don Roberto Rossi"Dio ha tanto amato il mondo..."
Esaltazione della Santa Croce (14/09/2014)
Vangelo: Gv 3,13-17
"Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
"Gesù umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!»,
Oggi è la festa della esaltazione della Santa Croce, la festa dell'amore infinito che Gesù ci ha manifestato offrendo la sua vita sul legno della Croce. "Non c'è amore più grande di chi dà la vita per la persona amata"; "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio"! La celebrazione di oggi assume un significato ben più grande di tutto questo: è la celebrazione del mistero della croce che Cristo, da strumento di ignominia e di supplizio, ha trasformato in strumento di salvezza. La formulazione più profonda di questo mistero si ha nella seconda lettura di questa festa, tratta dalla lettera di Paolo ai Filippesi: "Cristo umiliò se stesso fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al disopra di ogni altro nome". Così pure Giovanni, nel brano evangelico, ci dà una lettura preziosa del mistero della croce, quella dell'amore di Dio: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna".
L' evangelizzazione, operata dagli apostoli, è presentazione di "Cristo crocifisso". S. Paolo afferma: "Predico Cristo e Cristo crocifisso", "Di null'altro mi vanto, se non della croce di Cristo".
Anche noi possiamo pregare con la liturgia: "Di null'altro ci glorieremo se non della croce di Cristo Gesù, nostro Signore: Egli è la nostra salvezza, vita e resurrezione. Per mezzo di Lui siamo stati salvati e liberati".
Ecco la nostra fede, ecco la nostra salvezza! Per questo ogni nostra preghiera, ogni nostra azione, inizia con il segno della croce. Esso ci aiuta a ricordare, a celebrare, ad accogliere, a vivere l'amore infinito di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, come ci è dimostrato da Gesù sulla croce.
Ogni croce o sofferenza che noi stessi viviamo e che l'umanità intera vive, sono partecipazione alla croce di Cristo, per la salvezza del mondo. Dice S. Paolo: "Compio nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a vantaggio del suo Corpo, che è la Chiesa". Ciò che è stoltezza, diventa sapienza; ciò che è considerato disgrazia diventa grazia e benedizione.
Seguiamo con la fede e portiamo nel cuore il sacrificio di tanti cristiani e di tanti poveri della terra che vivono nel pericolo, subiscono persecuzione e danno testimonianza con la vita come i cristiani dell'Iraq e le Suore martiri in Burundi.
Vangelo: Gv 3,13-17
"Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
"Gesù umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!»,
Oggi è la festa della esaltazione della Santa Croce, la festa dell'amore infinito che Gesù ci ha manifestato offrendo la sua vita sul legno della Croce. "Non c'è amore più grande di chi dà la vita per la persona amata"; "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio"! La celebrazione di oggi assume un significato ben più grande di tutto questo: è la celebrazione del mistero della croce che Cristo, da strumento di ignominia e di supplizio, ha trasformato in strumento di salvezza. La formulazione più profonda di questo mistero si ha nella seconda lettura di questa festa, tratta dalla lettera di Paolo ai Filippesi: "Cristo umiliò se stesso fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al disopra di ogni altro nome". Così pure Giovanni, nel brano evangelico, ci dà una lettura preziosa del mistero della croce, quella dell'amore di Dio: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna".
L' evangelizzazione, operata dagli apostoli, è presentazione di "Cristo crocifisso". S. Paolo afferma: "Predico Cristo e Cristo crocifisso", "Di null'altro mi vanto, se non della croce di Cristo".
Anche noi possiamo pregare con la liturgia: "Di null'altro ci glorieremo se non della croce di Cristo Gesù, nostro Signore: Egli è la nostra salvezza, vita e resurrezione. Per mezzo di Lui siamo stati salvati e liberati".
Ecco la nostra fede, ecco la nostra salvezza! Per questo ogni nostra preghiera, ogni nostra azione, inizia con il segno della croce. Esso ci aiuta a ricordare, a celebrare, ad accogliere, a vivere l'amore infinito di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, come ci è dimostrato da Gesù sulla croce.
Ogni croce o sofferenza che noi stessi viviamo e che l'umanità intera vive, sono partecipazione alla croce di Cristo, per la salvezza del mondo. Dice S. Paolo: "Compio nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a vantaggio del suo Corpo, che è la Chiesa". Ciò che è stoltezza, diventa sapienza; ciò che è considerato disgrazia diventa grazia e benedizione.
Seguiamo con la fede e portiamo nel cuore il sacrificio di tanti cristiani e di tanti poveri della terra che vivono nel pericolo, subiscono persecuzione e danno testimonianza con la vita come i cristiani dell'Iraq e le Suore martiri in Burundi.
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