Mario MORRA SDB Omelia di approfondimento" Esaltazione della Santa Croce"

   14 sett. 2014| 24a Dom- Esaltazione della Croce A - T. Ordinario |
La festa della Esaltazione della Santa Croce trae origine, in modo particolare, dalla riconquista, da parte dell'Imperatore Eraclio (610-641), della Reliquia della Croce rapita dai Persiani.
La Liturgia odierna però ha come centro della festa la celebrazione del Sacrificio della Redenzione compiuto da Gesù sulla Croce.
Attraverso la sua passione e morte sul legno della Croce, Gesù ha liberato l'umanità dalla schiavitù della morte e del peccato.
Dalla Croce viene la nostra salvezza! Celebrare la Santa Croce è celebrare quindi la liberazione dell'uomo dai suoi nemici di sempre. Si tratta di una vittoria essenziale per tutto il genere umano.
È vinta la morte (2 Tm 1, 10), l'ultima grande nemica dell'uomo (1 Cor 15, 26). Con la Croce di Cristo la morte non costituisce più un annientamento, ma il ponte di passaggio dalla sponda di questo mondo a quella del Regno del Padre. "La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!" (1 Cor 15, 54. 57).
È vinto il senso della colpa e il peccato stesso, causa di tutti i mali degli uomini. "Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce" (1 Pt 2, 24). "Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato" (Rm 6, 6).
La Croce ha vinto l'odio. Gesù dalla croce perdona i suoi crocifissori e chiede la misericordia del Padre per essi. La vittoria però sta soprattutto nel fatto che l'amore, anche per i nemici, non è più una perdita o una umiliazione, ma costituisce il più grande arricchimento, perché con il guadagno dei fratelli, accresce i valori della propria salvezza.
La Croce ha abbattuto i muri divisori fra Ebrei e Pagani e quindi fra tutti i popoli: "Egli è la nostra pace, colui che ha fatto dei due, un popolo solo per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della Croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia (Ef 2, 14-16).
La Croce vince il tempo perché è il segreto dell'eternità. La morte non dominerà più sul Cristo (Rm 6, 9) e su quelli che parteciperanno alla sua sorte gloriosa (Ap 2, 11).
La Croce vince la paura, perché è certezza di felicità. È causa e coefficiente di amore perfetto e l'amore elimina il timore (1 Gv 4, 18).
La Croce vince ogni schiavitù. Infatti se siamo stati resi schiavi dall'albero del paradiso terrestre in seguito al peccato dei nostri progenitori, siamo stati liberati dall'albero della Croce: " Schiavi per il legno, liberi per te, o legno della Croce " (Inno Salve o Croce santa).
Nel libro dei Numeri si narra del serpente di rame, posto per ordine di Dio su di un palo, nel deserto. Tutti gli Ebrei che, morsi da serpenti velenosi e sul punto di morire, guardavano quella figura, rivivevano.
Gesù dice che quel segno guaritore è figura di lui. Vuole cioè far risaltare la virtù risanatrice della sua morte e della sua risurrezione, e la necessità della fiducia in lui per riavere sanità e vita. "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (Gv 3, 14).
La parola "innalzato" significa, nel vangelo di san Giovanni, tanto l'inalberamento di Gesù sul tronco della croce, quanto la sua esaltazione gloriosa. L'evangelista considera abbinati e inseparabili i due aspetti della crocifissione del Cristo, quello della morte e della gloria.
Lo sguardo fiducioso degli Ebrei era condizione di risanamento e di vita. Lo sguardo della fede su Gesù crocifisso e glorificato dà la sanità spirituale e la vita eterna.
Così il legno della Croce non perde mai la sua forza, perché rimane per tutti gli uomini sempre vivo, fecondo e fruttuoso.
Ai piedi della Croce di Gesù vi è Maria, la Vergine Madre, che vive nel suo cuore la passione di morte del Figlio. Lo ha accompagnato in tutta la vita, ora muore spiritualmente con lui per la salvezza di tutti noi. È consolante questa presenza materna di Maria anche per noi, nelle nostre difficoltà, nelle pene e… nell'ora della nostra morte!

Mario MORRA SDB

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