don Giovanni Berti"L'X-factor per il Giudizio Universale"

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) - Cristo Re Vangelo: Mt 25,31-46 
A quanto pare alla fine dei tempi non saremo giudicati in base alle messe partecipate, alle offerte date in Chiesa e alle confessioni sacramentali fatte davanti al prete... E non saremo nemmeno giudicati in base alla razza, alla nazione e nemmeno in base alla religione professata! Sembra proprio che non ci sarà una selezione divina tra
sposati e divorziati, tra eterosessuali e omosessuali, tra quelli di destra e quelli di sinistra...
Sembra proprio che le divisioni classiche tra "buoni" e "cattivi" che siamo abituati a fare non corrispondono a quelle che si fanno presso Dio...
Non ho mai seguito in maniera fedele la trasmissione televisiva "X-factor". So che un gruppo di giudici nel corso delle settimane del programma televisivo, seleziona dei cantanti, arrivando alla fine a coronare uno di loro come vincitore, che secondo la "filosofia" del programma possiede proprio quel "fattore X" che lo rende più bravo degli altri nelle capacità canore.
Secondo la parabola che Gesù racconta il fattore "X" che ci fa "vincere" il Paradiso è la misericordia.
Possiamo essere di qualsiasi religione, cultura, situazione di vita, capacità e lavoro... ma quello che ci rende speciali agli occhi di Dio è la capacità di amare e prenderci cura concretamente del prossimo.
"...tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". E' questo il fattore "X" dell'uomo che apre le porte del Paradiso non solo alla fine del mondo e della nostra vita, ma già ora.
E' questa la seconda cosa che vorrei sottolineare e che ogni volta mi apre il cuore: Dio non è così distante nel tempo e nello spazio da non poterlo incontrare adesso. Non devo aspettare la fine del mondo per venire realmente a contatto con il Signore, e nemmeno pensare che solo in particolarissime esperienze mistiche, che sembrano capitare solo a pochissimi fortunati, avvenga questo.
Ogni volta che metto in moto la mia capacità di amare verso chi è senza cibo e vestito, verso chi è solo, straniero, ammalato e privo di libertà, lì realmente tocco Dio.
Non serve nulla allora andare a messa e pregare? Se per incontrare Dio basta fare del bene concreto a che serve diventare cristiani?
Ma la preghiera non è un merito, e la fede cristiana non è un privilegio.
Io ringrazio ogni giorno per la fede che mi è stata data e il Vangelo che mi è stato trasmesso, perché proprio da li ho capito che Dio non è distante. Proprio nell'ascolto di queste parole di Gesù comprendo che la via di Dio non è chiusa a nessuno, perché a nessuno è impossibile amare... concretamente.

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