don Roberto Rossi " Dire il nostro "sì" al Signore, nella gioia"

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (28/09/2014)
Vangelo: Mt 21,28-32 
Ci è data nel vangelo la parabola di due figli, uno dice "sì" al padre, poi non fa nulla; l'altro dice "no", poi si pente e fa ciò che gli è chiesto. E' subito evidente il comportamento che dobbiamo scegliere.
L'apostolo Paolo, nella seconda lettura ci presenta Gesù, il Figlio di Dio che ha detto pienamente il suo "sì" al Padre, anche quando gli è stato molto difficile. Noi adoriamo Cristo
Gesù, siamo davanti a Lui, lo amiamo, crediamo in Lui. Lui ha detto "sì". E noi siamo invitati a guardare a Lui e a imparare. "Abbiate gli stessi sentimenti che furono un Cristo Gesù... "Imparate da Me che sono mite e umile di cuore..." Quali i sentimenti di Gesù? Non rimase sulle sue, non visse in maniera privilegiata (che pur poteva farlo), ma svuotò se stesso, si fece servo. "Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la mia vita per la salvezza degli uomini". E' così che Gesù ha compiuto la sua missione e il Padre lo ha glorificato e lo ha costituito Signore nel cielo e sulla terra: "Gesù Cristo è il Signore!".
Davanti al Signore, davanti al prossimo, nella vita umana e cristiana non possiamo fermarci a discorsi. Non devono restare parole. Ma ci impegneremo a vivere secondo il Signore e con un amore grande verso il prossimo nella nostra famiglia, nel lavoro, nella scuola, nel tempo libero, nelle varie espressioni o situazioni della nostra vita. Questo vale anche per la vitalità della nostra parrocchia. Ci vogliono le riunioni, gli incontri, i discorsi per la formazione, ma poi chi costruisce la vita della parrocchia sono in concreto i catechisti, gli animatori che si mettono a servizio dei ragazzi e delle famiglie, chi si prende cura dei poveri, chi va a visitare i malati e gli anziani, chi è attivo nella liturgia, chi, non solo cerca di non sporcare, ma pulisce la chiesa e gli ambienti, chi rende bella e accogliente la casa della grande famiglia parrocchiale, chi offre la propria disponibilità per qualche attività, perché di possibilità ne abbiamo tante. Altrimenti sono parole, e delle parole non ce ne facciamo niente, quando ci sono delle necessità concrete per il regno di Dio e per il bene delle persone.
Per vivere un cristianesimo vero dovremo praticare quello che dice San Paolo nella seconda lettura: «Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria. Ognuno di voi consi­deri gli altri superiori a se stesso. Non cercate il vostro inte­resse, ma quello degli altri...». E' un cammino importante. C'è un proverbio che afferma: «Chi vuoI fare qualcosa trova un mezzo; chi non vuoI fare nulla, trova una scusa». Non cer­chiamo alibi al nostro impegno! Se non vogliamo vederci sorpassare dai chi si è convertito anche da situazioni difficili e vive con fedeltà e coerenza, è necessario che risvegliamo il nostro modo di vivere la fede.
Il Signore ci aiuti a dire il nostro "Sì" non a parole, ma con i fatti, con tutte le cose buone che possiamo fare, nella sua grazia e nella sua gioia.

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