don Marco Pedron" Lui viene ma non come tu ti aspetti"
I Domenica di Avvento (Anno B) (27/11/2011)
Vangelo: Mc 13,33-37
Con questa domenica inizia il tempo di Avvento. Ad-ventus vuol dire letteralmente qualcosa che ti viene incontro, che sta venendo verso di te. La Vita, Dio, ci vuole fare un regalo; ci sta mandando qualcosa, ci ha invitato un dono. Lo accoglieremo?
Un giorno un amico mi dice: "Domani passo da te alle 16.30". "Sì, ok, d'accordo", gli ho detto io. Ti aspetto. Solo che il giorno dopo io ero andato da tutt'altra parte: lui è venuto, ma io non c'ero. Non ci siamo incontrati!
Karl Valentin dice ironicamente: "Stasera ho visite, spero di essere a casa!".
Natale è questo: Lui viene. Io ci sarò? Io lo accoglierò?
Per noi l'avvento è qualcosa di indolore (e per questo anche di insapore), di tranquillo, da vivere al calduccio con le nostre pantofole, sul divano, con un po' di vinello e una buona fetta di panettone. Sì buono, piacevole, ma non è l'avvento del vangelo.
La parola avvento, da advenio, richiama un'altra parola: adventurus, avventura. Le persone quando pensano alla parola "avventura" pensano a una trasgressione sessuale. Ma avventura, letteralmente, è il Nuovo che ti viene incontro e quando viene ti sconvolge sempre.
Se prendiamo il vangelo capiamo cosa vuol dire che l'avvento di Dio è un'avventura. Noi crediamo che l'avvento di Dio sia chiaro, tranquillo, simpatico, indolore. Magari pensiamo che un giorno il Capo ci chiami, una telefonata e ci dica cosa fare. O che quando Lui viene, tutto rimanga pacifico come prima, in serenità e tranquillità.
Per noi l'attesa e il suo avvento è come l'arrivo dell'autobus. Tu sei lì, aspetti l'autobus. L'autobus arriva, tu sali su, ti siedi tranquillo, ti leggi il giornale finché arrivi alla fermata. Nessun problema per quest'attesa; nessun problema per questo arrivo. Ma l'avvento non ha nulla di questo.
Nei vangeli non è mai così: la sua venuta è sempre destabilizzante, è un'avventura! Quando Dio viene, Lui chiama a qualcosa d'impossibile. Impossibile solo perché dobbiamo ancora farlo. Quando Ferdinando Magellano disse che avrebbe voluto circumnavigare la terra: "Impossibile!". "Impossibile perché nessuno non lo ha mai fatto prima. Quando l'avrò fatto sarà possibile". Credi di non farcela? Impossibile? Solo perché non lo hai ancora fatto!
Giuseppe. Giuseppe è sconcertato dalla gravidanza di Maria. All'inizio pensa di licenziarla, di mandarla via. Non capisce come ci possa essere Dio in quella situazione: "La mia fidanzata è incinta e io non sono stato. Ma come ci può essere Dio qui dietro? Non scherziamo?!" (Mt 1,18-25). Lui non ci capisce niente e il buon senso gli direbbe tutto il contrario. L'unica cosa che fa è fidarsi di un sogno: "Ma ci si può fidare di un sogno?". La risposta è: "Sì!". Per Lui l'avvento di Dio è accettare e dire. "Sì" all'incapibile.
Loreena Mckennitt aveva deciso di fare il veterianario ma poi la musica l'ha scelta e l'ha costretta a cambiare strada. Lì Dio è arrivato, venuto, e lei lo ha accolto. Dice: "È stata la musica a scegliermi e non viceversa. Non importa quanto tu sia sicuro di quello che vuoi, il fatto è che a volte la vita ti prende di sorpresa e ti offre cambiamenti, nuove possibilità ed opportunità, persino nei momenti di maggior sconforto. Il cambiamento può nascondersi in posti completamente diversi da quelli in cui pensavi che fossero e, a volte, devi solo accettare quello che la vita ti offre". Nel 1998 le muore il compagno in un incidente di barca e dice: "Ho deciso che non sarebbe stato un sacrificio inutile". Un altro avvento di Dio. L'associazione da lei fondata raccoglie fondi per la sicurezza. E dice: "Quando la Vita chiama, non importa dove, seguitela!".
I Magi. I Magi seguono una stella, ne sono affascinati, attratti, lasciano tutto e la seguono (Mt 2,1-12). Erano scienziati, uomini intelligenti, ricchi, famosi, di sapere: come hanno fatto a fidarsi di una stella? La loro vita è stata sconvolta da una stella: e non sapevano dove sarebbero andati. Non è un'avventura? Si può seguire la propria stella, solo la propria stella? "Sì!". Si può seguire ciò che ci attrae, ci appassiona, dal profondo? "Sì".
