don Paolo Zamengo sdb"La vigna amata "

             Mt 21, 33-43
Parole gravi risuonano oggi, parole tristi di un cuore deluso. “Voglio cantare 
il mio cantico d’amore. Il mio diletto possedeva una vigna
 sopra un fertile colle.
Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi 
e vi aveva piantato viti pregiate.  Poi aspettò che producesse uva;
essa diede, invece, acini acerbi”(Is 5, 1).
È un lamento questo cantico, è il pianto
dell’amore non amato. Sentiamo che parla a noi, che parla di noi, sentiamo che per noi sono queste lacrime. Ci domandiamo: Quale frutto acerbo abbiamo dato? Quando abbiamo deluso Dio?
L’apostolo Paolo ci indica le scelte che fanno della nostra vita uva buona. “Tutto quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, tutto quello che è puro, tutto quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri” (Fil 4,8).

Le opere buone trasformano e profumano la nostra vita e i tralci saranno carichi di grappoli dei doni dello Spirito.  Amore e gioia, pace e pazienza, benevolenza, bontà e fedeltà, mitezza e dominio di sé”. (Gal 5, 22-23). È la mano del Signore che può coltivare la nostra vigna perché solo l’amore può cambiare il cuore dell’uomo.

La vigna inselvatichisce quando non riconosce più gli inviti del Signore. Quando non vibra più ai suoi gesti d’amore e fa di Dio un rivale. Allora i vignaioli, per sete di potere e per illusione di libertà, uccidono i servi mandati a raccogliere il frutto sperato.

È il tempo della chiesa. Dopo l’ascensione di Gesù al cielo, la chiesa è entrata in un prolungato sabato di vigilia dei tempi nuovi. È il tempo della fede, della purificazione della fede, denso di sofferenza, di attesa e di speranza. È il sabato del silenzio, quello di Maria, la vergine fedele e madre dell’amore.

Maria vive il tempo dell’attesa nelle lacrime e nella forza della fede, sostenendo la fragile speranza dei discepoli. In questo sabato vivono gli operai della vigna e vive la chiesa, pellegrina nel tempo, in attesa della domenica senza tramonto.

Ma quando gli uomini uccidono la voce di Dio non fanno fallire il suo piano. Senza saperlo lo portano a compimento. Dalla croce di Gesù nasce un popolo nuovo, la chiesa, vite feconda che in tutta la terra prolunga i suoi tralci.

Ma non basta essere vigna che si lascia coltivare dal Signore. L’apostolo Paolo e tutti i santi, con il loro esempio, ci spingono ad essere uva che si lascia spremere per donare il vino di una nuova umanità. In Dio la delusione non prevale mai sulla speranza di giorni migliori e il frutto di domani conta più del rifiuto di ieri.

La parabola dell’amore deluso non si conclude con un pianto disperato.  Tra Dio e l’uomo, le sconfitte servono solo a far trionfare la gratuità immensa  del suo amore.

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