PAPA FRANCESCO MEDITAZIONE DOMUS SANCTAE MARTHAE"Nella lista di Gesù"

Martedì, 9 settembre 2014
Il Signore è «uno che prega, che sceglie e che non ha vergogna di essere vicino alla gente». Commentando il brano del vangelo di Luca (6, 12-19) durante la messa celebrata a Santa Marta martedì mattina, 9 settembre, Papa Francesco ha sottolineato queste tre caratteristiche che «dipingono bene la personalità di Gesù» e che
motivano anche la nostra «fiducia in lui: ci affidiamo a lui perché prega, perché ci ha scelto e perché ci è vicino».
Nell’approfondire questi «tre momenti della vita di Gesù», il Pontefice ha parlato dapprima della preghiera. Il Signore, racconta Luca, «se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio». Ne consegue che egli «prega per noi. Sembra un po’ strano — ha osservato Francesco — che lui che è venuto a darci la salvezza, che ha il potere», preghi il Padre. Eppure «lo fa spesso, anche lo dice», ha affermato il Papa ricordando la frase rivolta a Pietro nell’ultima cena: «Io ho pregato per te».

Gesù ha pregato e continua a pregare «per noi: è l’intercessore. Anche adesso, che è davanti al Padre, nel cielo, il suo lavoro — ha affermato il vescovo di Roma — è questo: di intercedere, di pregare. È il grande intercessore». Non a caso «quando noi preghiamo il Padre, all’inizio della messa, tutti i giorni, alla fine della preghiera diciamo al Padre: “Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Signore, che sta pregando lì per noi”». Perché proprio in quel momento il Figlio davanti al Padre sta «pregando per noi».

Si tratta di una verità che «deve darci coraggio». Perché nei momenti «di difficoltà o di bisogno», ha esortato Papa Francesco, bisogna pensare: «Ma tu stai pregando per me. Prega per me. Gesù prega per me il Padre». Del resto, ha aggiunto, questo «è il suo lavoro di oggi: pregare per noi, per la sua Chiesa». E anche se «noi dimentichiamo spesso che Gesù prega per noi», questa è appunto «la nostra forza». La forza di poter «dire al Padre: “Ma se tu, Padre, non ci guardi, guarda tuo Figlio che prega per noi”. Dal primo momento Gesù prega: ha pregato quando era in terra e continua a pregare adesso per ognuno di noi, per tutta la Chiesa».

Passando poi al secondo momento descritto nella scena evangelica — «Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici» — il Pontefice ha fatto notare che «è stato lui a scegliere; e lo dice chiaramente: “Non siete stati voi a scegliere me. Sono io che ho scelto voi”». Di conseguenza, anche questo atteggiamento di Gesù ci dà coraggio, perché abbiamo una certezza: «Io sono scelto, io sono scelta dal Signore. Nel giorno del battesimo lui mi ha scelto». Ne era consapevole san Paolo, che pensando a questo diceva: «Lui scelse me, fin dal seno della mia madre».

E perché siamo «scelti» come cristiani? Per Francesco la risposta è nell’amore di Dio. «L’amore — ha osservato — non guarda se uno ha la faccia brutta o la faccia bella: ama! E Gesù fa lo stesso: ama e sceglie con amore. E sceglie tutti». Nella sua «lista» non ci sono persone importanti «secondo i criteri del mondo: c’è gente comune». Il solo elemento che li caratterizza tutti è che «sono peccatori. Gesù ha scelto i peccatori. Sceglie i peccatori. E questa è l’accusa che gli fanno i dottori della legge, gli scribi: “Questo va a mangiare con i peccatori, parla con le prostitute”».

Ma Gesù è così e dunque «chiama tutti», ha proseguito il vescovo di Roma richiamando la parabola delle nozze del figlio: «Quando gli invitati non sono venuti, cosa fa il padrone di casa? Invia i suoi servi: “Andate e portate a casa tutti! Buoni e cattivi”, dice il Vangelo. Gesù ha scelto tutti. Ha scelto i peccatori e per questo viene rimproverato dai dottori della legge». Il suo criterio è l’amore, come appare chiaro fin da «quando noi, il giorno del nostro Battesimo, siamo stati scelti ufficialmente». In quella scelta «c’è l’amore di Gesù». Egli, ha detto il Papa, «Mi ha guardato e mi ha detto: tu!». Basti pensare, del resto, alla scelta di «Giuda Iscariota, che divenne il traditore, il peccatore più grande per lui. Ma è stato scelto da Gesù».

Infine il terzo momento, descritto dal Vangelo con queste parole: «Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie. Tutta la folla cercava di toccarlo». In sostanza la scena presenta un «Gesù vicino alla gente. Non è un professore, un maestro, un mistico che si allontana e parla dalla cattedra», ma piuttosto una persona che «è in mezzo alla gente; si lascia toccare; lascia che la gente gli chieda. Così è Gesù: vicino alla gente».

E questa vicinanza, ha proseguito Papa Francesco, «non è una cosa nuova per lui: lui la sottolinea nel suo modo di agire, ma è una cosa che viene dalla prima scelta di Dio per il suo popolo. Dio dice al suo popolo: “Pensate, quale popolo ha un Dio così vicino come Io sono con voi?”». La vicinanza di Dio al suo popolo, ha concluso il Pontefice, «è la vicinanza di Gesù con la gente. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti. Vicino così, in mezzo al popolo».
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.205, Merc. 10/09/2014)
 

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