Anthony Robbins era un bambino senza troppe possibilità. Oggi è il più grande formatore al mondo e invita tutte le persone a credere al meglio di sé. Come arrivò a lui Dio? Quale fu il suo avvento? La sua famiglia era povera e non si poteva permettere niente di più della sopravvivenza. Un giorno, durante il giorno del Ringraziamento, grande festa per gli americani, si trovava a casa con i suoi. Per loro era un giorno normale, perché non c'era niente da festeggiare e nessun tacchino sulla tavola. Ma improvvisamente qualcuno bussò alla porta. Era un uomo alto con un vestito sgualcito e con alcuni pacchi nelle mani: un tacchino, il ripieno, torte, patate dolci, cibi in scatola, tutto per la festa. "Questo", disse, "è da parte di qualcuno che sa che avete bisogno e vuole che sappiate di essere amati e assistiti". Quel giorno il piccolo Anthony Robbins giurò a se stesso che un giorno avrebbe avuto abbastanza da poter dare qualcosa in cambio agli altri. Era un miraggio, un'idea apparentemente impossibile, una stella difficile da seguire. Ma lui seguì quella stella... e lo portò esattamente là.
Maria. Maria ad un certo punto ha una visione che le dice una cosa pazzesca: "Maria, sarai madre di Dio". Solo che lei è già promessa sposa. Solo che lei ha già le sue idee. Solo che lei, se dice ciò che ha visto, ciò che ha in testa, ciò che ha nel grembo, la uccidono per pazzia e per eresia. Si può seguire l'incredibile? Si può seguire l'impossibile (Lc 1,26-38)? "Sì!", si può! La sua vita è stata nient'altro che un'avventura.
Og Mandino aveva fin da piccolo un sogno: diventare scrittore. Pochi giorni dopo il diploma gli muore la madre e non può più frequentare l'università. Il sogno sembra infrangersi. E' costretto a iscriversi all'aereonautica e comanda un bombardiere durante la guerra. Finita la guerra ci riprova: compra un macchina da scrivere e scrive, ma nessuno gli compra niente. La sua vita va a rotoli, fino a diventare un ubriacone, barbone, senza lavoro né casa. Un giorno vede una rivoltella in un negozio: costo 29 dollari! Lui ha in tasca, è tutto quello che gli rimane, 30 dollari. Gli sembra un segno: porre fine alla sua vita miserabile e insignificante. Ma è in quel momento preciso che sente riaffiorare il suo incredibile sogno: scrittore. E sente la voce dentro di sé: "Non è mai troppo tardi". E' il momento dell'avvento di Dio: Lui lo prende e lo accoglie. Sembra impossibile, eppure lui ci crede. E' diventato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, vendendo più di trenta milioni di copie.
Erode. La sua vita invece non è stata un'avventura perché non ha permesso a Dio, che è sempre novità e sconvolgimento, di entrare nella sua vita. Quando sente che è arrivato un altro, un nuovo re, ha paura, teme di essere messo in discussione, teme che vi siano dei cambiamenti e cerca di ucciderlo (Mt 2,1-12). Erode è l'emblema di chi non vuole l'arrivo di Dio: nulla di personale con Dio, solo che non può accettare i cambiamenti, gli sconvolgimenti e la messa in gioco. Non è che Dio gli dia fastidio in quanto Dio, ma in quanto cambiamento. La Buona Novella (Vangelo=letteralmente Buona Nuova) non è stata rifiutata perché era buona, ma perché era nuova.
Stalin, e tutti sappiamo chi è stato (le "Purghe" staliniane hanno fatto 60 milioni di morti!), aveva iscritto, sotto falso nome, suo figlio Vasily nel famoso Asilo Bianco di Mosca diretto dalla psicanalista Sabine Spilrein. Un asilo, per quel tempo, di una modernità incredibile, dove vigevano i principi della libertà, dell'umanità, della tolleranza e dell'accoglienza. Lo stesso Stalin fu molto ben impressionato e colpito da quell'asilo. Lì Dio passava e veniva... ma non lo accolse. Nessun avvento. Tre anni dopo lo chiuse.
Dio viene, passa, ma non viene come tu ti aspetti o come tu vorresti. Lui ha un volto che tu non conosci, che tu non sai, che non ti aspetti. Saprai riconoscerlo? Avrai il coraggio di tenere la porta aperta?
Il vangelo di oggi usa la parola kairos (Mc 13,33): è il tempo propizio, favorevole. Il chronos, invece, è il tempo dell'orologio: quello passa solo. Passa sia che tu ci sia o no. Natale verrà e questo è certo. Sarà il 25 di dicembre. Ma sarà Natale per davvero o solo il 25 di dicembre? Lui viene per davvero: ma tu ci sarai? Tu puoi accoglierlo? Tu saprai accettare la sua visita? Saprai riconoscerlo? Saprai dirgli: "Ti accoglierò in qualunque modo tu verrai!"?
Il vangelo di oggi inizia dicendo: "State attenti... vegliate... vigilate". Tre verbi che dicono la stessa cosa.
Blepo (13,33)="State attenti". Blepo vuol dire vedere, guardare: non avere gli occhi chiusi.
