Luca Desserafino sdb"Noi siamo argilla e tu colui che ci plasma"

    30 novembre 2014 | 1a Domenica di Avvento B | Omelia
Con questa domenica iniziamo un nuovo anno liturgico. Questa prima domenica di Avvento, infatti, ci introduce in quel tempo forte di preparazione che culminerà con la Solennità del Santo Natale.
Nella liturgia odierna un verbo è posto alla nostra attenzione, da conservare come
promemoria durante questo tempo, esso è: vegliate. All'inizio di un nuovo anno l'atteggiamento che la Parola chiede ai credenti è un'azione attenta di vigilanza.

Lo spirito di ognuno deve essere pronto e prepararsi per un incontro, l'incontro con quel Dio che per amore si fa' carne ed apre il suo regno a chi in Lui pone la propria fede e la propria speranza testimoniandolo nella carità.

La prima lettura, tratta dal profeta Isaia, è un inno a Dio e all'uomo. Un inno che narra la grandezza di Dio, che viene detto padre, la potenza di Dio che si rivela agli occhi degli uomini con interventi nella storia, un Dio, insomma che non è distante dall'uomo.

Anzi è proprio per tutte quelle azioni che non sono state guidate dall'amore verso lui, che l'uomo chiede di non essere abbandonato, si riconosce egli mancante, presuntuoso, e implora dal Signore il ritorno "per amore dei tuoi servi".

La consapevolezza di essere lontani da quel Dio d'amore il profeta lo esprime in questo brano e con umiltà e saggezza, lo invoca di non "nascondere il suo volto", di tornare ad "interessarsi" dei credenti, perché non tutti sono "lontani dalle tue vie" e hanno indurito il cuore, c'è chi ancora chi pratica "con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie".

La seconda lettura, tratta dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi è il saluto iniziale che egli pone a questa comunità cristiana. Si rallegra Paolo, rivolgendosi alla comunità, perché vede come la loro fede sia modellata nella grazia del Signore Gesù. Proprio questo è apportatrice di arricchimento, di doni, che il Padre fa a coloro che vivono in questa logica di grazia e ne corrispondono.

Ma questo non è tutto, questo è solo il presagio per una speranza che deve venire, ma già opera nei credenti, attendere nello spirito d'amore "la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo", che verrà definitivamente nel suo giorno. E infine ribadisce, Paolo, l'importanza della fede verso quel Dio affidabile che in Gesù ha manifestato il suo vero volto di Padre.

Il brano evangelico, mette in evidenza quel verbo, vegliare, di cui si diceva all'inizio. Questo brano tratto dal capitolo tredicesimo del Vangelo di Marco, posto in una prospettiva apocalittica, narra l'invito stesso di Gesù verso i suoi discepoli a vegliare, a vigilare, a stare attenti e pronti.

La certezza che il momento verrà è palese, ci sarà un tempo in cui "tutti i nodi verranno al pettine", in cui ogni creatura sarà giudicata con amore e verità, sarà pesata, vagliata, valutata; ma questa realtà ultima non deve scoraggiarci, spaventarci, o impaurirci, se nella nostra vita credente abbiamo accolto e accogliamo l'invito e l'appello di Gesù stesso a vegliare, per fare in modo che "giungendo all'improvviso il padrone di casa non ci trovi addormentati", ma attenti e pronti a Lui.

Il Padre ci chiama alla comunione con sé, che si realizzerà pienamente al ritorno di Cristo, e Lui stesso si impegna a far sì che giungiamo preparati a questo incontro finale e decisivo. Il futuro è, per così dire, contenuto nel presente o, meglio, nella presenza di Dio stesso, del suo amore assiduo, che non ci lascia soli, non ci abbandona nemmeno un istante, come un padre e una madre non smettono mai di seguire i propri figli nel loro cammino di crescita.

Di fronte al Cristo che viene, l'uomo si sente interpellato con tutto il suo essere. La santificazione è dono di Dio e iniziativa sua, ma l'essere umano è chiamato a corrispondere con tutto se stesso, senza che nulla di lui resti escluso.

L'invito alla vigilanza di Gesù si salda molto bene con la consapevolezza del profeta Isaia, consapevolezza che ogni credente deve fare per dare giusto spazio e risalto al vegliare:

"Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla,
tu colui che ci plasma,tutti noi siamo opera delle tue mani".

                                                                                    Luca Desserafino sdb

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