manifestazione, alla legge il Vangelo.
Hai attirato ogni cosa a te, o Signore, perché ciò che in simboli si faceva nel solo tempio della Giudea, fosse celebrato da tutte le nazioni con un pieno e manifesto sacramento. Ora infatti è piú illustre l`ordine dei leviti, è maggiore la dignità degli anziani è piú sacra l`unzione dei sacerdoti, perché la tua croce fonte di tutte le benedizioni, è causa di tutte le grazie e per essa è data forza agli infermi, gloria agli insultati, vita ai morti. Passata infatti la varietà dei sacrifici carnali, l`unica offerta del tuo corpo e del tuo sangue supplisce tutte le varie vittime, poiché tu sei il vero Agnello di Dio che porti via i peccati del mondo, e cosí compi in te tutti i misteri.

(Leone Magno, Oratio 60, 4-7)


5. La croce come contrassegno dei credenti

Il legno della vita è stato piantato nella terra perché questa, dapprima esecrata, ottenesse la benedizione ed i morti venissero liberati.
Non vergogniamoci, allora, di confessare il Crocifisso. In qualsiasi occasione, con fede, tracciamo con le dita un segno di croce: quando mangiamo il pane o beviamo, quando entriamo od usciamo, prima di addormentarci, quando siamo coricati e quando ci alziamo, sia che siamo in movimento o rimaniamo al nostro posto. E` un aiuto efficace: gratuito, per i poveri, e, per chi è debole, non richiede alcuno sforzo. Si tratta, infatti, d`una grazia di Dio: contrassegno dei fedeli e terrore dei demoni. Con questo segno, infatti, il Signore ha trionfato su di essi, esponendoli alla pubblica derisione (cf. Col 2,15). Allorché, dunque, vedranno la croce, essi si ricorderanno del Crocifisso ed avranno timore di colui che ha abbattuto le teste del dragone. Non disprezzare, perciò, quel segno, soltanto perché è un dono; al contrario, onora per questo ancor di piú il tuo benefattore.

(Cirillo di Gerus., Catech., 13, 35-36)


6. Efficacia e potenza della croce

Parlerò ora del mistero della croce, che nessuno dica: «Se fu necessario che Cristo subisse la morte, essa non doveva essere cosí infame e turpe, ma conservare un po` di dignità». So che molti, aborrendo dal nome stesso della croce, si allontanano dalla verità; eppure vi è in essa un significato profondo e una grande potenza. Egli fu mandato per spalancare la via della salvezza agli uomini piú umili; perciò si fece umile per liberarli. Accettò il genere di morte riservato di solito ai piú umili, perché a tutti fosse dato di imitarlo; inoltre, dovendo poi egli risorgere, non sarebbe stato conveniente spezzargli le ossa o amputargli parte del corpo, come succede per chi viene decapitato; fu piú opportuna la croce, che preservò il suo corpo con tutte le ossa intatte, per la risurrezione.
A ciò si aggiunga che, accettando la passione e la morte, doveva essere innalzato. E la croce lo innalzò realmente e simbolicamente, perché con la sua passione a tutti si rivelasse chiara la sua potenza e la sua maestà. Estendendo sul patibolo le mani, dilatò anche le ali verso Oriente e verso Occidente, affinché sotto di esse si raccogliessero tutte le genti da ogni parte del mondo a trovar pace. Quale virtù e quale potere abbia questo segno, appare chiaro quando per esso ogni schiera di demoni vien cacciata e fugata.

(Lattanzio, Epit. Div. Iustit., 51)


7. La croce, nostra somma gloria

Ogni atto compiuto dal Cristo è una gloria della Chiesa cattolica: gloria delle glorie è, però, la croce. Questo, appunto, intendeva Paolo nell`affermare: A me non avvenga mai di menar vanto, se non nella croce di Cristo (Gal 6,14). Suscita la nostra ammirazione, certo, anche il miracolo in seguito al quale il cieco dalla nascita riacquistò, a Siloe, la vista (cf. Gv 9,7ss): ma cosa è un cieco di fronte ai ciechi di tutto il mondo? Straordinaria, e soprannaturale, la risurrezione di Lazzaro, morto già da quattro giorni (cf. Gv 11,39). Una grazia del genere, tuttavia, è toccata ad uno soltanto: che beneficio ne avrebbero tratto quanti, nel mondo intero, erano morti per i loro peccati? (cf. Ef 2,1). Strepitoso il fatto che cinque pani riuscirono a sfamare cinquemila persone (cf. Mt 14,21): ma a che cosa sarebbe servito, se pensiamo a coloro che, su tutta la terra, erano tormentati dalla fame dell`ignoranza? (cf. Am 8,11). Stupefacente ancora la liberazione della donna, in preda a Satana da diciotto anni (cf. Lc 13,11-17): che importanza avrebbe avuto, però, per tutti noi, imprigionati dalle catene dei nostri peccati? (cf. Pr 5,22).
La gloria della croce, invece, ha illuminato chi era accecato dall`ignoranza, liberando tutti coloro che erano prigionieri del peccato e portando la redenzione all`intera umanità.
Non devi meravigliarti, poi, del fatto che l`universo sia stato redento nella sua totalità: non era invero un uomo come tutti gli altri colui che morì per esso, ma si trattò del Figlio unigenito di Dio (benché fosse bastato il peccato di un solo uomo, Adamo, ad introdurre la morte nel mondo). Ebbene, dal momento che la morte ha preso a regnare sul mondo in seguito alla colpa d`uno solo (cf. Rm 5,17), perché, a più forte ragione, non dovrebbe regnare la vita, in virtù della giustizia di un`unica persona? E se allora, a causa del legno del quale si cibarono, vennero scacciati dal paradiso (cf. Gen 3,22-23), tanto più adesso, grazie al legno di Gesù, non vi faranno forse il loro ingresso i credenti? Se il primo uomo, che era fatto di terra, fu la causa della morte universale, colui che lo plasmò dalla terra (cf. Gen 2,7), essendo egli stesso la vita (cf. Gv 14,6), non potrà forse esser fonte di vita eterna? Se Finees, sospinto dal proprio zelo, placò l`ira divina uccidendo l`autore dell`atto oltraggioso (cf. Nm 25, 8-11), Gesù, senza uccidere nessun altro, ma offrendo se stesso come riscatto (cf. 1Tm 2,6), non farà forse sparire la collera verso gli uomini?
Non vergogniamoci, dunque, della croce del Salvatore, ma anzi vantiamocene! Il linguaggio della croce, infatti, è scandalo per i giudei e follia per i gentili (1Cor 1,18.23): per noi, invece, significa salvezza. E` stoltezza per coloro che si perdono; per noi, al contrario, che ci salviamo, è potenza di Dio (1Cor 1,18). Infatti, come abbiamo già detto, non toccava a un uomo come gli altri di morire per noi, bensì al Figlio di Dio, Dio egli stesso fattosi uomo. Un tempo l`agnello ucciso per ordine di Mosè tenne lontano lo sterminatore (cf. Es 12,23); l`Agnello di Dio, che cancella i peccati del mondo (cf. Gv 1,29), non ha recato adesso, a più forte ragione, la liberazione dal peccato? Se, poi, il sangue di un agnello privo d`intelletto ha prodotto la salvezza, quanto più la procurerà il sangue dell`Unigenito?

Cirillo di Gerusalemme, Catechesi battesimali, 13,1-3





9 settembre 2014
Abbazia Santa Maria di Pulsano

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