don Luciano Cantini "Un denaro"

1 moneta della zecca di Ancona
XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/09/2014)
Vangelo: Mt 20,1-16 
Il regno dei cieli è simile
Il senso di questa parabola diventa più facilmente intuibile se la colleghiamo e la comprendiamo tra il versetto che la precede, richiamato da un "infatti" sparito nella nostra traduzione: Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi (Mt 19,30), e quello finale: Così gli ultimi saranno primi e i
primi, ultimi. Sono due chiasmi il cui senso è il medesimo, anche se invertiti nella struttura. Nel corpo del racconto troviamo lo stesso messaggio nel pagamento della giornata che inizia dagli ultimi per arrivare ai primi. Pare proprio che la natura del Regno di Dio sia il ribaltamento delle valutazioni umane. C'è da domandarci se ci troviamo dinanzi a un capovolgimento sociale con una inversione di ruoli, o a un annullamento di tutte le differenze. Anche l'uso del futuro apre qualche interrogativo: è una realtà da attendere o deve far già parte dell'oggi?
Un poco più avanti nel capitolo, Gesù invita i discepoli a farsi servitori: Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mt 20,28). E ancora, più oltre: Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato (Mt 23, 11-12).
Che cosa negli ultimi è così importante da farli diventare primi e che cosa nei primi rende necessario un cammino verso l'ultimo posto? Negli ultimi c'è la consapevolezza di non meritare quanto il padrone dona loro e che tutti coloro che li hanno preceduti nel lavoro hanno faticato di più e meritano senz'altro più di loro.
li mandò nella sua vigna
L'immagine del Regno è racchiusa nella figura del padrone di casa e nelle sue azioni, anche se questa parabola è conosciuta per gli operai nella vigna. Mentre ha affidato ad altri il suo denaro e il compito di amministrare, è lui stesso che la mattina all'alba scende in strada per cercare lavoratori per la sua Vigna. Non manda il fattore ma è lui stesso e più volte, insistentemente, si fa prossimo ai lavoratori, i disoccupati, quelli che stanno senza far niente. Perché tanta insistenza? Sicuramente è per l'urgenza del lavoro da svolgere, ma non del tutto perché quelli arrivati per ultimo, appena appena prima dell'ora della paga, cosa possono fare? Quello che sembra contare di più è invitare più persone possibili a entrare nella sua vigna.
Il profeta Isaia dedica un canto detto "della vigna" (Is 5,1-7) per parlare della relazione tra Dio e il suo popolo: Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d'amore per la sua vigna; Dio assume il volto del "mio diletto", come ritroviamo nel Cantico dei Cantici a proposito dello sposo.
La vigna non è soltanto un luogo di lavoro, dove grondare sudore, ma soprattutto espressione dell'amore di Dio per il suo popolo: Di buon mattino andremo nelle vigne; vedremo se germoglia la vite, se le gemme si schiudono, se fioriscono i melograni: là ti darò il mio amore! (Ct 7,13).
per un denaro
L'accordo per una giornata di lavoro è per un denaro, ancora il Padrone di casa promette ciò che è giusto, poi non promette più nulla. Al momento del pagamento tutti ricevono lo stesso denaro, espressione della sua misericordia che dà ai primi quanto agli ultimi. Un denaro era la paga consueta e rappresentava quanto necessario per vivere; ecco il padrone rivendica a sé la sovrana libertà di disporre come vuole perché ciascuno abbia "vita".
Il Regno dei cieli è simile a quel padrone che toglie l'umanità dalla vita inutile del disoccupato, delle attese senza speranza, per introdurla nella sua vigna e dare a ciascuno, non secondo l'ingegno o l'operosità, ma secondo il bisogno di vita.
La prospettiva del Regno è dunque avere in eredità la vita eterna (Mt 19,19). ("Quel denaro è la vita eterna" sant'Agostino).
Gli operai della parabola invece considerano la chiamata nella vigna come prestazione, tanto da misurarla e confrontarla, come capita a noi in ogni aspetto della vita sociale dove tutto entra in competizione: è il senso della giustizia umana. Per Dio, invece, la Giustizia è veramente tutt'altro, quello che conta è la relazione d'amore. La manifestazione dell'Amore inizia con la ricerca affannosa e costante dell'uomo sulle strade del mondo per inviarlo nella sua vigna dove si condivide la sua opera ed è evidenziata nella paga finale: ciascuno un denaro.
Se la moneta d'argento da un denaro porta l'immagine e l'iscrizione di Cesare ( Cfr. Mt 22,19-21) quella che il Padrone della vigna dona a fine giornata porta il volto misericordioso del Padre.

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