Agripneo (13,33)="Vegliate", è formato da agreo che vuol dire "cacciare" e ipnos che vuol dire "sonno". Ora chi caccia nel sonno, nella notte, è ben sveglio, desto. Non si può cacciare finché si dorme! Il verbo vuol dire "essere senza sonno, vegliare, sorvegliare". Indica l'atteggiamento del cacciatore che nella notte, nel buio, "caccia" un animale o il ladro che entra a prendergli il suoi bestiame.
Gregoreo per tre volte, (13,34.35.37) perfetto di egheiro. Egheiro vuol dire "svegliarsi, destarsi" (resurrezione). E' ciò che succede alla mattina: stai dormendo, poi "suona la sveglia" e tu ti desti, apri gli occhi; magari stavi facendo un sogno e ti rendi conto, invece, che la realtà è diversa, è un'altra, non è come quella che tu vedevi nel sogno e che magari ti sei ingannato. Allora il verbo vuol dire "svegliarsi, essere desti, vigilare, non chiudere gli occhi e non prendere sonno". Il canto gregoriano (da gregoreo) è il canto dei risorti, di coloro che vegliano, che non dormono, che non si fanno abbagliare dalle luci del mondo ma che tengono lo sguardo fisso verso la vera luce.
Il senso è semplice e chiaro: "Non dormire, non prendere sonno, sii sveglio e desto".
Nel vangelo poi viene raccontata, diciamo accennata, una piccola parabola.
C'è un uomo (anthropos), il padrone, che si assenta da casa sua per un viaggio. Forse se ne va per una breve visita in qualche località vicina o forse in un paese lontano.
In ogni caso il ritorno di notte è inusuale; le strade della campagna erano insicure e pericolose da percorrere con il buio e i vicoli e le strade dei villaggi non erano sorvegliati. Di notte non si viaggiava. L'interesse di Mc, in ogni caso, è che i servi non dormano, per questo ritorna di notte.
Non sappiamo, quindi, il motivo per cui se ne va, ma sappiamo che prima o poi tornerà. A ciascuno dà il proprio compito: tutti sanno cosa devono fare. Il portinaio sa cosa deve fare: vegliare. Se c'è il portinaio allora si tratta di un grande complesso abitativo: il padrone è ricco. Le case normali o quelle di Nazaret non avevano certo bisogno del portinaio.
La notte era fatta di quattro momenti, turni. Dalla 18 alle 21, il primo. La sera era alle 21. Dalle 21 alle 24 il secondo; la mezzanotte era alle 24. Dalle 21 alle 3 il terzo; il canto del gallo era alle 3. Dalle 3 alle 6 il quarto; la mattina iniziava alle 6. Si sa che se una guardia prendeva sonno, s'addormentava durante il suo servizio, poteva anche essere messa a morte (At 12,20-23; Mt 27,62-66; 28,1-15).
Il messaggio è chiaramente semplice e non ammette dubbi: non addormentarti, rimani desto, rimani sveglio.
Anni fa trovammo un tossicodipendente che "si era fatto", svenuto sulla strada. Non sapevamo se era morto o vivo, ma ci avevano detto che non era il caso di toccarli in quella situazione (per fortuna che lo sapevamo!); l'unica cosa da fare era chiamare il pronto soccorso. E così facemmo. Quando arrivarono lo presero e lo svegliarono; l'uomo s'arrabbiò e s'infuriò come "una bestia" perché era stato svegliato dal suo trip, dal suo "viaggio", dalla sua illusione. Mi dicevo: "Li ringrazierà che gli salvano la vita!", e invece bestemmiava, imprecava e si dimenava come un pazzo. E' così: se svegli uno che dorme non sarà contento. Perché quando ti svegli scopri che la realtà non è quella che pensavi tu, o quella che ti eri faticosamente costruito o nascosto.
Il maestro di Gandhi un giorno gli disse: "Non essere felice di aiutare gli altri perché te la faranno pagare. Chi dorme, l'ultima cosa che vuole è essere svegliato. E quando lo farai se la prenderà proprio con te". La gente non vuole verità o essere svegliata; la gente vuole dormire.
L'addormentato dice: "E' così, non ci posso fare niente; siamo dentro ad un sistema". Sveglia! Non è vero! Solo che se si sveglia, deve prendere in mano la sua vita e vedere che dipende da sé.
Oppure: "Tu sei la mia felicità!" e pensa che quando troverà l'uomo/donna giusta allora sì sarà felice. Sveglia, non è vero. Se tu non sei felice, dentro di te, non lo sarai mai. Non si può far felici chi non lo è.
Oppure: "Io non valgo nulla". Sveglia, non è vero. Ma il giorno in cui lo scoprirà non potrà più colpevolizzare gli altri e fare il gioco "guardate quanto sfortunato che sono io".
Oppure: "Io sono buono". Sveglia, non è vero. Sei buono perché non ti conosci e non ti guardi dentro. Sei buono perché vuoi ritenerti superiore, migliore agli altri e poi magari giudicarli. "Nessuno è buono, se non Dio solo" (Mc 10,18), ha detto Gesù.
Oppure: "Non si può fare niente". Sveglia! Non è vero: è che è difficile mettersi in gioco in prima persona ed esporsi; è che è più comodo dirsi così piuttosto che sporcarsi le mani. Se lo avesse pensato anche Gandhi, l'India sarebbe ancora una colonia inglese!
