Mons.Antonio Riboldi "Solennità di Gesù, Re dell’universo"

Omelia del giorno 23 novembre  2014
 Cristo Re (Anno A)
 È davvero stupenda la pedagogia della Chiesa che ci dà la possibilità, durante l’anno, di ripercorrere e vivere tutta la storia della redenzione.
Inizia con il tempo dell’Attesa di Dio fra di noi, ossia l’Avvento, quindi la grande notizia che Dio davvero si è fatto uno di noi, nel Natale. Segue il tempo della conversione, nella Quaresima, che ci prepara alla S. Pasqua e, dopo 50 giorni, l’inizio del cammino della Chiesa con la Pentecoste.

Questo cammino di fede – annuale - che abbraccia la storia della redenzione, termina con la Solennità di Gesù Cristo, Re dell’universo. E in questo ‘pellegrinaggio’ Dio ci accompagna con il Suo Amore e la Sua Grazia, sempre che noi Lo seguiamo.
Siamo sempre affannosamente in ricerca di qualcosa o di qualcuno, che almeno ci offra l’illusione di felicità. Basta guardare tanti fratelli che ‘si arrampicano’ su tutto, pur di avere sempre qualcosa in più, sgomitano per possedere di più, si agitano per apparire di più...a volte senza guardare troppo per il sottile alla morale e alle conseguenze. Che la felicità sia il ‘sale’ della vita di ogni uomo è scontato.

Ma tutti noi - non dovremmo mai scordarlo - usciamo dal Cuore di Dio, che ci ha creati ‘a sua immagine’: è Lui, l’origine e la fonte della nostra realizzazione, la gioia per essenza, senza limiti di spazio e di tempo. Cercare la gioia altrove è pazzia.

Troppo spesso ci accontentiamo del fugace brivido, che ci danno le creature: un brivido che subito dopo, ci mostra il proprio limite, se non il vuoto di contenuto.

Contemplare Cristo che ci accompagna nell’anno liturgico, invitandoci a vivere seguendo Lui, Via, Verità e Vita, è camminare senza paura verso l’incontro finale con Lui.

Un incontro che ci sarà, lo si creda o no.

Un incontro che i Santi - dalle semplici persone, in cui l’amore era regola di vita, ai grandi Santi – hanno sempre atteso, preparandosi, restando vigilanti e sereni.

Gesù, che ha vissuto tra noi, come uno di noi, ci ha preceduto, ha tracciato la via e ci attende:

Lui, l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine.

Ed è Gesù stesso che ci descrive il grande giorno in cui il mondo finirà e ci sarà il Giudizio, dandoci quasi lo ‘schema’ delle domande, dalle cui risposte dipenderà il nostro giudizio finale.

Ma ascoltiamo con tanta serietà, perché sarà il momento più importante della nostra vita.

“Gesù disse: ‘Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: ‘Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi’.

Allora i giusti Gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: ‘In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. …’. (Mt. 25, 31-46)

Il giudizio sarà proprio sull’amore verso i più deboli, perché Gesù afferma che essi ‘sono Lui’!

Non potremo dire di ‘non sapere’....chi di noi è saggio ne può far argomento di riflessione quotidiana.

Non ci resta che interrogarci oggi e ogni giorno, per prepararci al giudizio. Ascoltiamo anche le parole di Papa Francesco su questo momento così grave e bello della nostra vita: ‘Quando pensiamo al ritorno di Cristo e al suo giudizio finale, che manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena, percepiamo di trovarci di fronte a un mistero che ci sovrasta, che quasi istintivamente suscita in noi un senso di timore, e magari anche di trepidazione. Se però riflettiamo bene su questa realtà, essa non può che allargare il cuore di un cristiano e costituire un grande motivo di consolazione e di fiducia. … Quel giudizio finale è già in atto, incomincia adesso nel corso della nostra esistenza, è pronunciato in ogni istante della vita, come riscontro della nostra accoglienza con fede della salvezza presente ed operante in Cristo, oppure della nostra incredulità, con la conseguente chiusura in noi stessi. Ma se noi ci chiudiamo all’amore di Gesù, siamo noi stessi che ci condanniamo. La salvezza è aprirsi a Gesù, e Lui ci salva; … aprirsi significa pentirsi, accusarsi delle cose che non sono buone e che abbiamo fatto. Siamo noi quindi che possiamo diventare in un certo senso giudici di noi stessi, autocondannandoci all’esclusione dalla comunione con Dio e con i fratelli. Non stanchiamoci, pertanto, di vigilare sui nostri pensieri e sui nostri atteggiamenti, per pregustare fin da ora il calore e lo splendore del volto di Dio - e ciò sarà bellissimo - che nella vita eterna contempleremo in tutta la sua pienezza. Avanti, pensando a questo giudizio che comincia adesso, è già cominciato. Avanti, facendo in modo che il nostro cuore si apra a Gesù e alla sua salvezza; avanti senza paura, perché l’amore di Gesù è più grande e se noi chiediamo perdono dei nostri peccati Lui ci perdona. È così Gesù. Avanti allora con questa certezza, che ci porterà alla gloria del cielo!

Facciamo nostra, nella riflessione e nella preghiera, questo caloroso incitamento, perché possiamo essere tutti insieme e sentire il ‘Venite benedetti’, come premio di una vita vissuta con un amore senza limiti, in particolare verso i più deboli e bisognosi.

Antonio Riboldi – Vescovo

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