D. Mario MORRA SDB "Pietre vive, tempio santo del Signore!

   9 Nov. 2014| 32a Dom. - Dedicaz. Basilica Lateranense A - T. Ordinario | Omelia
32a Dom. : Dedicazione Basilica Lateranense - A | T. Ordinario
Celebriamo oggi la festa della consacrazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, la Chiesa considerata Prima Chiesa di Roma e Madre di tutte le Chiese.
Noi ci sentiamo uniti al Papa, vescovo di Roma,
ed alla Chiesa Madre che, come diceva S. Ignazio di Antiochia, "ha la presidenza della carità".
La liturgia di questa domenica ha quindi lo scopo di aiutarci a prendere viva coscienza del legame che ci unisce al Papa,Vicario di Cristo, e ci unisce tra di noi, nel costituire insieme la Chiesa Cattolica, presente e visibile in tutto il mondo.
È la fede in Gesù Cristo che ci unisce per formare una cosa sola; tante persone diverse, che Dio ha riunito per formare il suo popolo; pietre vive che lo Spirito di Dio cementa le une alle altre per formare un edificio spirituale, per essere tempio santo del Signore; tanti tralci produttivi di bene che insieme formano con Cristo un'unica vite.

Con una felice similitudine, che esprime la natura e la profondità del nostro rapporto con lui, Gesù ci dice: "Io sono la vite, voi i tralci". Tra la vite ed i tralci esiste un'unione così stretta, così vitale e profonda, che se il tralcio si stacca dalla vite non può produrre alcun frutto, anzi la sua fine è segnata: "dissecca ed è destinato al fuoco".
Così è per ognuno di noi. Con il battesimo, lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù, scende in noi e ci inserisce, come tralci, nella vita stessa di Gesù, e noi veniamo rigenerati alla vita divina. È quindi essenziale che, una volta innestati in Gesù, noi rimaniamo uniti a Lui. È la raccomandazione che l'evangelista Giovanni ci ripete più volte, e che è ricca di significati.
Rimanere uniti a Gesù, vuol dire essere fedeli agli impegni presi nel battesimo, essere fedeli agli insegnamenti del Vangelo, evitando ogni compromesso. Rimanere uniti a Gesù, vuol dire rimanere nell'amore di Gesù, lasciarsi cioè amare da Gesù, e diffondere il suo amore nella nostra vita. Vuol dire crescere in Gesù, diventare adulti nella fede e "portare frutti di opere buone". "In questo infatti è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto… Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto…"
Rimaniamo uniti a Gesù alimentando continuamente la nostra fede con la sua Parola, e con la preghiera; nutrendo la nostra anima con i Sacramenti, ed in particolare con l'Eucaristia. Gesù ci assicura: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, rimane in me e io in lui".
Rimaniamo uniti a Gesù con l'impegno nel vivere il Vangelo in modo coerente, e nel compiere le opere buone, specialmente le opere di misericordia e di carità.
S. Giovanni, nella sua prima lettera, ci mette in guardia contro il rischio della superficialità, di ridurre cioè il nostro amore a sole parole. "Figlioli miei, non amiamo a parole e con la lingua, ma coi fatti e nella verità".
Gesù non ci ha amato solo a parole, ma ha dato tutto se stesso, morendo sulla croce per noi. Non possiamo quindi pensare di essere uniti a Gesù senza essere anche noi, nella nostra vita, un riflesso del suo amore. Un amore che non solo esclude dal cuore l'odio ed il risentimento verso il fratello, ma un amore che è sensibile alle necessità degli altri, ed è capace di condivisione e di donazione anche totale.
I Papi di questi ultimi nostri tempi: Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Paolo VI e tutti i Martiri ed i Santi, testimoni della fede del nostro secolo, ci insegnano, con il loro sacrificio supremo, come la loro adesione al Vangelo di Gesù sia stata capace di giungere alla donazione eroica della vita. Come Gesù, buon Pastore, anch'essi hanno saputo sacrificare la vita per il bene dei fratelli e delle loro comunità.
Purtroppo però noi abbiamo la triste possibilità di staccarci da Gesù e di condannarci così alla sterilità spirituale, come tralci secchi. "Chi non rimane in me, chi si stacca da me, viene gettato via come il tralcio e si secca… perché senza di me non potete far nulla".
Il Signore ci preservi da questa tristissima eventualità di "staccarci da Lui", e dalla illusione tragica di "poter fare qualcosa senza di Lui", ma se sventuratamente ciò dovesse accadere, a causa di una nostra colpa grave, non dimentichiamo che Gesù, nella infinita sua bontà, ci ha lasciato la possibilità di reinserirci in Lui e di ritornare tralci vivi e fruttiferi, attraverso il sacramento della Penitenza. Saremmo inescusabili se non ci aggrappassimo a questa ancora di salvezza che Gesù ci dona per ricuperare la sua amicizia.
Maria Ausiliatrice, Madre della Chiesa e Madre di ogni cristiano, ci aiuti a vivere sempre nell'amicizia con Gesù, ed a diffondere il suo amore tra i nostri fratelli e le nostre sorelle; se abbiamo perso l'amicizia con Gesù, ci aiuti a ricuperarla con il suo amore di madre.
Rivolgiamole sovente la preghiera che le rivolge la Chiesa al termine della Liturgia della sera:
"O gloriosa Madre del Redentore, porta sempre aperta del cielo e stella del mare, soccorri il tuo popolo, che cade, ma pur anela a risorgere. Tu che hai generato, nello stupore di tutto il creato, il tuo santo Genitore! Amen.


D. Mario MORRA SDB

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