Oppure: "Quando avrò quella cosa, allora sì che sarò felice". Sveglia, non è così. Se pensi che siano le cose o le persone a farti felice allora non sarai mai felice. La felicità non è un fine ma la conseguenza di una vita significativa, realizzata e d'amore.
Nella Bibbia c'è una storia terribile: Isacco aveva 2 figli (il primogenito Esaù e Giacobbe; Gn 25). Un giorno, Esaù affamato, in cambio di un piatto di minestra, di zuppa, vendette al primogenitura a Giacobbe. Il nome Esaù vuol dire "fare". Ha perso l'essere (primogenitura) per le cose (la zuppa, il fare). Terribile! Sono "Esaù" ogni volta che mi dimentico della mia verità più profonda: Dio abita in me.
Il Natale è questo. Prenditi cura della tua dimensione interiore e di ciò che sei e che hai dentro.
Immersi nella vita di tutti i giorni rischiamo di perderci. Ti alzi, fai colazione, porti il bambino alla scuola materna, vai a lavorare, lavori e devi essere efficiente; riprendi il bambino e torni a casa. A casa poi si apre un'altra giornata: lavi, stiri, sistemi, fai la spesa, senti tua madre che ha i suoi anni, controlli i compiti dell'altro figlio, ecc. E poi: paghi le tasse, controlli il conto corrente, ti interessi dei problemi condominiali, stai attento che non ti "freghino" con le bollette, ecc. La vita sembra una corsa, una guerra, un fare fare, ecc. E questo ogni giorno. E se non stai attento ti addormenti, dall'essere passi al fare, ti vendi come Esaù.
Quando un uomo vende "l'essere" per "il fare, il materiale"... allora è sonno profondo. Quando per l'interesse non guardo in faccia nessuno... allora è sonno profondo. Quando le persone possono essere spostate, trattate, usate, come pacchi-oggetto (chiamiamole pure ristrutturazioni di società!), senza tener conto che sono esseri umani... allora è sonno profondo. Quando me ne frego della natura e inquino, sporco, distruggo, credendo che tutto il mondo sia tutto mio o che "non è niente" e neppure mi accorgo che anche quella è vita tanto come me... allora è sonno profondo. Quando io per ridacchiare, per trovare complicità, "sputtano" la gente, magari senza sapere... è sonno profondo. Quando il lavoro viene prima di tuo figlio e di tua moglie o quando i lavori di casa vengono prima delle carezze, dei baci, del ridere, dello scherzare e della complicità... è sonno profondo. Quando una regola viene applicata perché è una regola e non si tiene conto della sofferenza, dei bisogni, del dolore che si inferisce all'altro, della diversità... allora è sonno profondo. Quando il tuo stipendio supera i cinquemila euro al mese e continui a lamentarti o quando con tutti i soldi che possiedi hai paura che ti manchi il pane e la fame di altri non ti interpella... allora è sonno profondo. Quando voto un politico solo perché permette a me di guadagnare di più e neppure mi sfiora il problema se è bene per tutti o che valori sta propinando... allora è sonno profondo. Quando mi stordisco davanti alla tv, alla playstation, al computer, con mille attività e mille parole, pur di non entrare in contatto con me, con ciò che ho dentro, con le mie paure... allora è sonno profondo. Quando per sicurezza, per non andare in crisi, per non crearmi problemi, non mi faccio neppure certe domande e certe verità (o incontri) le evito per non toccare ciò che c'è in me... allora è sonno profondo.
Dal sonno profondo o ci si sveglia o si muore. Terribile è vivere una vita dormendo.
"Posso smettere di bere quando voglio. Due anni fa ho deciso che costava troppo e non ne valeva la pena. Non sono dipendente da niente. Se per sei mesi non mi capita di fumare nemmeno uno spinello, fa uguale. Trovo che è bello, ma niente di più, fare un "trip" una volta ogni tanto, prendermi una vacanza. Sono cose possibili. La gente esagera sui pericoli..." (Kenny, 19 anni, una settimana prima di morire per overdose).
La madre entra in stanza. Il figlio di 18 anni sta ascoltando con le cuffie musica a tutto volume. La madre gli parla ma lui non sente. Allora lei gli urla: "Devo dirti una cosa, togliti le cuffie". "No!" "Perché?". "Perché non voglio sentirti". Allora la madre torna giù e dice alla fidanzata del figlio: "Mi dispiace cara, non c'è niente da fare, non mi sente".
Un avvocato riceve la fattura dall'idraulico che gli sembra decisamente troppo cara. Allora lo chiama e dice: "Ehi, ma mi costi 200 euro all'ora. Non li prendo nemmeno io che sono avvocato". E l'idraulico: "Nemmeno io li prendevo, quando facevo l'avvocato".
Apri gli occhi e vedi; apri le orecchie e senti; rimani sveglio e vivrai.
Pensiero della settimana
Svegliarsi è accettare di vedere una realtà
che prima non si vedeva (o non si voleva vedere).
