Casa di Preghiera San Biagio FMA Tutti i Santi Commento su Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12
Tutti i Santi (01/11/2014)
Oggi la Chiesa ci invita a contemplare la festa di tutti i santi, specialmente di quelli che non sono elencati nei calendari o in altri elenchi ecclesiastici, ma che noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere e amare, ignoti a migliori di persone perché non canonizzati, ma guardano ugualmente Dio "faccia a faccia". Perché il giudizio di Dio è il solo in grado di scoprire la santità là dove l'uomo non sospetterebbe di poterla trovare.
Santità è una parola poco usata ai nostri giorni mentre negli anni passati era considerata una vocazione, alla
quale ogni cristiano veniva chiamato e per la quale era stato, da Dio, creato. Questa vocazione alla santità è prescritta, da Dio, nel libro del Levitico, in cui leggiamo "siate santi perché io sono santo".
Da quanto scritto sopra, la santità è, pertanto, una vocazione che investe tutti i fedeli. Essa non riguarda pochi privilegiati, ma costituisce lo sbocco della fede e dell'amore di chi crede: in Dio Padre, nel suo figlio Gesù Cristo, nello Spirito Santo, nella santa Chiesa, nella comunione dei Santi etc.
L'autore del libro dell'Apocalisse, Giovanni, al capitolo 7,2-4.9-14, descrive la "grande festa del cielo" dei "segnati" come festa di una moltitudine immensa che nessuno può contare e che appartiene ad ogni nazione e razza. Questi sono i credenti che "hanno lavato le loro vesti" nel sangue dell'Agnello, giacché si sono affidati alla morte santificatrice di Gesù Cristo.
Il Salmista nella sua preghiera, manifesta il convincimento che, per salire il monte del Signore, sono necessarie la sincerità e la purezza del cuore, oppure come dice Gesù alla samaritana: "Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità". Solo a queste condizioni, chi crede potrà vedere Dio.
La seconda lettura odierna è tratta dalla prima lettera di Giovanni. In essa, l'apostolo che Gesù amava, ci fa partecipi di una grande gioia, a lui rivelata, comunicandoci che, la santità è un dono di Dio, che ci chiama ad essere suoi figli e a partecipare, già da ora, alla sua vita e alla sua santità. Oggi pertanto è una festa di famiglia, la famiglia di Dio: " vedete quale grande amor ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente". Per questo oggi, e non solo oggi, i santi in cielo pregano per tutti noi qui in terra, conoscono le nostre opere e la nostra vita, le nostre afflizioni e intercedono per noi, presso il Grande Mediatore, insieme alla sua SS. Madre, affinché Dio ci usi la sua misericordia. A noi non resta che ricambiare, con gioia e riconoscenza questi nostri fratelli.
Il brano del Vangelo odierno è tratto dall'Evangelo di Matteo, dal discorso della montagna e, per essere più precisi, si tratta del brano conosciuto come: le beatitudini. Questo è un discorso "ascetico" che indica a chi crede la strada da percorrere per arrivare alla santità: Gesù, dice l'evangelista, "salì sul monte...gli si avvicinarono i suo discepoli" e inizi a parlare. La prima parola di questo suo discorso è l'aggettivo "makarios" ("beati") che traduce il vocabolo ebraico "ashré" che significa "prosperità" o "felicità". È bene che ci sono due modi per dire che qualcuno è beato. Si è beati se si soddisfa una condizione, quindi per i propri meriti: " Beato chi ha cura del debole (Sal 40,1)", ma si è ugualmente beati, se non di più, per un atto gratuito della misericordia divina: "Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa e perdonato il peccato...a cui Dio non imputa alcun male (Sal 31, 1.2). Nel discorso della montagna, come lo riferisce Matteo, l'autore insiste molto sulle qualità umane necessarie per essere felici, è una conditio sine qua non che il Signore suggerisce sia alle folle che ai discepoli, che gli stanno, come sempre, più vicini. Per Matteo Gesù è il nuovo Mose che offre a Israele la legge definitiva e svela gli atteggiamenti necessari per vivere come figli di Dio.
Dal versetto 3 all'11 vengono descritte nove beatitudini, ma tutti gli esegeti ne considerano otto, in quanto la nona è considerata uno sviluppo tematico dell'ottava.
