don Roberto Rossi" Come amo il Signore? Come amo i fratelli?"

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/10/2014)
Vangelo: Mt 22,34-40
"Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze. Amerai il prossimo tuo come te stesso".
Di fronte e queste parole così semplici e profonde si accumulano molti sentimenti. Innanzitutto vergogna e pentimento di amare tanto poco. Me lo chiedo e anche ciascuno di voi può chiedersi: Questa mattina vissuto l'amore di Dio? In questo momento amo il Signore con tutto il cuore, oppure sono distratto, non sento la sua presenza piena di amore? E verso gli altri: questa mattina ho
cercato di offrire amore alle persone, in casa, per la strada, qui in chiesa? Oppure sono egoista, capriccioso, penso solo a me?
Poi sento che è importante rinnovare i propositi di un amore sincero, concreto, verso Dio e verso gli altri. Devo sentire che l'amore è la cosa più bella, più grande, quella che veramente conta. Anche se attorno la mentalità mondana non fa altro che indurre all'egoismo, alla chiusura, alla litigiosità.
Il comandamento dell'amore, ripreso dall'A.T., Gesù lo fa suo e lo chiama il comandamento nuovo, il suo comandamento: "Vi do un comandamento nuovo: Amatevi come Io vi ho amato". A volte mi sembra troppo grande, quasi impossibile per noi.
Ma Gesù non solo ci ha dato il comandamento, ma ha infuso nei nostri cuori il suo Spirito Santo, che è lo Spirito dell'amore, la forza dell'amore, la gioia dell'amore. E allora tutto diventa possibile: basta vedere quello che hanno fatto o fanno anime grandi e sante.
Ci domandiamo ancora: in questo tempo così importante per la nostra parrocchia che si prepara a vivere il Sinodo: come amo il Signore? Cerco la sua volontà, il suo progetto di comunità, di Chiesa? Come amo i parrocchiani, cioè i miei fratelli di fede, di vita cristiana? Cerco di costruire il loro bene: il bene delle famiglie, dei giovani, delle persone in difficoltà? Collaboro con quanti operano in parrocchia o accresco la loro fatica facendomi tirare? Offro la mia disponibilità: un po' di tempo, di servizio, di impegno? Ho la volontà di imparare quell'amore specifico che si vive nelle Piccole Comunità, nei gruppi sinodali?
E' nell'amore al prossimo che diventiamo concreti. Il prossimo così com'è; non solo quello simpatico, quello amico, quello che ti ricambia. Ma il prossimo nella sua povertà, nel suo bisogno di amore, di aiuto, di dignità, di vita, di perdono, di redenzione. Siamo chiamati ad un amore universale. Già l'Antico Testamento diceva: "Lo straniero che dimora tra voi lo tratterete come chi è nato tra voi. Tu l'amerai come te stesso". "Non molesterai il forestiero né l'opprimerai, non maltratterai la vedova e l'orfano; non comportarti da usuraio, non tenere il pegno del tuo prossimo". Poi Gesù dirà: "Io vi dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, pregate per i vostri persecutori". Gesù non si fermerà a dire: Ama il prossimo come te stesso, ma "amatevi come Io vi ho amati", cioè dando la vita.
Tutto questo è molto bello e giusto, perché non sono parole, ma sono azioni concrete. E l'amore è la cosa più grande che possiamo dare ed è la cosa di cui tutti abbiamo bisogno. Dice l'apostolo Paolo: "Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno". L'amore è un arricchimento reciproco, è contemporaneamente dare e ricevere, è un perdere solo apparente perché in realtà si ottiene molto di più di quanto si dà. E' la tipica esperienza di quanti fanno volontariato con i malati o i poveri.
Dice Giovanni: "Chi ama Dio, ami anche il suo fratello. Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede".
Il Signore ritiene fatto a Sé quello che facciamo al prossimo, specie al prossimo bisognoso. Per questo potrà dire: "Entra nella gioia del tuo Signore".

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