Svegliarsi è accettare che ciò che si è visto prima non era realtà:
non è piacevole ma è vivere la realtà.
Vangelo: Mc 13,33-37
Con questa domenica inizia il tempo di Avvento. Ad-ventus vuol dire letteralmente qualcosa che ti viene incontro, che sta venendo verso di te. La Vita, Dio, ci vuole fare un regalo; ci sta mandando qualcosa, ci ha invitato un dono. Lo accoglieremo?
Un giorno un amico mi dice: "Domani passo da te alle 16.30". "Sì, ok, d'accordo", gli ho detto io. Ti aspetto. Solo che il giorno dopo io ero andato da tutt'altra parte: lui è venuto, ma io non c'ero. Non ci siamo incontrati!
Karl Valentin dice ironicamente: "Stasera ho visite, spero di essere a casa!".
Natale è questo: Lui viene. Io ci sarò? Io lo accoglierò?
Per noi l'avvento è qualcosa di indolore (e per questo anche di insapore), di tranquillo, da vivere al calduccio con le nostre pantofole, sul divano, con un po' di vinello e una buona fetta di panettone. Sì buono, piacevole, ma non è l'avvento del vangelo.
La parola avvento, da advenio, richiama un'altra parola: adventurus, avventura. Le persone quando pensano alla parola "avventura" pensano a una trasgressione sessuale. Ma avventura, letteralmente, è il Nuovo che ti viene incontro e quando viene ti sconvolge sempre.
Se prendiamo il vangelo capiamo cosa vuol dire che l'avvento di Dio è un'avventura. Noi crediamo che l'avvento di Dio sia chiaro, tranquillo, simpatico, indolore. Magari pensiamo che un giorno il Capo ci chiami, una telefonata e ci dica cosa fare. O che quando Lui viene, tutto rimanga pacifico come prima, in serenità e tranquillità.
Per noi l'attesa e il suo avvento è come l'arrivo dell'autobus. Tu sei lì, aspetti l'autobus. L'autobus arriva, tu sali su, ti siedi tranquillo, ti leggi il giornale finché arrivi alla fermata. Nessun problema per quest'attesa; nessun problema per questo arrivo. Ma l'avvento non ha nulla di questo.
Nei vangeli non è mai così: la sua venuta è sempre destabilizzante, è un'avventura! Quando Dio viene, Lui chiama a qualcosa d'impossibile. Impossibile solo perché dobbiamo ancora farlo. Quando Ferdinando Magellano disse che avrebbe voluto circumnavigare la terra: "Impossibile!". "Impossibile perché nessuno non lo ha mai fatto prima. Quando l'avrò fatto sarà possibile". Credi di non farcela? Impossibile? Solo perché non lo hai ancora fatto!
Giuseppe. Giuseppe è sconcertato dalla gravidanza di Maria. All'inizio pensa di licenziarla, di mandarla via. Non capisce come ci possa essere Dio in quella situazione: "La mia fidanzata è incinta e io non sono stato. Ma come ci può essere Dio qui dietro? Non scherziamo?!" (Mt 1,18-25). Lui non ci capisce niente e il buon senso gli direbbe tutto il contrario. L'unica cosa che fa è fidarsi di un sogno: "Ma ci si può fidare di un sogno?". La risposta è: "Sì!". Per Lui l'avvento di Dio è accettare e dire. "Sì" all'incapibile.
Loreena Mckennitt aveva deciso di fare il veterianario ma poi la musica l'ha scelta e l'ha costretta a cambiare strada. Lì Dio è arrivato, venuto, e lei lo ha accolto. Dice: "È stata la musica a scegliermi e non viceversa. Non importa quanto tu sia sicuro di quello che vuoi, il fatto è che a volte la vita ti prende di sorpresa e ti offre cambiamenti, nuove possibilità ed opportunità, persino nei momenti di maggior sconforto. Il cambiamento può nascondersi in posti completamente diversi da quelli in cui pensavi che fossero e, a volte, devi solo accettare quello che la vita ti offre". Nel 1998 le muore il compagno in un incidente di barca e dice: "Ho deciso che non sarebbe stato un sacrificio inutile". Un altro avvento di Dio. L'associazione da lei fondata raccoglie fondi per la sicurezza. E dice: "Quando la Vita chiama, non importa dove, seguitela!".
I Magi. I Magi seguono una stella, ne sono affascinati, attratti, lasciano tutto e la seguono (Mt 2,1-12). Erano scienziati, uomini intelligenti, ricchi, famosi, di sapere: come hanno fatto a fidarsi di una stella? La loro vita è stata sconvolta da una stella: e non sapevano dove sarebbero andati. Non è un'avventura? Si può seguire la propria stella, solo la propria stella? "Sì!". Si può seguire ciò che ci attrae, ci appassiona, dal profondo? "Sì".
