Luca Desserafino sdb"Abiterò ancora nella casa del Signore
23 novembre 2014 | 34a Domenica: Cristo Re A | T. Ordinario | Omelia
NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO RE DELL'UNIVERSO
Con questa XXXIV domenica del Tempo Ordinario, siamo giunti alla fine dell'anno liturgico. Un altro anno è passato, con le sue gioie e i suoi dolori, con la fatica del testimoniare quotidianemente la Speranza mossa dalla Fede e vissuta nella Carità dei discepoli di Cristo. In questa ultima domenica liturgica la Chiesa ci propone di guardare a Gesù come Signore e re dell'Universo.
Posare il nostro sguardo sul Primogenito del Padre per vedere quanto la nostra vita credente si è modellata, in questo anno, sulla sua; quanto il nostro amare è stato un amare come il Suo, l'unico che da' il senso e il giusto orientamento alla vita.
Il soggetto che trasapare dalle letture odierne è tutto incentrato sulla figura del pastore. Già Israele usava questa figura per indicare il Messia, il Salvatore, l'Eletto, l'Unto dal Signore. E non poteva che trovare un giusto posto nella prima comunità cristiana, questa figura che andava perfettamente ad indicare proprio il Figlio di Dio, Gesù.
Nella prima lettura, infatti, il profeta Ezechiele, riporta le parole del Signore, che "parla" come un pastore. Egli indica in questa immagine come sarà la venuta di quel Signore a cui si deve orientare la vita nella fede credente. E questa è tutta una iniziativa che il prende in prima persona, egli si muove sempre per primo.
Il credente è chiamatao a iconoscere nella propria vita questo Suo primato d'amore e acconsentire che esso venga ad abitare la nostra vita. Un amore non indeterminto ma denotato dalla giustizia, come lo stesso brano ci ricorda, "le pascerò con giustizia". Proprio questo "amore giusto" che conduce tutta la creazione e la vita delle creature è attuato anche nel momento delicato del passaggio da questo mondo all'altro.
San Paolo, nella seconda lettura, scrivendo ai Corinzi indica come il fulcro della storia, e conseguentemente di ogni storia, sia proprio la venuta di Cristo, e più precisamente la sua Pasqua di risurrezione. Il binomio Adamo-Cristo viene usato da Paolo per farci comprendere che realmente Cristo ha vinto la morte, morte introdotta nella storia dalla disobbedienza di Adamo.
Gesù stesso ci svela che da sempre il progetto del Padre a riguardo della creazione è un progetto di vita e non di morte. Con la sua vita Egli riscatta ogni creatura dalla morte e dal peccato, l'umanità a sua volta è libera se conforma la propria libertà a quella di Gesù, se cioè non mette ostacoli alla grazia, al dono del Padre mediato storicamente in Gesù e nel suo corpo, la Chiesa.
Il brano del Vangelo odierno ci mostra il quadro del giudizio finale. Come il pastore, della prima lettura, che si prendeva cura delle pecore, le accudiva e le divideva dai capri, nel Vangelo all'immagine del pastore viene sostituita quella del Figlio dell'uomo.
Questa categoria biblica, Figlio dell'uomo, sappiamo è applicata a Gesù stesso, lui è il Figlio del Padre, l'Unigenito; le pecore sono sostituite con tutti i popoli. Ecco che ora il Figlio dell'uomo è identificato come re, un re che fa come il pastore, cura e separa le pecore dai capri e da a ciascuno la sua determinazione secondo verità e giustizia.
Il documento del Concilio Vaticano II "Gaudium et Spes", la Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, al n. 45 recita:
"Il Signore è il fine della storia umana, "il punto focale dei desideri della storia e della civiltà", il centro del genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni.
Egli è colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti.
Nel suo Spirito vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana, che corrisponde in pieno col disegno del suo amore".
Questa è la "verità" che Cristo è venuto a testimoniare nel mondo. L'intera sua esistenza rivela che Dio è amore. La Croce è il "trono" dal quale ha manifestato la sublime regalità di Dio Amore: offrendosi in espiazione del peccato del mondo, Egli ha sconfitto il dominio del "principe di questo mondo" e ha instaurato definitivamente il Regno di Dio.
Questa convergenza di tutto l'universo in Cristo Signore, non è un fatto meccanico: è il frutto di una intensa attività degli uomini per la costruzione dell'umanità e del mondo, attività che viene sollecitata dall'amore trinitario mostrato in e da Cristo.
La via per giungere a questa meta è lunga e non ammette scorciatoie: occorre infatti che ogni persona liberamente accolga la verità dell'amore di Dio. Egli è Amore e Verità, e sia l'amore che la verità non si impongono mai: bussano alla porta del cuore e della mente e, dove possono entrare, apportano pace e gioia.
Questo è il modo di regnare di Dio; questo il suo progetto di salvezza, un "mistero" nel senso biblico del termine, cioè un disegno che si rivela a poco a poco nella storia.
