Enzo Bianco, sdb"PARABOLA DI GESÙ PER QUELLI CHE DORMONO"

30 novembre 2014 | 1a Domenica di Avvento - Anno B| Omelia
Oggi auguriamo a tutti: "Buon anno nuovo!". E qualcuno obietterà: "Ma siamo mica al primo gennaio…". È vero, però oggi è la Prima Domenica d'Avvento, e è come il primo gennaio dell'anno della Chiesa.

Con le sue domeniche e feste. In esse le famiglie cristiane attraverso la Liturgia incontrano il Signore, siedono alla sua mensa, accolgono la sua parola, rinnovano la loro personale amicizia con lui. Scusate se è poco. E s'impegnano a conoscere meglio il Signore.

* Come avviene? Nel Tempo dell'Avvento i cristiani si preparano a commemorare la na-scita del Signore, evento centrale di tutta la storia. Nel Tempo della Quaresima meditano sul più grande dono d'amore, Gesù dona la vita per i suoi fratelli.
Nella successione delle Domeniche i cristiani imparano dal Signore come realizzare il co-mandamento nuovo: Amerai! Comandamento che nella misura in cui è davvero vissuto, dà origine sul pianeta Terra alla nuova umanità: la famiglia dei Figli di Dio.
Dunque, oggi buon anno nuovo!

LA PAROLA D'ORDINE: VEGLIATE

Per questo nuovo anno Gesù nel Vangelo di oggi ci consegna unaua parola d'ordine: "Ve-gliate!". E con una delle sue parabole intriganti ci segnala il pericolo che di fatto corriamo: quello di farci trovare da lui, alla fine dei tempi, addormentati.

* Gesù, qualche tempo prima della sua passione e morte, era con i discepoli a Gerusa-lemme. Essi contemplavano il Tempio pieni di entusiasmo. E fanno notare al Signore: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!". Ma Gesù taglia netto: "Grandi costruzio-ni? Non rimarrà qui pietra su pietra che non sia distrutta!". Era una doccia fredda, che più fredda non si può.

* Ma loro, curiosi: "Maestro, dicci quando accadrà". Si aspettano una data precisa, invece Gesù di nuovo li delude. Con un discorso - detto apocalittico, perché riguardante le ul-time cose - li rimanda a vicende future e lontane, addirittura alla fine dei tempi. La para-bola che abbiamo udito chiude questo suo lungo discorso.
Ma apre bene il nostro nuovo anno.

* La parabola racconta di un padrone che si è costruito una grande casa, e ha molti servi che vi lavorano. Ma un giorno deve partire, e prima di allontanarsi distribuisce tra i servi le varie incombenze. Dice Gesù che dà "il potere ai servi, a ciascuno il suo compito".
La parabola, ci vuole poco a capirlo, riassume la storia dell'umanità. Dio ha assegnato agli uomini il potere sul mondo, e una missione, da accogliere e da svolgere. E Gesù al suo ri-torno vorrà vedere che cos'hanno combinato. Quindi l'insegnamento è chiaro: "Veglia-te... Fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati". Allora ci sarà un rendiconto e una valutazione del lavoro svolto dai servi. Insomma, secondo un'altra grandiosa parabola, avverrà il giudizio finale.
Gesù ora conclude con parole di portata universale "Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!".

SE TU SQUARCIASSI I CIELI

La vigilanza è l'atteggiamento autentico dell'uomo di fronte all'esistenza e di fronte a Dio.
Nella Prima Lettura di oggi un profeta antico (non se ne conosce il nome, lo si indica di so-lito come Terzo Isaia) esprimeva già l'atteggiamento ragionevole e appassionato dell'attesa. L'inquietudine dell'uomo, il suo vivo desiderio: con una forte supplica quasi gri-data il profeta dice a Dio: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!". Era la richiesta appassio-nata a un Dio che Israele sperava amico, sostegno, e liberatore.
Bene, quell'invocazione ha avuto ascolto: noi oggi sappiamo che i cieli si sono squarciati, il Verbo è sceso e s'è fatto Uomo in Gesù, per stare con noi.