Anthony Robbins era un bambino senza troppe possibilità. Oggi è il più grande formatore al mondo e invita tutte le persone a credere al meglio di sé. Come arrivò a lui Dio? Quale fu il suo avvento? La sua famiglia era povera e non si poteva permettere niente di più della sopravvivenza. Un giorno, durante il giorno del Ringraziamento, grande festa per gli americani, si trovava a casa con i suoi. Per loro era un giorno normale, perché non c'era niente da festeggiare e nessun tacchino sulla tavola. Ma improvvisamente qualcuno bussò alla porta. Era un uomo alto con un vestito sgualcito e con alcuni pacchi nelle mani: un tacchino, il ripieno, torte, patate dolci, cibi in scatola, tutto per la festa. "Questo", disse, "è da parte di qualcuno che sa che avete bisogno e vuole che sappiate di essere amati e assistiti". Quel giorno il piccolo Anthony Robbins giurò a se stesso che un giorno avrebbe avuto abbastanza da poter dare qualcosa in cambio agli altri. Era un miraggio, un'idea apparentemente impossibile, una stella difficile da seguire. Ma lui seguì quella stella... e lo portò esattamente là.
Maria. Maria ad un certo punto ha una visione che le dice una cosa pazzesca: "Maria, sarai madre di Dio". Solo che lei è già promessa sposa. Solo che lei ha già le sue idee. Solo che lei, se dice ciò che ha visto, ciò che ha in testa, ciò che ha nel grembo, la uccidono per pazzia e per eresia. Si può seguire l'incredibile? Si può seguire l'impossibile (Lc 1,26-38)? "Sì!", si può! La sua vita è stata nient'altro che un'avventura.
Og Mandino aveva fin da piccolo un sogno: diventare scrittore. Pochi giorni dopo il diploma gli muore la madre e non può più frequentare l'università. Il sogno sembra infrangersi. E' costretto a iscriversi all'aereonautica e comanda un bombardiere durante la guerra. Finita la guerra ci riprova: compra un macchina da scrivere e scrive, ma nessuno gli compra niente. La sua vita va a rotoli, fino a diventare un ubriacone, barbone, senza lavoro né casa. Un giorno vede una rivoltella in un negozio: costo 29 dollari! Lui ha in tasca, è tutto quello che gli rimane, 30 dollari. Gli sembra un segno: porre fine alla sua vita miserabile e insignificante. Ma è in quel momento preciso che sente riaffiorare il suo incredibile sogno: scrittore. E sente la voce dentro di sé: "Non è mai troppo tardi". E' il momento dell'avvento di Dio: Lui lo prende e lo accoglie. Sembra impossibile, eppure lui ci crede. E' diventato uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi, vendendo più di trenta milioni di copie.
Erode. La sua vita invece non è stata un'avventura perché non ha permesso a Dio, che è sempre novità e sconvolgimento, di entrare nella sua vita. Quando sente che è arrivato un altro, un nuovo re, ha paura, teme di essere messo in discussione, teme che vi siano dei cambiamenti e cerca di ucciderlo (Mt 2,1-12). Erode è l'emblema di chi non vuole l'arrivo di Dio: nulla di personale con Dio, solo che non può accettare i cambiamenti, gli sconvolgimenti e la messa in gioco. Non è che Dio gli dia fastidio in quanto Dio, ma in quanto cambiamento. La Buona Novella (Vangelo=letteralmente Buona Nuova) non è stata rifiutata perché era buona, ma perché era nuova.
Stalin, e tutti sappiamo chi è stato (le "Purghe" staliniane hanno fatto 60 milioni di morti!), aveva iscritto, sotto falso nome, suo figlio Vasily nel famoso Asilo Bianco di Mosca diretto dalla psicanalista Sabine Spilrein. Un asilo, per quel tempo, di una modernità incredibile, dove vigevano i principi della libertà, dell'umanità, della tolleranza e dell'accoglienza. Lo stesso Stalin fu molto ben impressionato e colpito da quell'asilo. Lì Dio passava e veniva... ma non lo accolse. Nessun avvento. Tre anni dopo lo chiuse.
Dio viene, passa, ma non viene come tu ti aspetti o come tu vorresti. Lui ha un volto che tu non conosci, che tu non sai, che non ti aspetti. Saprai riconoscerlo? Avrai il coraggio di tenere la porta aperta?
Il vangelo di oggi usa la parola kairos (Mc 13,33): è il tempo propizio, favorevole. Il chronos, invece, è il tempo dell'orologio: quello passa solo. Passa sia che tu ci sia o no. Natale verrà e questo è certo. Sarà il 25 di dicembre. Ma sarà Natale per davvero o solo il 25 di dicembre? Lui viene per davvero: ma tu ci sarai? Tu puoi accoglierlo? Tu saprai accettare la sua visita? Saprai riconoscerlo? Saprai dirgli: "Ti accoglierò in qualunque modo tu verrai!"?
Il vangelo di oggi inizia dicendo: "State attenti... vegliate... vigilate". Tre verbi che dicono la stessa cosa.
Blepo (13,33)="State attenti". Blepo vuol dire vedere, guardare: non avere gli occhi chiusi.
Agripneo (13,33)="Vegliate", è formato da agreo che vuol dire "cacciare" e ipnos che vuol dire "sonno". Ora chi caccia nel sonno, nella notte, è ben sveglio, desto. Non si può cacciare finché si dorme! Il verbo vuol dire "essere senza sonno, vegliare, sorvegliare". Indica l'atteggiamento del cacciatore che nella notte, nel buio, "caccia" un animale o il ladro che entra a prendergli il suoi bestiame.
