Mons.Antonio Riboldi " Avvento, attesa della grande Gioia

Omelia del giorno 30 Novembre 2014
 I Domenica di Avvento (Anno B)
Come non vedere nell’Avvento il tempo dell’attesa del più grande evento nella nostra storia di uomini, ossia Dio che torna tra noi.
I nostri progenitori, tentati da satana, avevano
preferito il proprio orgoglio all’amore immenso del Padre, che ci aveva creati e fatto dono della vita, per la sola ragione di essere partecipi della sua felicità eterna. Gli abbiamo detto NO. E ci siamo trovati ‘nudi’. Risuonano sempre alle orecchie le amare parole del Padre tradito, che ci cerca: ‘Uomo dove sei?’. ‘Mi sono nascosto perché sono nudo’.

E da allora è iniziata la profonda e dolorosa nudità, che tante volte ci accompagna e sentiamo interiormente. In fondo, la terribile realtà storica dell’umanità è questa nudità, ossia l’assenza dell’amore di Dio, che è la sola ragione della nostra esistenza, anzi, la sola vita possibile.

Ma Dio, che è Amore, che è per noi il Padre di cui non possiamo fare a meno, dopo una lunga attesa, che ha accompagnato il popolo eletto, nel Vecchio Testamento, come ‘a preparare la Sua Via’, torna tra noi, uomo tra uomini, per riportarci a casa.

L’Avvento dovrebbe contenere questa attesa, vissuta nella preghiera, nella conversione, per prepararci alla festa di sentirci di nuovo amati e di amare, come è nella nostra natura.

La Chiesa, oggi, dedica questo tempo, l’Avvento, perché tutti possiamo preparare la nostra grotta, per ricevere Dio che viene a noi nell’umiltà del presepio, che è l’espressione della Sua grande discrezione e delicatezza, come è la natura dell’Amore.

Avvento: un tempo ‘per preparare la via al Signore’, come disse Giovanni Battista.

Ma noi vogliamo essere pronti a vivere degnamente questo tempo particolare di ‘attesa di Dio’?

Non c’è bisogno di ricordarci quanto abbiamo bisogno che Lui torni tra noi!

Abbiamo bisogno che Lui ci aiuti a fugare le tante nubi, che cercano di nasconderci la verità.

Per questo l’Avvento è davvero il tempo di metterci alla prova, per vedere se davvero in noi c’è il sincero  desiderio che Dio si faccia strada, che venga e, quindi, ci apra alla gioia del Natale, che è Lui con noi, pronto a condividere gioie e speranze, sofferenze e ansietà.

Gesù, oggi, ci indica come vivere questo prezioso tempo di Avvento:

“Gesù disse ai suoi discepoli: ‘Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo avere lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito e ha ordinato al portiere di vegliare.

Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se la sera o a mezzanotte o al canto del gallo o di mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate”. (Mc. 13, 33-37)

E un modo di ‘vegliare’, cioè attendere la venuta di Gesù a Natale, è quello di affidarsi alla preghiera, alla lettura della Parola, alla carità verso chi non ha.

In questi ultimi tempi, la Chiesa suggerisce di entrare nel mistero di Dio che, amandoci, vuole essere nostra luce, tornando alla lettura e alla meditazione della Parola di Dio, nella Sacra Scrittura.

È difficile? Direi proprio di no, ma è fondamentale come ha affermato spesso anche Papa Francesco:

«Leggere durante la giornata un passo del Vangelo. Perché, per imparare? No! Per trovare Gesù, perché Gesù è proprio nella Sua Parola, nel Suo Vangelo. Ogni volta che io leggo il Vangelo, trovo Gesù. Ma come ricevo questa Parola? Eh, si deve ricevere come si riceve Gesù, cioè con il cuore aperto, con il cuore umile, con lo spirito delle Beatitudini. Perché Gesù è venuto così, in umiltà. È venuto in povertà. È venuto con l’unzione dello Spirito Santo».

Basterebbe ‘sacrificare’ qualche momento della televisione, che ci annebbia l’anima, e fare spazio a Dio che, nella Sacra Scrittura, ci parla. Capiremmo il Natale.

Non solo, ma, mentre il consumismo fa del Natale l’idolatria dei doni, proviamo a programmare doni a chi non conosce neppure il necessario.

Quel dono, a Natale, sarà il modo più bello di annunziare che Dio è vicino a tutti, nasce per tutti.

Impossibile? Forse per chi ripete la storia di quanti, quando nacque Gesù, non offrirono ospitalità a Maria, una donna incinta, e a Giuseppe: ‘Per loro non c’era posto!’, ma non per chi ascolta la Parola.

Sono sempre parole di Papa Francesco: E’ importante capire che l’ascolto della parola del Signore, la contemplazione, e il servizio concreto al prossimo non sono due atteggiamenti contrapposti … una preghiera che non porta all’azione concreta verso il fratello povero, malato, bisognoso di aiuto, è una preghiera sterile e incompleta. Ma, allo stesso modo, quando nel servizio ecclesiale si è attenti solo al fare, si dà più peso alle cose, alle funzioni, alle strutture, e ci si dimentica della centralità di Cristo, non si riserva tempo per il dialogo con Lui nella preghiera, si rischia di servire se stessi e non Dio presente nel fratello bisognoso … E’ dalla contemplazione, da un forte rapporto di amicizia con il Signore che nasce in noi la capacità di vivere e di portare l’amore di Dio, la sua misericordia, la sua tenerezza verso gli altri. Non è il regalo che ci fa buoni, ma è farsi dono che ci fa conoscere l’Amore e suscita la gioia.

Vorrei pregare in questo tempo Maria, la Mamma di Gesù e nostra, con le parole del caro don Tonino Bello: “Santa Maria donna del silenzio, riportaci alle sorgenti della pace.

Liberaci dall’assedio delle parole: dalle nostre, prima di tutto, ma anche da quelle degli altri.

Persuadici che solo nel silenzio maturano le grandi cose della vita: la conversione, l’amore, il sacrificio, la morte. Liberaci, ti preghiamo dagli appagamenti facili, dai rapporti comodi.

Apri il nostro cuore alle sofferenze dei fratelli.

E perché possiamo essere pronti ad intuirne la necessità donaci occhi gonfi di tenerezza e di speranza.”

Antonio Riboldi – Vescovo

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