mons. Roberto Brunelli "Un festoso banchetto cui tutti sono invitati"

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/10/2014)
Vangelo: Mt 22,1-14
Un re, racconta Gesù, allestì una festa di nozze per suo figlio, e mandò ripetutamente i suoi servi a chiamare gli invitati, i quali però non vollero partecipare, preferendo occuparsi dei fatti loro. Allora mandò i servi per le strade, a invitare tutti quanti avrebbero incontrato, buoni e cattivi, e la
sala delle nozze si riempì. A tutti fu dato un abito conveniente; quando però vide uno che non si era curato di indossarlo, diede ordine di cacciarlo fuori.
La parabola (Matteo 22,1-14), un po' come quella di domenica scorsa, condensa le vicende narrate dalla Bibbia. Il re è Dio, il figlio è Gesù, con il quale si instaura un rapporto di festa tra Dio e l'umanità. I servi sono i profeti, i primi invitati sono il popolo d'Israele, dopo il quale tutti i popoli sono chiamati in quella grande sala che è la Chiesa: dove però si deve stare con l'abito adatto, cioè rispettando le condizioni poste da Dio stesso.
La formazione del nuovo popolo di Dio è tuttora in corso; i servi del re sono tuttora per le strade del mondo ad annunciare il vangelo, cioè ad invitare tutti, buoni e cattivi, a partecipare a quella gran festa che è l'amicizia con Dio. Siamo in ottobre, il mese tradizionalmente dedicato alle missioni: il pensiero va alle migliaia di uomini e donne che hanno lasciato una vita tranquilla e sicura per obbedire al divino comando di evangelizzare, pur sapendo di affrontare così disagi d'ogni sorta e non di rado pericoli mortali (basti ricordare, ultime di una schiera interminabile, le tre suore barbaramente uccise in Burundi). Il pensiero va ai missionari, per chiedere a Dio di sostenerli e dare efficacia al loro impegno; per prendere coscienza che ogni cristiano consapevole è chiamato ad essere "missionario" nel proprio ambiente di vita; per partecipare nella misura del possibile allo sforzo immane che la Chiesa compie a sostegno delle missioni e quindi a beneficio di popoli spesso disagiati sino alla fame (la Chiesa non fa ben orchestrate e pubblicizzate maratone televisive per raccogliere fondi; non pubblicizzato, ma da sempre e costante è un fiume di danaro quello che da Roma scorre verso l'Africa, l'Asia e l'America latina).
Missioni a parte, come si accennava la parabola degli invitati alle nozze del figlio del re presenta un aspetto che la collega ad altre pagine della Bibbia, nell'esprimere il rapporto che Dio intende instaurare con gli uomini. A differenza di altre religioni, per le quali l'uomo è sottomesso a divinità che lo schiacciano con la loro potenza spesso capricciosa, la rivelazione ebraico-cristiana presenta Dio come amico degli uomini, un amico che rispettando la loro libertà non si impone ma li invita a partecipare alla sua stessa vita, alla felicità che è Lui. Per farsi capire in termini umani, Dio presenta la felicità sotto forma di una festa, di un sontuoso banchetto. Esso era stato annunciato da secoli, come ricorda la prima lettura di oggi (Isaia 25,6-10: "Preparerà il Signore per tutti i popoli un banchetto di cibi succulenti, di vini raffinati...") e si è poi attuato quando il Figlio di Dio, diventando uomo come noi, metaforicamente ha "celebrato le nozze" con l'umanità. La festa non è riservata a qualcuno, più rispettabile o raccomandato; tutti, buoni e cattivi, sono invitati a parteciparvi: in modo perfetto e definitivo nella vita eterna, ma nella misura del possibile (e non è una misura stretta) anche nella vita presente. Non a caso già qui il rapporto più intimo e profondo con Dio prende la forma di un banchetto, l'Eucaristia.
Tutti sono invitati alla mistica Cena del Signore, che si ripropone nella celebrazione della Messa, anticipazione e pegno della vita futura. Sono invitati tutti, con l'unica condizione di dimostrarsi interessati all'invito e consapevoli dell'onore, indossando la veste adatta. Questa veste è la fede autentica, che si manifesta nel vivere in armonia con Dio.

Commenti

Post più popolari