Gregoreo per tre volte, (13,34.35.37) perfetto di egheiro. Egheiro vuol dire "svegliarsi, destarsi" (resurrezione). E' ciò che succede alla mattina: stai dormendo, poi "suona la sveglia" e tu ti desti, apri gli occhi; magari stavi facendo un sogno e ti rendi conto, invece, che la realtà è diversa, è un'altra, non è come quella che tu vedevi nel sogno e che magari ti sei ingannato. Allora il verbo vuol dire "svegliarsi, essere desti, vigilare, non chiudere gli occhi e non prendere sonno". Il canto gregoriano (da gregoreo) è il canto dei risorti, di coloro che vegliano, che non dormono, che non si fanno abbagliare dalle luci del mondo ma che tengono lo sguardo fisso verso la vera luce.
Il senso è semplice e chiaro: "Non dormire, non prendere sonno, sii sveglio e desto".
Nel vangelo poi viene raccontata, diciamo accennata, una piccola parabola.
C'è un uomo (anthropos), il padrone, che si assenta da casa sua per un viaggio. Forse se ne va per una breve visita in qualche località vicina o forse in un paese lontano.
In ogni caso il ritorno di notte è inusuale; le strade della campagna erano insicure e pericolose da percorrere con il buio e i vicoli e le strade dei villaggi non erano sorvegliati. Di notte non si viaggiava. L'interesse di Mc, in ogni caso, è che i servi non dormano, per questo ritorna di notte.
Non sappiamo, quindi, il motivo per cui se ne va, ma sappiamo che prima o poi tornerà. A ciascuno dà il proprio compito: tutti sanno cosa devono fare. Il portinaio sa cosa deve fare: vegliare. Se c'è il portinaio allora si tratta di un grande complesso abitativo: il padrone è ricco. Le case normali o quelle di Nazaret non avevano certo bisogno del portinaio.
La notte era fatta di quattro momenti, turni. Dalla 18 alle 21, il primo. La sera era alle 21. Dalle 21 alle 24 il secondo; la mezzanotte era alle 24. Dalle 21 alle 3 il terzo; il canto del gallo era alle 3. Dalle 3 alle 6 il quarto; la mattina iniziava alle 6. Si sa che se una guardia prendeva sonno, s'addormentava durante il suo servizio, poteva anche essere messa a morte (At 12,20-23; Mt 27,62-66; 28,1-15).
Il messaggio è chiaramente semplice e non ammette dubbi: non addormentarti, rimani desto, rimani sveglio.
Anni fa trovammo un tossicodipendente che "si era fatto", svenuto sulla strada. Non sapevamo se era morto o vivo, ma ci avevano detto che non era il caso di toccarli in quella situazione (per fortuna che lo sapevamo!); l'unica cosa da fare era chiamare il pronto soccorso. E così facemmo. Quando arrivarono lo presero e lo svegliarono; l'uomo s'arrabbiò e s'infuriò come "una bestia" perché era stato svegliato dal suo trip, dal suo "viaggio", dalla sua illusione. Mi dicevo: "Li ringrazierà che gli salvano la vita!", e invece bestemmiava, imprecava e si dimenava come un pazzo. E' così: se svegli uno che dorme non sarà contento. Perché quando ti svegli scopri che la realtà non è quella che pensavi tu, o quella che ti eri faticosamente costruito o nascosto.
Il maestro di Gandhi un giorno gli disse: "Non essere felice di aiutare gli altri perché te la faranno pagare. Chi dorme, l'ultima cosa che vuole è essere svegliato. E quando lo farai se la prenderà proprio con te". La gente non vuole verità o essere svegliata; la gente vuole dormire.
L'addormentato dice: "E' così, non ci posso fare niente; siamo dentro ad un sistema". Sveglia! Non è vero! Solo che se si sveglia, deve prendere in mano la sua vita e vedere che dipende da sé.
Oppure: "Tu sei la mia felicità!" e pensa che quando troverà l'uomo/donna giusta allora sì sarà felice. Sveglia, non è vero. Se tu non sei felice, dentro di te, non lo sarai mai. Non si può far felici chi non lo è.
Oppure: "Io non valgo nulla". Sveglia, non è vero. Ma il giorno in cui lo scoprirà non potrà più colpevolizzare gli altri e fare il gioco "guardate quanto sfortunato che sono io".
Oppure: "Io sono buono". Sveglia, non è vero. Sei buono perché non ti conosci e non ti guardi dentro. Sei buono perché vuoi ritenerti superiore, migliore agli altri e poi magari giudicarli. "Nessuno è buono, se non Dio solo" (Mc 10,18), ha detto Gesù.
Oppure: "Non si può fare niente". Sveglia! Non è vero: è che è difficile mettersi in gioco in prima persona ed esporsi; è che è più comodo dirsi così piuttosto che sporcarsi le mani. Se lo avesse pensato anche Gandhi, l'India sarebbe ancora una colonia inglese!