- Ma di fatto non sembrano molti quelli che vigilano, che come il profeta antico cercano Dio e lo invocano. Tanti, riguardo ai valori dello spirito, dormono. Si lasciano vivere. Non hanno domande da porre, e non cercano risposte. Tirano a campare, un giorno dopo l'altro, come capita.
Consumano. In questa civiltà dei consumi. La tredicesima, lo spazzolino da denti, la fuori-serie, i ticket, le ferie. Tutto lì. Si consuma e si è consumati! Così impegnati nel procurarsi i beni materiali, che nei confronti con Dio si dorme della grossa.
È Scritto nell'allegro Statuto dei Nati Stanchi: "La notte è fatta per dormire, e il giorno per riposare". Ma chiedeva un maestro spirituale dell'antichità a un suo discepolo: "Se oggi dormi, cosa farai quando sarai morto?" (chassid Mendel di Kotzk).
Almeno si dovrebbe fare come quel tale, che andò dall'orologiaio e gli chiese: "Vorrei una sveglia che mi dicesse a che ora devo alzarmi, e perché".
Richiesta sensata, dato che questa fantastica sveglia esiste davvero, ed è il Vangelo.

L'IMPEGNO PER LE PENULTIME COSE

Il Signore troverà molti "addormentati". Invece vorrebbe i cristiani consapevoli e attenti. Sull'esempio del gallo, come dice un simpatico proverbio: "Il gallo sveglia se stesso, pri-ma di svegliare gli altri".
Svegli, per fare che cosa? Un famoso teologo tedesco, Dietrich Bonhoeffer, l'ha indicato: "L'attesa delle ultime cose implica l'impegno per le penultime". Le penultime sono le cose nostre di tutti i giorni. Perciò un impegno fatto di carità, amore fraterno, solidarietà. Oggi.

- Il Signore ha dato ai cristiani quel grande dono: il senso del tempo. E si aspetta che lo si occupi bene. Santa Caterina da Siena ha scritto ai suoi figli spirituali: "Correte! Corre-te! Il tempo è breve!". È l'inquietudine dei santi. Ma, comunque sia, il cristiano non può dormire tra due guanciali.
A volte si parla di ammazzare il tempo, e poi di fatto è il tempo ammazzato che ammazza noi. Dio ci ha dato il tempo perché - vivendo bene in questa attesa del Signore che viene - noi ne facciamo un'eternità.

PREGHIERA DEI FEDELI (a cura di Enzo Bianco)

Cominciando il nuovo anno della Chiesa, nella Preghiera dei fedeli domandiamo al Signore che rinnovi la nostra volontà di bene. Diciamo insieme:

Rendici vigilanti nell'attesa.

1. Preghiamo per l'anno nuovo della Chiesa, che oggi comincia. Può essere il tempo opportuno per approfondire le verità in cui crediamo.
- Perché sappiamo trovare nella messa della domenica il nutrimento dello spirito, necessa-rio per amare di più il Signore e i fratelli, preghiamo.

2. Per le giovani generazioni. Con la loro inquietudine, e la ricerca di sempre nuovi progetti, esse sono depositarie delle attese e aspirazioni della società.
- Perché sappiano vedere in Cristo il modello dell'umanità nuova, a cui ispirarsi per le scel-te della vita, preghiamo.

3. Per quanti nel duro impatto con la vita hanno perso la speranza. Non sono po-chi, e vivono accanto a noi il loro dramma sofferto e silenzioso.
- Perché la nostra solidarietà fraterna faccia rifiorire in loro la fiducia, e la volontà di impe-gnarsi per un domani migliore, preghiamo.

4. Per la nostra comunità di fede. Il trovarci in chiesa fianco a fianco ci suggerisce di farci presenza efficace anche nel nostro quartiere.
- Perché la vicinanza del Signore che viene ci aiuti a vincere l'egoismo, e a vivere nella ve-rità e nell'amore, preghiamo.

Dio nostro Padre, mentre ci impegniamo a costruire il tuo Regno sulla terra, donaci quello spirito di figli che può trasformare l'umanità una sola famiglia. La tua.
Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

                                                                                   Enzo Bianco, sdb

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