Bortoloso Giuseppe OCDS" Un festino preparato da Dio"

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) 
Vangelo: Mt 22,1-14 
O Signore, tu prepari davanti a me una mensa (Sl 23,5)
La Liturgia di questa domenica presenta la salvezza sotto l’immagine di un festino preparato da Dio a tutti gli uomini: <<Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un convito di carni grasse, un convito di vini grevi … Egli strapperà in questo monte il velo che velava la faccia di tutti i popoli … quindi eliminerà la morte per sempre; asciugherà il Signore le lacrime su ogni volto>> ( Is 25, 6-8 ).Banchetto sontuoso che rivela la magnificenza di
chi lo imbandisce ed è simbolo della salvezza donata da Dio, ma per molti secoli rimasta nascosta ai popoli, i quali ne verranno a conoscenza con la venuta del Messia. L’assenza della morte e del dolore fa logicamente pensare ad un futuro al di là della vita terrena; si tratta di beatitudine eterna annunciata con espressioni identiche anche nell’Apocalisse: <<Dio … tergerà ogni lacrima dai loro occhi e la morte non ci sarà più>> ( 21,4).
Nel Vangelo del giorno (Mt. 22, 1-14) il convito della salvezza assume una fisionomia nuova, quella nuziale. Dio chiama tutti gli uomini a partecipare alle nozze del Figlio con la natura umana, avvenute con la sua incarnazione e consumate con la sua morte di croce. << Il regno dei cieli è simile ad un re che imbandì un banchetto di nozze per suo figlio. E mandò i servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire>> ( ivi 2-3 ). Il re è Dio, il banchetto è la salvezza portata dal Figlio di Dio fatto uomo, i servi sono i profeti  e gli apostoli, gli invitati che si rifiutano o maltrattano e uccidono i servi sono i Giudei e tutti quelli che come loro respingono Gesù. Si verifica una situazione simile a quella della parabola dei cattivi vignaioli ( domenica precedente ); tuttavia c’è una differenza notevole. Ai vignaioli veniva richiesto qualche cosa di dovuto, ossia i frutti della vigna ad essi affidata, mentre niente viene chiesto, ma tutto offerto; là veniva rifiutato ciò che doveva essere dato per giustizia, qui viene respinto ciò che è donato con bontà e magnificenza somma. È il rifiuto dell’amore di Dio. È l’atteggiamento dell’uomo convinto di non aver bisogno di salvezza o dell’uomo immerso negli affari terreni che ritiene tempo perso pensare a Dio e alla vita eterna. Costoro vanno incontro alla rovina, mentre altri vengono invitati al loro posto. <<Il banchetto nuziale è pronto>> ( ivi 8 ): il Figlio di Dio si è incarnato e si offre in sacrificio per la salvezza dell’umanità. Dio perciò continua a rinnovare il suo invito: <<andate agli incroci delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze ( ivi 9 ). La sala del banchetto,  ormai riempita di commensali << buoni e cattivi>> ( ivi 10 ), rappresenta la Chiesa aperta a tutti gli uomini ma pur sempre simile al campo in cui la zizzania cresce in mezzo al grano. Essere chiamati, essere entrati al banchetto non significa ancora la salvezza definitiva. Ed ecco un uomo che non indossando l’abito nuziale, viene cacciato << fuori nella tenebra>> ( ivi 13 ), non già perché mancante di abito esteriore, ma perché privo delle disposizioni interiori necessarie per la salvezza. È l’uomo che appartiene materialmente alla chiesa, ma non vive nella carità e nella grazia; la sua fede non è accompagnata dalle opere; ha le apparenze del discepolo di Cristo, ma in fondo al cuore non è di Cristo né per Cristo. L’appartenenza alla Chiesa non gli tornerà a salvezza bensì a condanna; <<perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti>> ( ivi 14). La parabola non vuol dire che gli eletti siano pochi in modo assoluto, ma che il loro numero è inferiore a quello dei chiamati a motivo della leggerezza di questi nel rispondere all’invito divino.
INTIMITÀ DIVINA
GiBo

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