La prima beatitudine e l'ottava hanno un'identica motivazione: "perché di essi è il regno dei cieli". Inoltre prima beatitudine parla di "poveri in spirito", ossia di coloro che oltre ad essere poveri economicamente sono anche umili e miti (povertà economica, umiltà e mitezza in ebraico hanno la stessa radice).
La seconda beatitudine parla di "afflitti" o "piangenti", vale a dire quanti attendono che Dio venga ad asciugare le loro lacrime: piangono perché è stato loro tolto lo sposo, fanno penitenza mentre attendono il ritorno del Messia.
La terza beatitudine dice "Beati i miti", ossia coloro che si impegnano perché il mondo viva in modo fraterno. Questa beatitudine è certamente ispirata dal salmo 37,11 " I miti erediteranno la terra, e godranno di una grande pace".
La quarta beatitudine ci dice che: "gli affamati e gli assetati della giustizia" saranno beati perché collaborano nella realizzazione del progetto di Dio.
"Beati i misericordiosi" è la quinta beatitudine. Misericordiosi è un vocabolo che in ebraico non esiste al plurale in quanto la misericordia è una virtù che appartiene solo al Signore e in un sol caso è applicata al giusto (il Messia).
La sesta beatitudine parla di " Puri di cuore", di quanti sono semplici, essi saranno beati perché i soli in grado di vedere Dio.
La settima beatitudine dice che "quelli che fanno pace...figli di Dio saranno chiamati". I pacifici sono coloro "che sono ciabatti" per "essere" o "diventare" "figli di Dio".
"I perseguitati" dell'ottava beatitudine sono coloro che affidano a Dio la difesa della loro innocenza.
Questo è l'atteggiamento di Gesù e di chi si considera suo discepolo se vuole percorrere il cammino della santità e far festa con i santi del cielo.
Revisione di vita
- Andiamo la domenica con questo spirito in chiesa, quando andiamo per partecipare alla S. Messa?
- La festività odierna ti dice che ti devi sempre unire al coro dei santi per glorificare ringraziare Dio che ci dà la possibilità di vivere con Lui?
- Siamo convinti che la santità è uno stato di essere che dobbiamo vivere già da ora che siamo in vita?
Oggi la Chiesa ci invita a contemplare la festa di tutti i santi, specialmente di quelli che non sono elencati nei calendari o in altri elenchi ecclesiastici, ma che noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere e amare, ignoti a migliori di persone perché non canonizzati, ma guardano ugualmente Dio "faccia a faccia". Perché il giudizio di Dio è il solo in grado di scoprire la santità là dove l'uomo non sospetterebbe di poterla trovare.
Santità è una parola poco usata ai nostri giorni mentre negli anni passati era considerata una vocazione, alla
quale ogni cristiano veniva chiamato e per la quale era stato, da Dio, creato. Questa vocazione alla santità è prescritta, da Dio, nel libro del Levitico, in cui leggiamo "siate santi perché io sono santo".
Da quanto scritto sopra, la santità è, pertanto, una vocazione che investe tutti i fedeli. Essa non riguarda pochi privilegiati, ma costituisce lo sbocco della fede e dell'amore di chi crede: in Dio Padre, nel suo figlio Gesù Cristo, nello Spirito Santo, nella santa Chiesa, nella comunione dei Santi etc.
L'autore del libro dell'Apocalisse, Giovanni, al capitolo 7,2-4.9-14, descrive la "grande festa del cielo" dei "segnati" come festa di una moltitudine immensa che nessuno può contare e che appartiene ad ogni nazione e razza. Questi sono i credenti che "hanno lavato le loro vesti" nel sangue dell'Agnello, giacché si sono affidati alla morte santificatrice di Gesù Cristo.
Il Salmista nella sua preghiera, manifesta il convincimento che, per salire il monte del Signore, sono necessarie la sincerità e la purezza del cuore, oppure come dice Gesù alla samaritana: "Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità". Solo a queste condizioni, chi crede potrà vedere Dio.