Luca Desserafino sdb
NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO RE DELL'UNIVERSO
Con questa XXXIV domenica del Tempo Ordinario, siamo giunti alla fine dell'anno liturgico. Un altro anno è passato, con le sue gioie e i suoi dolori, con la fatica del testimoniare quotidianemente la Speranza mossa dalla Fede e vissuta nella Carità dei discepoli di Cristo. In questa ultima domenica liturgica la Chiesa ci propone di guardare a Gesù come Signore e re dell'Universo.
Posare il nostro sguardo sul Primogenito del Padre per vedere quanto la nostra vita credente si è modellata, in questo anno, sulla sua; quanto il nostro amare è stato un amare come il Suo, l'unico che da' il senso e il giusto orientamento alla vita.
Il soggetto che trasapare dalle letture odierne è tutto incentrato sulla figura del pastore. Già Israele usava questa figura per indicare il Messia, il Salvatore, l'Eletto, l'Unto dal Signore. E non poteva che trovare un giusto posto nella prima comunità cristiana, questa figura che andava perfettamente ad indicare proprio il Figlio di Dio, Gesù.
Nella prima lettura, infatti, il profeta Ezechiele, riporta le parole del Signore, che "parla" come un pastore. Egli indica in questa immagine come sarà la venuta di quel Signore a cui si deve orientare la vita nella fede credente. E questa è tutta una iniziativa che il prende in prima persona, egli si muove sempre per primo.
Il credente è chiamatao a iconoscere nella propria vita questo Suo primato d'amore e acconsentire che esso venga ad abitare la nostra vita. Un amore non indeterminto ma denotato dalla giustizia, come lo stesso brano ci ricorda, "le pascerò con giustizia". Proprio questo "amore giusto" che conduce tutta la creazione e la vita delle creature è attuato anche nel momento delicato del passaggio da questo mondo all'altro.
San Paolo, nella seconda lettura, scrivendo ai Corinzi indica come il fulcro della storia, e conseguentemente di ogni storia, sia proprio la venuta di Cristo, e più precisamente la sua Pasqua di risurrezione. Il binomio Adamo-Cristo viene usato da Paolo per farci comprendere che realmente Cristo ha vinto la morte, morte introdotta nella storia dalla disobbedienza di Adamo.
Gesù stesso ci svela che da sempre il progetto del Padre a riguardo della creazione è un progetto di vita e non di morte. Con la sua vita Egli riscatta ogni creatura dalla morte e dal peccato, l'umanità a sua volta è libera se conforma la propria libertà a quella di Gesù, se cioè non mette ostacoli alla grazia, al dono del Padre mediato storicamente in Gesù e nel suo corpo, la Chiesa.
Il brano del Vangelo odierno ci mostra il quadro del giudizio finale. Come il pastore, della prima lettura, che si prendeva cura delle pecore, le accudiva e le divideva dai capri, nel Vangelo all'immagine del pastore viene sostituita quella del Figlio dell'uomo.
Questa categoria biblica, Figlio dell'uomo, sappiamo è applicata a Gesù stesso, lui è il Figlio del Padre, l'Unigenito; le pecore sono sostituite con tutti i popoli. Ecco che ora il Figlio dell'uomo è identificato come re, un re che fa come il pastore, cura e separa le pecore dai capri e da a ciascuno la sua determinazione secondo verità e giustizia.
Il documento del Concilio Vaticano II "Gaudium et Spes", la Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, al n. 45 recita:
"Il Signore è il fine della storia umana, "il punto focale dei desideri della storia e della civiltà", il centro del genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni.
Egli è colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti.
Nel suo Spirito vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana, che corrisponde in pieno col disegno del suo amore".
Questa è la "verità" che Cristo è venuto a testimoniare nel mondo. L'intera sua esistenza rivela che Dio è amore. La Croce è il "trono" dal quale ha manifestato la sublime regalità di Dio Amore: offrendosi in espiazione del peccato del mondo, Egli ha sconfitto il dominio del "principe di questo mondo" e ha instaurato definitivamente il Regno di Dio.
Questa convergenza di tutto l'universo in Cristo Signore, non è un fatto meccanico: è il frutto di una intensa attività degli uomini per la costruzione dell'umanità e del mondo, attività che viene sollecitata dall'amore trinitario mostrato in e da Cristo.
La via per giungere a questa meta è lunga e non ammette scorciatoie: occorre infatti che ogni persona liberamente accolga la verità dell'amore di Dio. Egli è Amore e Verità, e sia l'amore che la verità non si impongono mai: bussano alla porta del cuore e della mente e, dove possono entrare, apportano pace e gioia.
Questo è il modo di regnare di Dio; questo il suo progetto di salvezza, un "mistero" nel senso biblico del termine, cioè un disegno che si rivela a poco a poco nella storia.
Luca Desserafino sdb
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