padre Gian Franco Scarpitta " Dio, il presente e il Veniente"
I Domenica di Avvento (Anno B) (30/11/2014)
Vangelo: Mc 13,33-37
l tempo di Avvento, che inaugura oggi un nuovo tempo liturgico, come sappiamo ci predispone alla celebrazione del Natale, che è la gloria del Signore Gesù Cristo che entra nella storia assumendola fino in fondo. E' un tempo propizio che, man mano che incute fermento nei preparativi della Festa addobbando sempre più le nostre strade e illuminandole di luci e di colore,
infonde in noi un clima di gioia e di serenità che caratterizza l'attesa.Il termine Avvento significa (Adventus) "ciò che sta per venire" e contemporaneamente "ciò a cui andiamo incontro", ossia il Signore che era, che è e che viene" (Ap 1, 7), che costituisce passato, presente e avvenire della nostra vita e verso il quale ci si avvicenda con spirito di letizia e di soddisfazione, considerando la bellezza dell'incontro. iò che si aspetta con contentezza procura un saggio della gioa definitiva, un anticipo della gaiezza che vi verrà data con l'arrivo dell'atteso. In questo caso l'Atteso è Dio, Colui che è già venuto e che è adesso, e che finalmente verrà. Dio, il presente e il Veniente.
Avvento è quindi il tempo della gioia e della soddisfazione interiore, della commozione e dell'armonia, dell'ansia giustificata che caratterizza chiunque aspetti qualcosa di importante e di risolutivo che sa con certezza che cambierà la propria vita per cui vale la pena aspettare e per il quale anzi la stessa attesa diventa piacevole.
Le pagine della liturgia odierna associano però la letizia alla vigilanza, perché noi si possa prontamente omettere dalla nostra vita tutto quello che possa distogliere dall'attesa di questo dono che attendiamo, proprio come quando restando in casa si pone l'orecchio allo squillo del campanello perché il postino può suonare da un momento all?altro: restare desti e pronti è necessario in qualsiasi momento ai fini di percepire la presenza di Dio nella dinamica dell'oggi. Il Signore vuole intervenire nella nostra storia di tutti i giorni per rendersi partecipe delle nostre vicissitudini e per apportare alla quotidianità la sua carica di vita e di rinnovato vigore, per cui sarebbe deleterio per noi stessi restare indifferenti di fronte alla continua presenza di Dio, ma anche adesso che: andiamo incontro al Signore che viene a scuotere l'umanità rendendosi egli stesso uomo (anzi Bambino) ci si chiede che intensifichiamo la vigilanza a partire dalla predisposizione interiore e dalla relazione personale con lo stesso Cristo Signore.
Il profeta Isaia afferma che da parte dell'uomo Dio viene atteso sempre con molta ansia, al punto da desiderare che Egli si renda anche tangibile ed esperibile ai sensi, così come afferma questa espressione che recide il brano della prima Lettura di oggi: " Se tu squarciassi i cieli e scendessi!"
Anche se in effetti i versi precedenti suggeriscono che quello che viene atteso dagli uomini è il Dio padre e redentore agente di misericordia, amore e perdono, è tuttavia indiscutibile il dato di fatto che oggigiorno si preferirebbe davvero che Dio si imponesse nella vita degli uomini irrompendo nel quotidiano e sconvolgendo anche gli elementi del cosmo, visto che la nostra epoca presenta tante attese di giustizia nella persona di tante vittime dell'odio, della violenza e della discriminazione dovuta al mancato riconoscimento dei diritti dell'uomo. Il sangue sparso in ogni angolo del pianeta nonché la moltitudine di bambini uccisi tutti i giorni dalla fame nonché la discrepanza sempre più crescente fra ricchi e poveri bastano già da se stessi a rendere l'idea di come si invochi l'intervento di un Dio che sconvolga determinate situazioni assurde...
Ebbene, in Cristo che si renderà Bambino Dio sarà ben lungi dallo "squarciare i cieli" e dallo scuotere le montagne, ma porterà i cieli sulla terra, poiché si renderà solidale con l'umanità povera e abbandonata soffrendo da uomo con essa e apportandovi la motivazione della speranza in un futuro migliore, poiché sperimenterà la semplicità e l'immediatezza di un Fanciullo abbandonato alla precarietà e agli stenti nonché la frustrazione dell'abbassamento e della nullità. Verrà però ad instaurare il Regno di Dio i cui primi destinatari sono proprio gli ultimi e gli esclusi ed è per questo che occorre riaffermare la necessità di un Avvento fervoroso nel gaio e nella letizia, di un'attesa viva ed entusiasta che il divino si immerga nell'umano...
