D. Gianni Mazzali SDB"DOMENICA DELLA SANTA FAMIGLIA DI GESU' MARIA E GIUSEPPE"

    28 dicembre 2014 | S. Famiglia - Anno B  | Omelia
Oggi affrontare il tema della famiglia risponde indubbiamente ad una urgenza sociale e culturale, ma si corre il rischio di cadere nei luoghi comuni e quindi di abbandonarlo alla irrilevanza. D'altro canto le indagini sociologiche, le tendenze di costume ci pongono di fronte a fatti e a dati non sempre così facilmente interpretabili che comunque non ci forniscono prospettive significative che diano luce al presente. Siamo certamente sottoposti ad
innumerevoli pressioni e rivendicazioni sulla natura della famiglia e una forma di libertarismo sfrenato quasi ci impaurisce e, come credenti, sembra relegarci alla periferia della città secolare. E' confortante poter fare riferimento non alle ideologie o alle centrali di opinione, ma alla parola di Dio che in questa domenica illumina di luce tenue e chiara la realtà della famiglia umana nel segno della famiglia di Nazaret di Gesù, Maria e Giuseppe.

Un mistero che si dipana nella fede

La malinconica situazione di Abramo che si rivolge a Dio nella sua sterilità ci richiama un altro uomo che si rivolge a Dio, anzi discute e alterca con Lui provato nei suoi affetti, nelle sue cose e nella sua stessa salute: Giobbe. La nostra vicenda umana, le crisi dell'amore, i tradimenti, le violenze più atroci che si consumano nel focolare domestico, la confusione dei ruoli materni e paterni che ci erano sembrati i punti fermi dell'istituzione familiare non trovano una spiegazione nei ragionamenti, nelle cause scatenanti. Oggi più che mai la famiglia si rivela un mistero, un continente immenso, spesso un enigma. La prima grande parola, di cui abbiamo davvero bisogno oggi è contenuta nell'espressione lapidaria del primo libro della Bibbia: "Egli (Abramo) credette al Signore che glielo accreditò come giustizia".
Il rapporto tra Dio ed Abramo è un rapporto profondo e dialettico. Il patriarca si fida di Dio e lo dimostra con i fatti e nello stesso tempo sembra rinfacciare a Dio la sua sterilità, l'assenza di figli da lui generati. La sua fede non è per lui un vanto, ma una sconfitta rappresentata dalla macchia della sterilità. E Dio lo invita a guardare il cielo a misurarsi con l'immensità, a non cadere nella trappola dei piccoli calcoli. Abramo apprende la lezione e consegna a Dio la sua fiducia, senza condizioni.
Prescrivere il rimedio della fede nell'interpretare i complessi fenomeni che coinvolgono la famiglia oggi sembra per molti improponibile, una utopia sprovveduta. Oggi ci sono troppi maestri e quindi tanta confusione: la famiglia allargata, le coppie di fatto, la paternità e maternità acquisite, coppie senza padre o senza madre con figli che hanno molteplice appartenenza genetica. Ci si sente confusi, ci si chiede timidamente verso quale meta stiamo procedendo. Una prepotente forza centrifuga disintegra e rende più complessi i rapporti generazionali all'interno di un nucleo familiare. Nel mantenersi saldamente ancorati a certi principi ci si sente quasi segnati a dito, emarginati.
Eppure questa è la ricetta che la Parola oggi ci propone: la risposta non viene dalle alchimie ideologiche di un libertarismo che sembra non avere più frontiere, ma dall'umile accettazione di un disegno che non è nostro, di un universo che non abbiamo tracciato noi.
Le nostre famiglie hanno bisogno di fede e non di indottrinamento, di abbandono e non di calcolo, di umiltà e non di un miraggio di autonomia che sfocia nell'irrazionale.
La fede è l'humus, il tessuto connettivo, l'essenza della Famiglia di Nazaret: le incertezze, le preoccupazioni, le incomprensioni, le contraddizioni che vi si sperimentano vengono ricondotte a Dio, al suo piano di salvezza, alla sua Provvidenza.

La sofferenza in famiglia, esperienza universale

Un pastore d'anime viene oggi spesso, come credo anche ieri, a contatto con la realtà del dolore, della sofferenza, del disagio delle famiglie. In tempi di crisi economica verrebbe fatto di attribuire alle difficoltà finanziarie la responsabilità di tanti problemi. Ma il disagio è più profondo: la precarietà dell'amore coniugale che nasce dalla sua fragilità motivazionale. Ci si promette eterno amore, credo anche sinceramente, ma con una precomprensione che oggi faccio fatica a chiamare culturale: se poi non dovesse funzionare ci separiamo e costruiremo altri amori. Oggi siamo quasi quotidianamente confrontati da storie e problemi complessi e incredibili. Si soffre tanto, ci si dispera, si cercano affannosamente altre soluzioni e si può scivolare impercettibilmente in una forma di cinismo pragmatico. Si soffre per malattie improvvise che dilaniano il tessuto familiare, che distruggono l'amore, che allontanano, che creano solitudine, abbandono, depressione e ricerca di compensazioni selvagge. Si soffre nei figli che si dileguano troppo presto dalla condivisione familiare e troppo tardi dai vantaggi esistenziali ed economici che la famiglia offre. Si soffre nei genitori che, diventando anziani e soli, hanno bisogno di cure, di vicinanza, di attenzioni, di tempo. Si soffre nelle strutture di accoglienza per anziani, si percepisce il bisogno accorato di famiglia, di affetti vicini, quando ci si è spesi proprio per quei figli che non sembrano manifestare più affetto e riconoscenza.
La Parola di Dio ci offre l'esempio di Maria, la madre di Gesù e la sposa di Giuseppe per dare un senso ed una prospettiva di fede al dolore. Simeone le prospetta una sofferenza che le lacererà il cuore, perché possa svelarsi appieno l'anelito dell'uomo. Maria forse non comprende, ma accetta le parole sagge del vecchio che è sempre stato accanto a Dio. In questa sua disponibilità indica un cammino, una via. Oggi la famiglia ha bisogno di ritrovare i fondamentali, di riequilibrare il suo dinamismo, di smetterla di rifugiarsi in soluzioni effimere. Genitori e figli, preoccupati troppo di troppe cose, hanno bisogno di essere aiutati a ritrovare in Dio, nella fede umile e caparbia, il senso più profondo dell'amore e della comunione.

"Non è né la carne, né il sangue
ma il cuore, che ci rende padri e figli." - (J. Schiller)

D. Gianni Mazzali SDB

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