Commento: Rev. D. Bernat GIMENO i Capín «Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia»

Commento: Rev. D. Bernat GIMENO i Capín (Barcelona, Spagna)
«Trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia»
Oggi, brilla una luce per noi, Egli è nato per noi il Signore! Proprio come il sole sorge ogni mattina per illuminare e dar vita al nostro
mondo, questa Messa all'alba, che si celebra ancora in una certa oscurità, evoca la figura del piccolo Bambino nato a Betlemme, come il sole sorgente, che viene ad illuminare tutta la famiglia umana.

Dopo Maria e Giuseppe, furono questi pastori del Vangelo i primi ad essere stati illuminati dalla presenza di Gesù Bambino. I pastori, che erano considerati gli ultimi nella società. Dobbiamo essere pastori per accogliere il bambino, ed essere consapevoli del nostro nulla.

Che Gesù è la luce non ci può lasciare indifferenti. Osserviamo i pastori, tanta era la gioia che provavano per quello che avevano visto che non smettevano di parlarne: «Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori» ( Lc 2,19).

«Il vostro Salvatore è qui», dice il profeta e questo ci riempie di gioia e di pace. Carissimi, di questo abbiamo bisogno molti cristiani di oggi: parlare di Lui con gioia, pace e fiducia, ciascuno dalla propria vocazione, cioè, dal disegno eterno che ha Dio “per me”. E questo sarà possibile se siamo già convinti della nostra identità, laici, religiosi e sacerdoti. Siamo tutti “il popolo santo“ di cui parla il profeta Isaia.

Era piano di Dio che arrivassero pastori ad adorare Gesù Bambino. Siamo tutti pastori. Dobbiamo essere tutti poveri e umili..., Contemplando il presepe di casa nostra, con i loro pastori di plastica o di ceramica, vediamo l'immagine della Chiesa, che il profeta nella prima lettura descrive come una “città -non- abbandonata” e come “quella - che - ha - un - amore” (cfr Is 62,12). Facciamo il proposito questo Natale di amare di più la nostra Chiesa ... che non è nostra ma Sua, e noi la riceviamo ed entriamo a partecipare di essa come servi indegni, e la riceviamo come un dono, come un regalo immeritato. Da qui che in questo Natale, la nostra esplosione di gioia deve essere di un profondo e sincero ringraziamento.

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