don Roberto Seregni " Regalità d'amore"
XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) - Cristo Re Vangelo: Mt 25,31-46
Siamo arrivati alla fine dell'anno liturgico passato in compagnia di Matteo. Come ultima tappa del nostro percorso siamo invitati a contemplare la regalità di Gesù.
Faccio fatica, lo ammetto, a tenere vicine queste ultime parole.
Per noi regalità significa prestigio, potere, comando, autorità... e Gesù, fin dall'inzio della sua vita, ha rifiutato categoricamente tutto questo.
Abbiamo bisogno di ribaltare, di capovolgere l'idea di regalità a cui siamo abituati.
Gesù è re perché serve, e non perché è servito.
Gesù è re perché svela che la vera potenza non è quella delle armi e della prevaricazione, ma quella dell'amore e della compassione.
Il brano di Vangelo che la liturgia ci propone per questa solennità ci svela che la regalità di Dio è diversa in tutto, anche nel giudizio. Questo brano di Matteo è chiarissimo: quando il Figlio dell'uomo ritornerà sulla terra ci chiederà quanto abbiamo amato!
L'elemento discriminate fra i "benedetti" e i "maledetti" è la forma concretissima dell'amore: ti sei preso cura di chi ti ho messo vicino? E' commuovente la concretezza di Gesù: dar da bere e da mangiare, visitare, curare, ospitare, vestire... Sono quei gesti dell'amore quotidiano, nascosto e silenzioso, che fanno la differenza!
Mi piace proprio questo brano di Vangelo perché è una vera cannonata che può svegliarci dal nostro cristianesimo assonnato, dai nostri spiritualismi vuoti e inconcludenti. Il Signore ci chiama ad una preghiera che cambia il cuore, gli occhi, le mani, e non a forme di finta spiritualità che anestetizzano e assopiscono. Il Signore ci chiama a celebrare quell'Eucaristia che non rimane intrappolata tra le mura delle nostre Chiese, ma che prosegue nelle nostre case, nelle fabbriche, negli uffici, nella scuola.
Coraggio, cari amici! Scegliamo Gesù come nostro re, facciamone il criterio di verifica delle nostre scelte e dei nostri progetti.
Scegliamo Lui e non saremo mai delusi.
Buona settimana
don Roberto
Siamo arrivati alla fine dell'anno liturgico passato in compagnia di Matteo. Come ultima tappa del nostro percorso siamo invitati a contemplare la regalità di Gesù.
Faccio fatica, lo ammetto, a tenere vicine queste ultime parole.
Per noi regalità significa prestigio, potere, comando, autorità... e Gesù, fin dall'inzio della sua vita, ha rifiutato categoricamente tutto questo.
Abbiamo bisogno di ribaltare, di capovolgere l'idea di regalità a cui siamo abituati.
Gesù è re perché serve, e non perché è servito.
Gesù è re perché svela che la vera potenza non è quella delle armi e della prevaricazione, ma quella dell'amore e della compassione.
Il brano di Vangelo che la liturgia ci propone per questa solennità ci svela che la regalità di Dio è diversa in tutto, anche nel giudizio. Questo brano di Matteo è chiarissimo: quando il Figlio dell'uomo ritornerà sulla terra ci chiederà quanto abbiamo amato!
L'elemento discriminate fra i "benedetti" e i "maledetti" è la forma concretissima dell'amore: ti sei preso cura di chi ti ho messo vicino? E' commuovente la concretezza di Gesù: dar da bere e da mangiare, visitare, curare, ospitare, vestire... Sono quei gesti dell'amore quotidiano, nascosto e silenzioso, che fanno la differenza!
Mi piace proprio questo brano di Vangelo perché è una vera cannonata che può svegliarci dal nostro cristianesimo assonnato, dai nostri spiritualismi vuoti e inconcludenti. Il Signore ci chiama ad una preghiera che cambia il cuore, gli occhi, le mani, e non a forme di finta spiritualità che anestetizzano e assopiscono. Il Signore ci chiama a celebrare quell'Eucaristia che non rimane intrappolata tra le mura delle nostre Chiese, ma che prosegue nelle nostre case, nelle fabbriche, negli uffici, nella scuola.
Coraggio, cari amici! Scegliamo Gesù come nostro re, facciamone il criterio di verifica delle nostre scelte e dei nostri progetti.
Scegliamo Lui e non saremo mai delusi.
Buona settimana
don Roberto
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