D. Mario MORRA SDB "Gesù, figlio di Davide"

21 dicembre 2014 | 4a Domenica di Avvento B | Omelia
4a Domenica di Avvento - Anno B 2014
In prossimità ormai della festa del Natale, la Chiesa, attraverso la Liturgia, ci aiuta a comprendere il significato vero del Natale cristiano, e ad assumere le disposizioni necessarie per celebrarlo degnamente e con frutto.
La 1a lettura ci presenta il re Davide che, conseguita la pace e consolidato il regno, ha deciso di costruire un tempio degno del Signore; gli sembra assurdo vivere in una reggia, mentre
l'Arca del Signore, segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, è ancora sotto una tenda, come al tempo della peregrinazione nel deserto.
Il Signore gli fa sapere però, attraverso il profeta Natan, che sarà Lui, il Signore, a costruire una casa a Davide, a garantirgli cioè una discendenza che non tramonta: "Io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere...La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre".
Le parole del profeta si riferiscono direttamente al figlio di Davide, a Salomone, che effettivamente costruirà il grandioso tempio di Gerusalemme, ma vanno ben oltre.
Il Messia, che nascerà dalla stirpe di Davide, darà significato pieno alla profezia di Natan.
Nell'annuncio a Maria, l'Arcangelo Gabriele, farà riferimento proprio a questa profezia: "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell'Altissimo; il Signore dio gli darà il trono di Davide suo padre, regnerà per sempre ed il suo regno non avrà fine".
In Gesù di Nazareth, concepito nel grembo di Maria, Dio mantiene le sue promesse, superando ogni previsione umana. Gesù è il Messia, il Salvatore, non solo del popolo di Israele, ma di tutti gli uomini.

Dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato, vengono spontanee alcune riflessioni. È sempre Dio che prende l'iniziativa della salvezza; l'amore di Dio è preveniente. La salvezza è un dono gratuito del Signore, e l'amore di Dio precede e previene ogni iniziativa umana.
S. Giovanni scrive nella sua prima lettera: "Dio ha mandato il suo unico Figlio nel mondo perché noi avessimo la vita per Lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è stato Lui che ha amato noi ed ha mandato suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Gv 4, 9-10).
Inoltre, la fedeltà e l'onnipotenza di Dio: Dio è fedele alle sue promesse di salvezza. Nelle parole del profeta Natan si sente l'eco delle promesse fatte da Dio ad Abramo, ribadite a Davide, e pienamente realizzate nella venuta di Gesù. Nulla può impedire a Dio di realizzare il suo piano di salvezza, né la cattiveria degli uomini, né la nostra debolezza, né i nostri limiti: "nulla è impossibile a Dio".
Ma se è vero che Dio precede e previene ogni iniziativa umana, se è vero che Dio realizza sempre il suo progetto di salvezza, è pure vero che Dio vuole servirsi delle sue creature, e chiede sempre la libera cooperazione della creatura umana.
Nel momento dell'Incarnazione, Dio chiama Maria come prima e principale collaboratrice del suo disegno di redenzione del mondo. E Maria risponde prontamente: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
Quando si incontrano l'amore e l'onnipotenza di Dio con l'umiltà e la disponibilità della persona umana, avviene il miracolo, quello che è umanamente impossibile.
È quello che è accaduto in modo singolare in Maria: la Vergine concepisce nel suo grembo il Verbo del Padre, il Figlio di Dio che si fa uomo; l'eterno entra nel tempo, l'immenso si racchiude in un piccolo e fragile corpo umano, il creatore si fa creatura, il Padrone del cielo e della terra diventa povero e bisognoso di tutto. Ma nel medesimo tempo l'uomo diventa figlio di Dio, partecipe della sua stessa natura divina.
È importante per noi imparare da Maria a lasciare spazio a Dio, a rinunciare alle nostre pretese di autonomia, perché sia Dio a costruire il nostro futuro.
È importante per noi imparare da Maria l'apertura totale all'amore ed alla iniziativa di Dio che vuole rendere feconda di santità anche la nostra vita.
È importante per noi saper dire a Dio il nostro sì, come Maria.
Ma questo non è sempre facile, perché ci obbliga a rinunciare a tante nostre vedute, al nostro egoismo così radicato nella nostra natura. Tuttavia è in questa apertura al Signore che sta la nostra unione con Gesù e quindi la nostra salvezza.
Ci aiuti Maria ad accogliere Gesù che viene nel Natale, con un cuore aperto e disponibile alla volontà del Signore.

D. Mario MORRA SDB

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