La seconda lettura odierna è tratta dalla prima lettera di Giovanni. In essa, l'apostolo che Gesù amava, ci fa partecipi di una grande gioia, a lui rivelata, comunicandoci che, la santità è un dono di Dio, che ci chiama ad essere suoi figli e a partecipare, già da ora, alla sua vita e alla sua santità. Oggi pertanto è una festa di famiglia, la famiglia di Dio: " vedete quale grande amor ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente". Per questo oggi, e non solo oggi, i santi in cielo pregano per tutti noi qui in terra, conoscono le nostre opere e la nostra vita, le nostre afflizioni e intercedono per noi, presso il Grande Mediatore, insieme alla sua SS. Madre, affinché Dio ci usi la sua misericordia. A noi non resta che ricambiare, con gioia e riconoscenza questi nostri fratelli.
Il brano del Vangelo odierno è tratto dall'Evangelo di Matteo, dal discorso della montagna e, per essere più precisi, si tratta del brano conosciuto come: le beatitudini. Questo è un discorso "ascetico" che indica a chi crede la strada da percorrere per arrivare alla santità: Gesù, dice l'evangelista, "salì sul monte...gli si avvicinarono i suo discepoli" e inizi a parlare. La prima parola di questo suo discorso è l'aggettivo "makarios" ("beati") che traduce il vocabolo ebraico "ashré" che significa "prosperità" o "felicità". È bene che ci sono due modi per dire che qualcuno è beato. Si è beati se si soddisfa una condizione, quindi per i propri meriti: " Beato chi ha cura del debole (Sal 40,1)", ma si è ugualmente beati, se non di più, per un atto gratuito della misericordia divina: "Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa e perdonato il peccato...a cui Dio non imputa alcun male (Sal 31, 1.2). Nel discorso della montagna, come lo riferisce Matteo, l'autore insiste molto sulle qualità umane necessarie per essere felici, è una conditio sine qua non che il Signore suggerisce sia alle folle che ai discepoli, che gli stanno, come sempre, più vicini. Per Matteo Gesù è il nuovo Mose che offre a Israele la legge definitiva e svela gli atteggiamenti necessari per vivere come figli di Dio.
Dal versetto 3 all'11 vengono descritte nove beatitudini, ma tutti gli esegeti ne considerano otto, in quanto la nona è considerata uno sviluppo tematico dell'ottava.
La prima beatitudine e l'ottava hanno un'identica motivazione: "perché di essi è il regno dei cieli". Inoltre prima beatitudine parla di "poveri in spirito", ossia di coloro che oltre ad essere poveri economicamente sono anche umili e miti (povertà economica, umiltà e mitezza in ebraico hanno la stessa radice).
La seconda beatitudine parla di "afflitti" o "piangenti", vale a dire quanti attendono che Dio venga ad asciugare le loro lacrime: piangono perché è stato loro tolto lo sposo, fanno penitenza mentre attendono il ritorno del Messia.
La terza beatitudine dice "Beati i miti", ossia coloro che si impegnano perché il mondo viva in modo fraterno. Questa beatitudine è certamente ispirata dal salmo 37,11 " I miti erediteranno la terra, e godranno di una grande pace".
La quarta beatitudine ci dice che: "gli affamati e gli assetati della giustizia" saranno beati perché collaborano nella realizzazione del progetto di Dio.
"Beati i misericordiosi" è la quinta beatitudine. Misericordiosi è un vocabolo che in ebraico non esiste al plurale in quanto la misericordia è una virtù che appartiene solo al Signore e in un sol caso è applicata al giusto (il Messia).
La sesta beatitudine parla di " Puri di cuore", di quanti sono semplici, essi saranno beati perché i soli in grado di vedere Dio.
La settima beatitudine dice che "quelli che fanno pace...figli di Dio saranno chiamati". I pacifici sono coloro "che sono ciabatti" per "essere" o "diventare" "figli di Dio".
"I perseguitati" dell'ottava beatitudine sono coloro che affidano a Dio la difesa della loro innocenza.
Questo è l'atteggiamento di Gesù e di chi si considera suo discepolo se vuole percorrere il cammino della santità e far festa con i santi del cielo.
Revisione di vita
- Andiamo la domenica con questo spirito in chiesa, quando andiamo per partecipare alla S. Messa?
- La festività odierna ti dice che ti devi sempre unire al coro dei santi per glorificare ringraziare Dio che ci dà la possibilità di vivere con Lui?
- Siamo convinti che la santità è uno stato di essere che dobbiamo vivere già da ora che siamo in vita?
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