Oppure: "Quando avrò quella cosa, allora sì che sarò felice". Sveglia, non è così. Se pensi che siano le cose o le persone a farti felice allora non sarai mai felice. La felicità non è un fine ma la conseguenza di una vita significativa, realizzata e d'amore.
Nella Bibbia c'è una storia terribile: Isacco aveva 2 figli (il primogenito Esaù e Giacobbe; Gn 25). Un giorno, Esaù affamato, in cambio di un piatto di minestra, di zuppa, vendette al primogenitura a Giacobbe. Il nome Esaù vuol dire "fare". Ha perso l'essere (primogenitura) per le cose (la zuppa, il fare). Terribile! Sono "Esaù" ogni volta che mi dimentico della mia verità più profonda: Dio abita in me.
Il Natale è questo. Prenditi cura della tua dimensione interiore e di ciò che sei e che hai dentro.
Immersi nella vita di tutti i giorni rischiamo di perderci. Ti alzi, fai colazione, porti il bambino alla scuola materna, vai a lavorare, lavori e devi essere efficiente; riprendi il bambino e torni a casa. A casa poi si apre un'altra giornata: lavi, stiri, sistemi, fai la spesa, senti tua madre che ha i suoi anni, controlli i compiti dell'altro figlio, ecc. E poi: paghi le tasse, controlli il conto corrente, ti interessi dei problemi condominiali, stai attento che non ti "freghino" con le bollette, ecc. La vita sembra una corsa, una guerra, un fare fare, ecc. E questo ogni giorno. E se non stai attento ti addormenti, dall'essere passi al fare, ti vendi come Esaù.
Quando un uomo vende "l'essere" per "il fare, il materiale"... allora è sonno profondo. Quando per l'interesse non guardo in faccia nessuno... allora è sonno profondo. Quando le persone possono essere spostate, trattate, usate, come pacchi-oggetto (chiamiamole pure ristrutturazioni di società!), senza tener conto che sono esseri umani... allora è sonno profondo. Quando me ne frego della natura e inquino, sporco, distruggo, credendo che tutto il mondo sia tutto mio o che "non è niente" e neppure mi accorgo che anche quella è vita tanto come me... allora è sonno profondo. Quando io per ridacchiare, per trovare complicità, "sputtano" la gente, magari senza sapere... è sonno profondo. Quando il lavoro viene prima di tuo figlio e di tua moglie o quando i lavori di casa vengono prima delle carezze, dei baci, del ridere, dello scherzare e della complicità... è sonno profondo. Quando una regola viene applicata perché è una regola e non si tiene conto della sofferenza, dei bisogni, del dolore che si inferisce all'altro, della diversità... allora è sonno profondo. Quando il tuo stipendio supera i cinquemila euro al mese e continui a lamentarti o quando con tutti i soldi che possiedi hai paura che ti manchi il pane e la fame di altri non ti interpella... allora è sonno profondo. Quando voto un politico solo perché permette a me di guadagnare di più e neppure mi sfiora il problema se è bene per tutti o che valori sta propinando... allora è sonno profondo. Quando mi stordisco davanti alla tv, alla playstation, al computer, con mille attività e mille parole, pur di non entrare in contatto con me, con ciò che ho dentro, con le mie paure... allora è sonno profondo. Quando per sicurezza, per non andare in crisi, per non crearmi problemi, non mi faccio neppure certe domande e certe verità (o incontri) le evito per non toccare ciò che c'è in me... allora è sonno profondo.
Dal sonno profondo o ci si sveglia o si muore. Terribile è vivere una vita dormendo.
"Posso smettere di bere quando voglio. Due anni fa ho deciso che costava troppo e non ne valeva la pena. Non sono dipendente da niente. Se per sei mesi non mi capita di fumare nemmeno uno spinello, fa uguale. Trovo che è bello, ma niente di più, fare un "trip" una volta ogni tanto, prendermi una vacanza. Sono cose possibili. La gente esagera sui pericoli..." (Kenny, 19 anni, una settimana prima di morire per overdose).
La madre entra in stanza. Il figlio di 18 anni sta ascoltando con le cuffie musica a tutto volume. La madre gli parla ma lui non sente. Allora lei gli urla: "Devo dirti una cosa, togliti le cuffie". "No!" "Perché?". "Perché non voglio sentirti". Allora la madre torna giù e dice alla fidanzata del figlio: "Mi dispiace cara, non c'è niente da fare, non mi sente".
Un avvocato riceve la fattura dall'idraulico che gli sembra decisamente troppo cara. Allora lo chiama e dice: "Ehi, ma mi costi 200 euro all'ora. Non li prendo nemmeno io che sono avvocato". E l'idraulico: "Nemmeno io li prendevo, quando facevo l'avvocato".
Apri gli occhi e vedi; apri le orecchie e senti; rimani sveglio e vivrai.
Pensiero della settimana
Svegliarsi è accettare di vedere una realtà
che prima non si vedeva (o non si voleva vedere).
Svegliarsi è accettare che ciò che si è visto prima non era realtà:
non è piacevole ma è vivere la realtà.
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