Vangelo: Mc 13,33-37
l tempo di Avvento, che inaugura oggi un nuovo tempo liturgico, come sappiamo ci predispone alla celebrazione del Natale, che è la gloria del Signore Gesù Cristo che entra nella storia assumendola fino in fondo. E' un tempo propizio che, man mano che incute fermento nei preparativi della Festa addobbando sempre più le nostre strade e illuminandole di luci e di colore,
infonde in noi un clima di gioia e di serenità che caratterizza l'attesa.Il termine Avvento significa (Adventus) "ciò che sta per venire" e contemporaneamente "ciò a cui andiamo incontro", ossia il Signore che era, che è e che viene" (Ap 1, 7), che costituisce passato, presente e avvenire della nostra vita e verso il quale ci si avvicenda con spirito di letizia e di soddisfazione, considerando la bellezza dell'incontro. iò che si aspetta con contentezza procura un saggio della gioa definitiva, un anticipo della gaiezza che vi verrà data con l'arrivo dell'atteso. In questo caso l'Atteso è Dio, Colui che è già venuto e che è adesso, e che finalmente verrà. Dio, il presente e il Veniente.
Avvento è quindi il tempo della gioia e della soddisfazione interiore, della commozione e dell'armonia, dell'ansia giustificata che caratterizza chiunque aspetti qualcosa di importante e di risolutivo che sa con certezza che cambierà la propria vita per cui vale la pena aspettare e per il quale anzi la stessa attesa diventa piacevole.
Le pagine della liturgia odierna associano però la letizia alla vigilanza, perché noi si possa prontamente omettere dalla nostra vita tutto quello che possa distogliere dall'attesa di questo dono che attendiamo, proprio come quando restando in casa si pone l'orecchio allo squillo del campanello perché il postino può suonare da un momento all?altro: restare desti e pronti è necessario in qualsiasi momento ai fini di percepire la presenza di Dio nella dinamica dell'oggi. Il Signore vuole intervenire nella nostra storia di tutti i giorni per rendersi partecipe delle nostre vicissitudini e per apportare alla quotidianità la sua carica di vita e di rinnovato vigore, per cui sarebbe deleterio per noi stessi restare indifferenti di fronte alla continua presenza di Dio, ma anche adesso che: andiamo incontro al Signore che viene a scuotere l'umanità rendendosi egli stesso uomo (anzi Bambino) ci si chiede che intensifichiamo la vigilanza a partire dalla predisposizione interiore e dalla relazione personale con lo stesso Cristo Signore.
Il profeta Isaia afferma che da parte dell'uomo Dio viene atteso sempre con molta ansia, al punto da desiderare che Egli si renda anche tangibile ed esperibile ai sensi, così come afferma questa espressione che recide il brano della prima Lettura di oggi: " Se tu squarciassi i cieli e scendessi!"
Anche se in effetti i versi precedenti suggeriscono che quello che viene atteso dagli uomini è il Dio padre e redentore agente di misericordia, amore e perdono, è tuttavia indiscutibile il dato di fatto che oggigiorno si preferirebbe davvero che Dio si imponesse nella vita degli uomini irrompendo nel quotidiano e sconvolgendo anche gli elementi del cosmo, visto che la nostra epoca presenta tante attese di giustizia nella persona di tante vittime dell'odio, della violenza e della discriminazione dovuta al mancato riconoscimento dei diritti dell'uomo. Il sangue sparso in ogni angolo del pianeta nonché la moltitudine di bambini uccisi tutti i giorni dalla fame nonché la discrepanza sempre più crescente fra ricchi e poveri bastano già da se stessi a rendere l'idea di come si invochi l'intervento di un Dio che sconvolga determinate situazioni assurde...
Ebbene, in Cristo che si renderà Bambino Dio sarà ben lungi dallo "squarciare i cieli" e dallo scuotere le montagne, ma porterà i cieli sulla terra, poiché si renderà solidale con l'umanità povera e abbandonata soffrendo da uomo con essa e apportandovi la motivazione della speranza in un futuro migliore, poiché sperimenterà la semplicità e l'immediatezza di un Fanciullo abbandonato alla precarietà e agli stenti nonché la frustrazione dell'abbassamento e della nullità. Verrà però ad instaurare il Regno di Dio i cui primi destinatari sono proprio gli ultimi e gli esclusi ed è per questo che occorre riaffermare la necessità di un Avvento fervoroso nel gaio e nella letizia, di un'attesa viva ed entusiasta che il divino si immerga nell'umano...
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