EUGENIO CORECCO "La correzione fraterna"

La correzione fraterna s'impone nella vita cristiana. Modalità e stile devono essere quelli della
carità. Senza di essa la pretesa e la presunzione nei confronti del fratello e l'impazienza di chi
vuole "tutto e subito" dagli altri, prima che da se stesso, diventano inevitabili.
La necessità, squisitamente ecclesiale, della correzione fraterna, valida in ogni periodo della
storia della Chiesa, diventa particolarmente
attuale nei momenti di grandi fermenti innovatori
o di offuscamento, nelle coscienze, dell'essenza stessa dell'evento cristiano.
In queste circostanze il dovere della correzione fraterna non può essere eluso, perché il pericolo
che venga divisa la tunica di Cristo, che è la sua Chiesa, si fa più grande. Ognuno deve allora
interrogarsi se è stata la dinamica della comunione ad avere in lui il sopravvento, oppure se si
è lasciato guidare da sentimenti e criteri mondani.
Scandita nella triplice attenzione alla persona: ammoniscila tra te e lei; poi davanti a due o tre
testimoni e solo alla fine - esaurita ogni altra risorsa - porta la questione davanti all'assemblea,
esclude la possibilità di legittimare qualsiasi violenza e ingiustizia, qualsiasi calunnia e sopruso,
qualsiasi imprudente ricorso all'opinione pubblica, fosse pure perpetrato in nome di una
pretestuosa urgenza di trasparenza.
La conflittualità, nella Chiesa, teorizzata con il pretesto di affermare la libertà di opinione, è
sempre la maschera negativa della mancanza di quella comunione, che sempre "sopporta, scusa,
copre, gioisce e spera" (cf. 1Cor 13,1).
+ EUGENIO CORECCO

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