fr. Massimo Rossi Commento su Matteo 22,34-40

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/10/2014)
Vangelo: Mt 22,34-40 
Dopo le tasse, dulcis in fundo, l'amore! Siamo quasi al termine dell'Anno Liturgico; ancora un mese e si riparte da zero - si fa per dire - con il tempo forte di Avvento.
I due comandamenti dell'amore, sono in realtà un comandamento solo: l'amore per Dio non è soltanto il paradigma dell'amore per il prossimo, ma ne è anche il motivo; io amo il mio prossimo, chiunque egli sia, perché
amo Gesù Cristo! Se così non fosse, sarei autorizzato a fare i soliti distinguo tra chi posso e devo amare e chi non sono tenuto ad amare... Ciascuno di noi ha delle ragioni plausibili per escludere dai propri affetti il tal parente che ci ha fregato per motivi di eredità; il tal collega che s'è preso il posto nostro perché aveva una raccomandazione migliore; il vicino di casa che rientra ogni giorno alle due del mattino, sbattendo le porte; lo straniero del quale istintivamente non ci fidiamo, in più è sudicio e puzza di alcol...
Ma, ripeto, le ragioni dei nostri amori umani non sono prima di tutto e soltanto umane! È l'amore di Cristo per me e mio per Lui che suscita e sostiene ogni altro amore. Per questo il Signore mette prima l'amore per Dio, Lui...
E noi? Siamo proprio certi che l'amore per Dio venga prima di ogni altro amore e, come primo, susciti e sostenga tutti gli altri (amori)? L'apostolo Giovanni, il quale non sapeva parlare d'altro che di amore, sa quali sono le trappole dell'amore e soprattutto conosce le trappole della retorica facile e ipocrita; per questo dichiara: "Se uno dicesse: Io amo Dio, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede." (1Gv 4,20). Dunque l'amore per Dio e l'amore per gli uomini sono ordinati il primo al secondo, e il secondo conferma, o smentisce il primo.
L'amore puro per Dio è un concetto astratto, peggio, è un'illusione: conosco un uomo che non è mai stato in grado di dire a qualcuno: "Ti amo!"; sostiene che "Ti amo!" si può dire solo a Dio; gli amori umani incatenano, solo l'amore per Dio libera... Era convinto di poter amare Dio, con tutto se stesso... ha scelto di amarlo scegliendo la vita contemplativa...ha peregrinato in diversi monasteri, ma non c'è riuscito; alla fine è entrato in seminario, è diventato prete, ma anche con la (veste) talare stenta a realizzarsi... E temo che non riuscirà a trovare se stesso neanche da prete...
Perché, amare Dio con tutto sé stessi, significa trovare Dio e (significa) trovare sé stessi; amare il prossimo come sé stessi, significa realizzare sé stessi in questa vita.
Senza amore non possiamo vivere, neppure noi consacrati!
Chi fosse convinto di poter fare a meno degli altri, è vittima di se stesso, del proprio narcisismo, si condanna alla tristezza e ad una vita senza senso. "Non è bene che l'uomo sia solo...", lo dice anche la Bibbia (Genesi 2,18)!
È difficile parlare di amore: difficile per coloro che sono innamorati, o lo sono stati, figuriamoci per coloro che non lo sono mai stati... Ecco, ho toccato il punto dolente di tante vocazioni religiose che dovrebbero incarnare e manifestare la perfezione dell'amore, e a prima vista sembrano invece uomini e donne incapaci di provare un autentico affetto...
Certo, l'amore di un consacrato e l'amore di un amante non sono lo stesso amore e soprattutto non si manifestano nello stesso modo... Ma chi l'ha detto che il primo sia meno reale, meno passionale del secondo? Avete mai letto i mistici medievali?
Cos'è che rende un sentimento qualcosa di reale, di tangibile? Il sesso? Ascoltando le confidenze di tanti fedeli, e riflettendo sulla mia esperienza personale, posso dire senza tema di smentita che il sesso non è l'unica unità di misura dell'amore vero, e neppure la più importante! Qualcuno potrebbe obbiettare che dico questo perché ho fatto voto di castità... magari mi citerete la nota favola della volpe e l'uva di Esopo. Ma non bisogna essere preti per sapere che nell'amore il sesso non è tutto... Al contrario, (il sesso) è un aspetto parziale, molto parziale dell'amore, e in diversi sensi che possiamo intuire senza bisogno di scendere nei particolari; vale la pena precisare in questa sede che la stagione dell'amore fisico è solo una della stagioni della vita, e neanche la più lunga - specie per la donna -, se appena la si confronta con l'età infantile, ma soprattutto con la terza e la quarta età, le quali ultime si allungano sempre di più...
L'odierna pagina del Vangelo va letta e interpretata con l'aiuto di un'altra pagina di Vangelo altrettanto famosa, sempre di san Matteo, cap.25,31-46: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete ospitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. (...) Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me....".
È il principio dell'incarnazione!
Per un imperscrutabile disegno di Dio, il Verbo ha preso forma mortale, si è fatto uno di noi, ha vissuto come uno di noi, ha conosciuto le nostre stesse fatiche, ha patito lo stesso dolore, le stesse delusioni; ha conosciuto il tradimento, i voltafaccia dei sedicenti amici; ha sperimentato la perversità del calcolo politico, l'ambiguità delle alleanze, la violenza fisica e psicologica del carcere, le torture, il patibolo. Amare Dio significa amare anche coloro che si trovano nelle stesse condizioni di Gesù. Ma anche vivere quelle condizioni significa vivere la vita di Cristo.
In palio c'è la santità. E la santità si costruisce qui, in terra, giorno per giorno...
Ne parleremo sabato prossimo, 1 novembre.

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