padre Gian Franco Scarpitta "Amore universalmente esplicito"

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/10/2014)
Vangelo: Mt 22,34-40 
L'intero capitolo 22 del Libro dell'Esodo, da cui è tratta la Prima Lettura, espone il "diritto di proprietà" sancito per il popolo d'Israele, considerandone tutti gli aspetti e delineando i casi particolari, anche quelli più insoliti e improponibili. Gli elementi fondamentali di questo diritto riguardano la tutela dell'orfano, della vedova e del povero: a nessuno dei bisognosi va tolto ciò che è necessario al proprio sostentamento e la persona dei miseri, da sempre oggetto di amore e di attenzione da parte di Dio, va tutelata sempre e in ogni caso. In modo particolare nel
versetti che ci interessano si fa particolare menzione al "prestito senza interesse" e al "mantello". Quanto al primo caso, vigeva in Israele la normativa per cui, qualora venisse concesso un prestito ad un fratello o ad un connazionale, alla restituzione del medesimo era vietato pretendere qualsiasi interesse. Questo probabilmente per evitare la possibilità di sconfinare nell'usura. Dallo straniero era legittimo richiedere una somma aggiuntiva al momento della restituzione, ma non al connazionale.
Venendo al mantello, esso rappresentava (come per inciso si riscontra in tante parti della Bibbia) non soltanto l'elemento essenziale di vestiario che a volte fungeva anche da coperta o da copertura per la mobilia ecc, ma rappresentava anche la dignità stessa della persona e in certi casi la sua stessa identità. Privare un soggetto del proprio mantello equivaleva quindi a fargli un torto gravissimo del quale Dio non poteva non tener conto. Queste prescrizioni e altre ancora interessantissime, quali l'accoglienza del forestiero e il rispetto della proprietà altrui, prendono già in considerazione il concetto di persona e il diritto inalienabile specialmente dei poveri e degli indigenti e sono sempre istoriate dal concetto sotteso dell'amore di Dio nei confronti del popolo d'Israele e implicitamente nei confronti di tutti i popoli e di tutte le nazioni. ;L'amore è la caratteristica portante della convivenza umana e il primo ad essere fautore di amore e di misericordia è Dio.
A tutti questi elementi Gesù aggiunge un'altra pedagogia ulteriore: l'amore per il forestiero e per lo straniero non deve essere solamente implicito e sotteso, ma deve diventare pari all'amore per il connazionale e avere quindi la medesima espressione e consuetudinari età. In Gesù (come altre volte si è notato) cambia persino il concetto di "prossimo", che non è limitativo al solo connazionale o al fratello o al cittadino del proprio luogo di residenza, ma si estende anche allo straniero e allo sconosciuto, fino a raggiungere il nemico più acerrimo. L'amore diventa insomma universalmente esplicito e soprattutto si caratterizza come 1) Amore di Dio nei nostri riguardi 2) Amore nei confronti di Dio da parte nostra 3) amore per il prossimo. Nell'amore totalizzante verso Dio, prediletto con tutte le nostre forze e con il massimo di noi stessi risiede la pienezza della Legge e la pienezza delle prescrizioni suddette, ciò non senza tuttavia che esso si trasformi anche in amore concreto verso il "prossimo", cioè verso l'amico o il fratello, come verso il nemico o l'estraneo. Dirà poi Giovanni. "Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Gv 4, 40), perché se è vero che Dio (in se stesso) nessuno l'ha mai visto e ci è stato rivelato dal Figlio unigenito Gesù Cristo è altrettanto vero che lo stesso Figlio ci ha mostrato nell'uomo il luogo dell'incontro con Dio. Anzi, lo stesso Cristo ha realizzato tale incontro amando egli stesso fino alla fine e apportando relazioni innovazione fra gli uomini a partire dal suo stesso esempio, per cui mentre l'Antico Testamento esortava "Amerai Dio e il prossimo tuo come stesso" egli ci esorta continuamente con l'espressione "Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi"; Come ho fatto io, fate anche voi. La carità è l'unico strumento possibile di comunicazione con Dio e con il prossimo perché nel suo esercizio è indubitabile che si incontra Dio nello stesso prossimo e il fratello diventa luogo della presenza di Dio.
Il riferimento al libro succitato dell'Esodo ci fornisce poi un'ulteriore certezza: sull'esempio di Cristo che nelle opere e nelle parole ha dimostrato l'amore indefinito del Padre, amarci gli uni gli altri è possibile anche nelle comuni circostanze della vita e nelle minuscole occasioni quali potrebbero darsi in un prestito, in un atto di accoglienza o in una elargizione anche minima. Anche la semplicità di un gesto o l'attitudine ad interessarci sinceramente del bene e dei diritti degli altri è costitutivo del vero amore, a volte anche nella misura maggiore di grandissime opere eclatantti che il più delle volte si traducono in mera ostentazione di millanteria esibizionistica. L'amore è dare anche poco, ma è dare. Ma soprattutto esso è possibile semplicemente nel donare noi stessi e nel concederci gli uni agli altri con serenità e schiettezza secondo il cuore di Dio.

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