Don Paolo Zamengo"I poveri sono il cielo di Dio"
Padre che sei nei cieli... ma dove è il cielo di questo Padre? il cielo di Dio sono i poveri. E quando la tua mano tocca un povero, le tue dita stanno sfiorando il cielo di Dio. Dove andremo anche noi solo se saremo prima entrati nella vita di chi soffre.
Gesù sta nel posto dove noi non vorremmo mai essere, l’ultimo posto; in coloro che vivono non i nostri sogni, ma le nostre paure e inostri dolori: Dio naviga in un fiume di lacrime. Il cuore di Dio è un mare di lacrime.
La cosa che mi commuove è che Dio non mi giudicherà secondo le mie debolezze, i miei sbagli o peccati ma ricordando i miei gesti di bontà; non indagherà le mie ombre ma cercherà solo i semi di luce o di bene che ho seminato.
Dio, nell’ultimo giorno, distoglierà il suo sguardo dal male e per sempre fisserà il bene, il bene concreto. Il piccolo gesto d’amore è così importante che Dio vi ha legato la salvezza, l’ha legata a un po’ di pane, ad un bicchiere d’acqua, ad un vestito donato, ai passi di una visita. Non alle cose però, ma al cuore che fa nascere quelle cose.
Questa è la grandezza della fede cristiana: il confronto tra uomo e Dio non è il peccato ma il bene. Misura dell’uomo, misura di Dio, misura della storia è il bene.
Il nostro futuro, cielo e paradiso, è generato dal bene che io, tu, noi abbiamo donato a Lazzaro, ai poveri Lazzaro della terra. Il giudizio di Dio che dice la verità definitiva sull’uomo, su ciascuno di noi è questo: la carità, l’amore.
E per trovare questa verità, questo bene, non guarderà me, dentro di me, ma intorno a me: guarderà le mie relazioni, la porzione di poveri e di lacrime e di amori che mi sono stati affidati e che devo custodire con la mia vita. Se c’è qualcosa di eterno in me, in noi, se qualcosa di noi rimane quando non rimane più nulla, questa cosa è l’amore. Dire “ti amo, o ti voglio bene” significa dire “io non morirò”.
Ma il povero è anche maestro di fede perché ci dice che tutti noi viviamo solo se siamo custoditi da altri, amati e che esistiamo solo perché accolti. E in cielo c’è Qualcuno che è impaziente di ripetere a tutti noi: Vieni, entra anche tu benedetto, figlio mio!
Gesù sta nel posto dove noi non vorremmo mai essere, l’ultimo posto; in coloro che vivono non i nostri sogni, ma le nostre paure e inostri dolori: Dio naviga in un fiume di lacrime. Il cuore di Dio è un mare di lacrime.
La cosa che mi commuove è che Dio non mi giudicherà secondo le mie debolezze, i miei sbagli o peccati ma ricordando i miei gesti di bontà; non indagherà le mie ombre ma cercherà solo i semi di luce o di bene che ho seminato.
Dio, nell’ultimo giorno, distoglierà il suo sguardo dal male e per sempre fisserà il bene, il bene concreto. Il piccolo gesto d’amore è così importante che Dio vi ha legato la salvezza, l’ha legata a un po’ di pane, ad un bicchiere d’acqua, ad un vestito donato, ai passi di una visita. Non alle cose però, ma al cuore che fa nascere quelle cose.
Questa è la grandezza della fede cristiana: il confronto tra uomo e Dio non è il peccato ma il bene. Misura dell’uomo, misura di Dio, misura della storia è il bene.
Il nostro futuro, cielo e paradiso, è generato dal bene che io, tu, noi abbiamo donato a Lazzaro, ai poveri Lazzaro della terra. Il giudizio di Dio che dice la verità definitiva sull’uomo, su ciascuno di noi è questo: la carità, l’amore.
E per trovare questa verità, questo bene, non guarderà me, dentro di me, ma intorno a me: guarderà le mie relazioni, la porzione di poveri e di lacrime e di amori che mi sono stati affidati e che devo custodire con la mia vita. Se c’è qualcosa di eterno in me, in noi, se qualcosa di noi rimane quando non rimane più nulla, questa cosa è l’amore. Dire “ti amo, o ti voglio bene” significa dire “io non morirò”.
Ma il povero è anche maestro di fede perché ci dice che tutti noi viviamo solo se siamo custoditi da altri, amati e che esistiamo solo perché accolti. E in cielo c’è Qualcuno che è impaziente di ripetere a tutti noi: Vieni, entra anche tu benedetto, figlio mio!
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