don Paolo Zamengo SDB"Il primo comandamento "
Mt 22, 34-40
“Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”. La domanda è legittima per chiunque cerchi Dio con sincerità di cuore. Ma questa domanda stride sulla bocca di un navigato conoscitore della bibbia e dei misteri di Dio, quale è il dottore della legge.
La sua domanda non risponde a un’inquietudine interiore né al desiderio di ricerca della verità.
Nel suo cuore non pare esserci spazio per mutamenti sostanziali. Persiste invece nella propria rigidità mentale, e semmai ne avesse la capacità, metterebbe volentieri in difficoltà Gesù.
Quella di oggi è un’altra provocazione che tocca l’essenziale. Di fronte ci sono un maestro di logica, il dottore della legge, e Gesù il maestro di vita.
C’è un modo di gareggiare con Dio, c’è uno scontro, una verifica di poteri tra astuzia della ragione e pensiero di vita divino. C’è una lotta tra chi ha l’ardire di invocare e strumentalizzare la Legge per confondere e l’umiltà di chi invece ama servire la Legge.
Quando si spengono sentimenti e parole d’amore, si idolatra il codice per dirimere, giudicare, decidere e assegnare torti e ragioni. Quando si attende il comando della legge e i suoi interpreti, per proseguire il cammino di vita, allora ogni passo si affievolisce e svaniscono entusiasmi e speranze.
Ma i dottori di quella Legge, i corifei dei codici, i consulenti esperti o gli apprendisti del diritto navigano solo tra precetti, regole e proibizioni. E si affannano tra procedure sfibranti: interpretano, giudicano, deliberano, soppesano, condannano, dimenticando….dimenticando la cosa più importante, la norma più grande. Dimenticano l’uomo e, con l’uomo, dimenticano Dio.
Gesù dice, ci dice: “ama”. Ama Dio e ama il prossimo. Dio nell’uomo. L’uomo in Dio.
Ama. L’amore è il precetto che dona vita ad ogni relazione: tra uomini e con Dio stesso, coinvolto nell’esperienza d’amore. L’amore è il senso vero di ogni dono umano e divino, è il rispetto della dignità di ogni essere e di ogni avere. È il precetto che invita ad attendere, a perdonare errori e a salvare che sbaglia e chi tradisce.
A questo precetto si è sottoposto persino Dio, che, cordialmente, personalmente e definitivamente, ha amato e ama l’uomo, noi. E ci invita a fare altrettanto. Perciò amerai, perciò ameremo, esemplarmente, come Dio stesso. In pienezza di sentimenti e in consapevole coscienza, come Lui ama.
E comincerai, e cominceremo, a guardare il prossimo, cioè gli altri, tutti gli altri, come altrettanti figli, e pertanto come amici fraterni. Traccerai, e tracceremo, nel mondo strade e ponti per incontrare, cordialmente, Dio e l’uomo: e così giungerai, e giungeremo, al giusto della legge, al cuore della legge, alla verità e alla speranza dei tempi nuovi, dove Padre e figli si aprono a tutti per inaugurare e fondare il Regno dell’Amore, oltre che di giustizia e di pace.
“Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”. La domanda è legittima per chiunque cerchi Dio con sincerità di cuore. Ma questa domanda stride sulla bocca di un navigato conoscitore della bibbia e dei misteri di Dio, quale è il dottore della legge.
La sua domanda non risponde a un’inquietudine interiore né al desiderio di ricerca della verità.
Nel suo cuore non pare esserci spazio per mutamenti sostanziali. Persiste invece nella propria rigidità mentale, e semmai ne avesse la capacità, metterebbe volentieri in difficoltà Gesù.
Quella di oggi è un’altra provocazione che tocca l’essenziale. Di fronte ci sono un maestro di logica, il dottore della legge, e Gesù il maestro di vita.
C’è un modo di gareggiare con Dio, c’è uno scontro, una verifica di poteri tra astuzia della ragione e pensiero di vita divino. C’è una lotta tra chi ha l’ardire di invocare e strumentalizzare la Legge per confondere e l’umiltà di chi invece ama servire la Legge.
Quando si spengono sentimenti e parole d’amore, si idolatra il codice per dirimere, giudicare, decidere e assegnare torti e ragioni. Quando si attende il comando della legge e i suoi interpreti, per proseguire il cammino di vita, allora ogni passo si affievolisce e svaniscono entusiasmi e speranze.
Ma i dottori di quella Legge, i corifei dei codici, i consulenti esperti o gli apprendisti del diritto navigano solo tra precetti, regole e proibizioni. E si affannano tra procedure sfibranti: interpretano, giudicano, deliberano, soppesano, condannano, dimenticando….dimenticando la cosa più importante, la norma più grande. Dimenticano l’uomo e, con l’uomo, dimenticano Dio.
Gesù dice, ci dice: “ama”. Ama Dio e ama il prossimo. Dio nell’uomo. L’uomo in Dio.
Ama. L’amore è il precetto che dona vita ad ogni relazione: tra uomini e con Dio stesso, coinvolto nell’esperienza d’amore. L’amore è il senso vero di ogni dono umano e divino, è il rispetto della dignità di ogni essere e di ogni avere. È il precetto che invita ad attendere, a perdonare errori e a salvare che sbaglia e chi tradisce.
A questo precetto si è sottoposto persino Dio, che, cordialmente, personalmente e definitivamente, ha amato e ama l’uomo, noi. E ci invita a fare altrettanto. Perciò amerai, perciò ameremo, esemplarmente, come Dio stesso. In pienezza di sentimenti e in consapevole coscienza, come Lui ama.
E comincerai, e cominceremo, a guardare il prossimo, cioè gli altri, tutti gli altri, come altrettanti figli, e pertanto come amici fraterni. Traccerai, e tracceremo, nel mondo strade e ponti per incontrare, cordialmente, Dio e l’uomo: e così giungerai, e giungeremo, al giusto della legge, al cuore della legge, alla verità e alla speranza dei tempi nuovi, dove Padre e figli si aprono a tutti per inaugurare e fondare il Regno dell’Amore, oltre che di giustizia e di pace.
Commenti
Posta un commento