P. FLORIAN KAPUSCIAK MEDITAZIONE "CRISTO RE"
MEDITAZIONE
Nel testo liturgico di oggi tornano alcune idee, alcuni termini che ci sembrano difficili da
ammettere: il re, simbolo di potere, il giudice, padrone del destino degli uomini. Il potere e il
giudizio, dei quali si abusa così facilmente e così spesso, ispirano una certa distanza, la paura
e un sentimento di insicurezza. In questo contesto ci è difficile considerare il Cristo come re e
giudice. Ma, per fortuna, lui stesso ci aiuta a sormontare queste difficoltà.
Le sue parole e le sue azioni ci mostrano il suo concetto di sovranità. Il suo potere è un potere
d'amore che non si impone e ci lascia liberi. Egli si rivela come nostro giudice ma il suo
atteggiamento verso i peccatori e i deboli ci fa sperare che egli sia un avvocato, per noi, più che
un giudice. La sua misericordia infinita, la sua comprensione nei confronti di chi ha sbagliato,
la sua pazienza verso i discepoli che non possono cogliere appieno la sua parola e la sua
missione, la sua attenzione particolare agli uomini poveri e senza difesa, tutto questo riduce le
distanze e fa svanire la nostra paura. Il Cristo è un re che vive in mezzo a noi così come lo è per
quella povera gente senza casta, in quel villaggio sperduto dell'Orissa, in India, che, durante
l'adorazione del Santo Sacramento, posa l'ostensorio direttamente sul suolo, inginocchiandosi
tutt'intorno.
Chiudendo l'anno liturgico con la festa del Cristo re, la Chiesa ci ricorda che Cristo è onnipotente
sul mondo e su ognuno di noi ma che il suo potere non si esercita come quello degli uomini.
Cristo non fa vittime. Lui solo è la vittima.
P. FLORIAN KAPUSCIAK
Nel testo liturgico di oggi tornano alcune idee, alcuni termini che ci sembrano difficili da
ammettere: il re, simbolo di potere, il giudice, padrone del destino degli uomini. Il potere e il
giudizio, dei quali si abusa così facilmente e così spesso, ispirano una certa distanza, la paura
e un sentimento di insicurezza. In questo contesto ci è difficile considerare il Cristo come re e
giudice. Ma, per fortuna, lui stesso ci aiuta a sormontare queste difficoltà.
Le sue parole e le sue azioni ci mostrano il suo concetto di sovranità. Il suo potere è un potere
d'amore che non si impone e ci lascia liberi. Egli si rivela come nostro giudice ma il suo
atteggiamento verso i peccatori e i deboli ci fa sperare che egli sia un avvocato, per noi, più che
un giudice. La sua misericordia infinita, la sua comprensione nei confronti di chi ha sbagliato,
la sua pazienza verso i discepoli che non possono cogliere appieno la sua parola e la sua
missione, la sua attenzione particolare agli uomini poveri e senza difesa, tutto questo riduce le
distanze e fa svanire la nostra paura. Il Cristo è un re che vive in mezzo a noi così come lo è per
quella povera gente senza casta, in quel villaggio sperduto dell'Orissa, in India, che, durante
l'adorazione del Santo Sacramento, posa l'ostensorio direttamente sul suolo, inginocchiandosi
tutt'intorno.
Chiudendo l'anno liturgico con la festa del Cristo re, la Chiesa ci ricorda che Cristo è onnipotente
sul mondo e su ognuno di noi ma che il suo potere non si esercita come quello degli uomini.
Cristo non fa vittime. Lui solo è la vittima.
P. FLORIAN KAPUSCIAK
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