Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM VEGLIATE: NON SAPETE QUANDO IL PADRONE DI CASA RITORNERA

I DOMENICA AVVENTO – 30 novembre 2014
Mc 13,33-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è
partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo
compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a
mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non
vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
Il capitolo 13 del vangelo di Marco è indubbiamente il più difficile e complesso di tutto il suo vangelo. Ne
è cosciente lo stesso evangelista che proprio al versetto 14 scrive “che il lettore comprenda”, perché sa
che sta dicendo qualcosa di molto complesso.
A complicare il quadro ci sono le scelte incomprensibili dei liturgisti che, per esempio, nel brano di oggi
mutilano il versetto iniziale, quello che aiuta nella comprensione di tutto il brano. Pertanto leggiamo il
capitolo 13 del vangelo di Marco, ma iniziamo dal versetto 32, che è stato omesso dai liturgisti.
Gesù, dopo aver parlato della fine di Gerusalemme e della fine di tutti i poteri che schiacciano e umiliano
l’uomo, e per questo si richiede la collaborazione dei discepoli, annunzia la fine individuale di ogni suo
discepolo.
E dice, “Quanto però a quel giorno e a quell’ora nessuno lo sa, né gli angeli del cielo, né il Figlio, eccetto il
Padre”. L’espressione “quel giorno” finora nel vangelo di Marco appare tre volte e sempre in relazione
alla morte ed esaltazione di Gesù, cioè alla vittoria di Gesù sulla morte. Questa volta invece è applicata
1ai discepoli per far comprendere che anche la morte dei discepoli non sarà una fine, ma un inizio, non
una sconfitta, ma una vittoria.
Ebbene Gesù dice “non vi preoccupate perché il Padre lo sa”. Questo sapere non è un semplice
conoscere, ma un sapere per operare. Nel momento della propria fine, anche se drammatica e
traumatica come quella di Gesù, ci sarà il Padre che verrà in aiuto ai suoi.
Quindi è un brano che invita alla piena fiducia, a non preoccuparsi. Non è importante conoscere il
momento della propria fine, ma sapere che quel momento è nelle mani del Padre. Quindi il messaggio di
Gesù è pienamente positivo ed è un invito alla piena fiducia. Detto questo Gesù, con due imperativi dice:
“Fate attenzione, vigilate”. Vigilare significa rinunciare a dormire. Il sonno nei Vangeli è l’immagine della
rinuncia all’attività. Quindi l’invito è a restare in attività, perché anche se sapete che la vostra fine è nelle
mani del Padre, spetta a voi collaborare con un’attività fedele al messaggio della buona notizia.
E poi Gesù dà questa immagine. “E’ come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e
dato …” E qui la traduzione che abbiamo è “dato il potere ai suoi servi”, ma in realtà è “data la sua stessa
autorità ai suoi servi”, il termine greco è molto enfatico. Qui il padrone, il signore della casa è Gesù dopo
la morte. Gesù non ha servi, lui l’ha detto chiaramente in questo vangelo “Non sono venuto per essere
servito, ma per servire”.
Si tratta dei servi della comunità, cioè gli uni a servizio degli altri. Ebbene Gesù, a coloro che mettono la
propria vita a servizio degli altri, concede la sua stessa autorità. Cos’è l’autorità? L’autorità nel vangelo di
Marco è la capacità di esercitare una funzione divina con la quale si comunica vita.
Attraverso il dono dello Spirito Gesù comunica questa sua autorità, questo Spirito anche ai suoi
discepoli. “A ciascuno il suo compito e ha comandato …”, il verbo comandar appare una sola volta in
questo Vangelo, riferito ai comandamenti di Mosè, qui invece c’è il comandamento di Gesù. E’ la nuova
relazione con Dio, che non è più impostata sulle leggi di Mosè, ma sull’accoglienza del suo amore.
E il comandamento qual è? Il comandamento lo dà il portiere, che in quella cultura era colui che era
responsabile della sicurezza di coloro che stavano dietro. E’ una figura collettiva che riguarda l’impegno
di tutta la comunità. “… e ha comandato al portiere di vegliare”. Il verbo “vegliare” verrà ripetuto tre
volte e sappiamo che il numero tre significa quello che è completo, quindi una stretta vigilanza.
Gesù invita i componenti della sua comunità ad esercitare una funzione permanente di servizio che li
renda riconoscibili. Non un servizio una volta ogni tanto, ma un servizio che sia il distintivo della
comunità. Se c’è questo la fine non deve preoccupare perché il Padre viene in soccorso.
E Gesù continua: “Vigilate dunque: voi non sapete quando il signore della casa…” questo signore della
casa è contrapposto al signore della vigna di cui Gesù aveva parlato, dove la vigna era l’immagine di
Israele. Ebbene ora non c’è più la vigna, immagine di Israele, ma c’è la casa, immagine di familiarità, di
umanità, perché il messaggio di Gesù non è più limitato a un popolo, a una nazione, a una religione, ma
è un messaggio universale, e la casa è un’immagine che tutta l’umanità può comprendere.
2E poi qui Gesù divide la notte in quattro parti (la sera, mezzanotte, il canto del gallo e il mattino),
secondo l’uso romano e non tre secondo l’uso ebraico, per far comprendere che questo messaggio non
è più limitato a questa nazione, ma si estende in tutta l’umanità. E’ un messaggio valido per gli uomini di
ogni condizione e di ogni latitudine.
E di nuovo l’avviso di Gesù: “Fate in modo che, giungendo all’improvviso… ” - all’improvviso significa
un’irruzione che non lascia tempo di cambiare atteggiamento – “.. non vi trovi addormentati” come
purtroppo li troverà al momento della cattura nel Getsemani, quando questi discepoli saranno
addormentati, incapaci di dare adesione a Gesù nel momento più importante della sua esistenza.
E la conclusione: “Quello che dico a voi lo dico a tutti”, Quel messaggio che Gesù ha lasciato ai suoi
discepoli è un messaggio per tutta l’umanità. Il servizio, come distintivo che rende riconoscibile la
persona, il discepolo, in maniera permanente, abituale e distinguibile, è quello che permette al Padre di
occuparsi dei suoi quando sarà il momento della fine.

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