Dall'«Omelia» di un autore del secondo secolo"Convertiamoci al Signore che ci ha chiamati"
Dall'«Omelia» di un autore del secondo secolo
(Capp. 15, 1 - 17, 2; Funk, 1, 161-167)
La norma che vi ho dato per una vita morigerata e santa non è da poco. Anzi, è tale che se uno la mette in pratica, non avrà da pentirsi, ma salverà se stesso e anche me che l'ho ammaestrato. È veramente guadagno non piccolo ricondurre sul cammino della salvezza un'anima che si era smarrita o perduta. E questo guadagno noi potremo presentarlo al Signore che ci ha creati, se chi parla e chi ascolta parla e ascolta con fede e carità.
Restiamo saldi in ciò che crediamo, nella giustizia e nella santità, e preghiamo fiduciosamente Dio il quale ci dice: Mentre
tu ancora parli, risponderò: Eccomi a te (cfr. Is 58, 9). Questa espressione include una grande promessa, poiché ci fa intendere che è più pronto il Signore a dare, che noi a chiedere. Ma poiché siamo tutti partecipi di questa grande bontà, procuriamo di non invidiarci a vicenda i beni senza numero ricevuti dal Signore.
Pensiamo quanta è la gioia che quelle parole arrecano alle anime operose. Ebbene altrettanta è l'amarezza di condanna che esse portano alle anime disobbedienti.
Fratelli, prendiamo questa bella occasione per far penitenza, e mentre ne abbiamo tempo convertiamoci a Dio che ci ha chiamati e che è pronto ad accoglierci. Se lasceremo tutte le voluttà e non permetteremo che la nostra anima rimanga preda dei cattivi desideri, saremo partecipi della misericordia di Gesù. Sappiate intanto che già «viene il giorno» del giudizio, rovente come un forno, e si dissolveranno in parte i cieli (cfr. Ml 3, 19) e tutta la terra, come piombo che si discioglie al fuoco, e allora si manifesteranno tutte le azioni degli uomini, quelle occulte e quelle già note. Pertanto buona cosa è l'elemosina come penitenza dei peccati. Il digiuno vale più della preghiera, ma l'elemosina conta più di ambedue: «La carità copre una moltitudine di peccati» (1 Pt 4, 8). La preghiera, fatta con animo puro, libera dalla morte, ma è beato colui che è trovato perfetto mediante l'elemosina. Questa infatti libera dal peccato. Facciamo dunque penitenza con tutto il cuore, perché nessuno di noi perisca. Se noi abbiamo l'obbligo di richiamare altri dal culto degli idoli e istruirli, quanto più dobbiamo impegnarci a salvare tutte le anime che già godono della vera conoscenza di Dio! Perciò aiutiamoci l'un l'altro, così da condurre al bene anche i deboli e salvarci tutti, migliorandoci per mezzo della correzione fraterna.
(Capp. 15, 1 - 17, 2; Funk, 1, 161-167)
La norma che vi ho dato per una vita morigerata e santa non è da poco. Anzi, è tale che se uno la mette in pratica, non avrà da pentirsi, ma salverà se stesso e anche me che l'ho ammaestrato. È veramente guadagno non piccolo ricondurre sul cammino della salvezza un'anima che si era smarrita o perduta. E questo guadagno noi potremo presentarlo al Signore che ci ha creati, se chi parla e chi ascolta parla e ascolta con fede e carità.
Restiamo saldi in ciò che crediamo, nella giustizia e nella santità, e preghiamo fiduciosamente Dio il quale ci dice: Mentre
tu ancora parli, risponderò: Eccomi a te (cfr. Is 58, 9). Questa espressione include una grande promessa, poiché ci fa intendere che è più pronto il Signore a dare, che noi a chiedere. Ma poiché siamo tutti partecipi di questa grande bontà, procuriamo di non invidiarci a vicenda i beni senza numero ricevuti dal Signore.
Pensiamo quanta è la gioia che quelle parole arrecano alle anime operose. Ebbene altrettanta è l'amarezza di condanna che esse portano alle anime disobbedienti.
Fratelli, prendiamo questa bella occasione per far penitenza, e mentre ne abbiamo tempo convertiamoci a Dio che ci ha chiamati e che è pronto ad accoglierci. Se lasceremo tutte le voluttà e non permetteremo che la nostra anima rimanga preda dei cattivi desideri, saremo partecipi della misericordia di Gesù. Sappiate intanto che già «viene il giorno» del giudizio, rovente come un forno, e si dissolveranno in parte i cieli (cfr. Ml 3, 19) e tutta la terra, come piombo che si discioglie al fuoco, e allora si manifesteranno tutte le azioni degli uomini, quelle occulte e quelle già note. Pertanto buona cosa è l'elemosina come penitenza dei peccati. Il digiuno vale più della preghiera, ma l'elemosina conta più di ambedue: «La carità copre una moltitudine di peccati» (1 Pt 4, 8). La preghiera, fatta con animo puro, libera dalla morte, ma è beato colui che è trovato perfetto mediante l'elemosina. Questa infatti libera dal peccato. Facciamo dunque penitenza con tutto il cuore, perché nessuno di noi perisca. Se noi abbiamo l'obbligo di richiamare altri dal culto degli idoli e istruirli, quanto più dobbiamo impegnarci a salvare tutte le anime che già godono della vera conoscenza di Dio! Perciò aiutiamoci l'un l'altro, così da condurre al bene anche i deboli e salvarci tutti, migliorandoci per mezzo della correzione fraterna.
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