Don Paolo Zamengo"Un Dio scomodo, perché vicino "

     Lc 1,26-38  
A pochi giorni dal Natale, Maria accompagna la nostra attesa poiché è nel suo grembo che il Verbo si fa carne. Davide vuole preparare una casa per il Signore, così Maria diventa dimora di Dio. Ciascuno di noi è invitato a essere tenda dell’Altissimo. È la Parola che edifica in noi la casa di Dio, la sua presenza. È l’accoglienza della
Parola che costruisce una dimora interiore nella quale abita lo Spirito. È l’ascolto della Parola a rigenerarci come figli.
Il tema del costruire una casa per Dio può anche essere declinato in chiave eucaristica, dove è proprio l’esperienza dell’ascolto della Parola e della comunione al pane e al vino che costituiscono la comunità come casa di Dio. Sono sempre una parola e un pane condivisi a fare casa, per gli uomini e per Dio.
È più facile credere ad un Dio lontano, da accattivarsi con qualche rito sacro. Semplice dare la propria adesione a un Dio distante, che non interferisce con le nostre scelte e si tiene alla larga dalle nostre vicende. Ma quando Dio si fa vicino, quando domanda di entrare nella nostra vita, quando fa irruzione nella nostra esistenza... allora è un Dio scomodo.  
È quanto è accaduto a Maria. Quel giorno è stato per lei decisivo. Da quel giorno nulla è stato più come prima.  Che cosa le ha proposto Dio? Le ha chiesto di diventare la madre del suo Figlio, di accettare un ruolo importante nella storia della salvezza. Senza dissipare l’oscurità del futuro. Senza metterla al riparo dai rischi di una scelta così decisiva. Dio l’ha semplicemente invitata a fidarsi di lui, della sua presenza e del suo amore, dell’azione misteriosa del suo Spirito.
Noi ci saremmo trovati in grande imbarazzo. Maria si è fidata di Dio, anche se era un Dio scomodo che portava sconquasso nell’esistenza della “promessa sposa” di Giuseppe. Maria si è abbandonata a Dio, al suo progetto, senza chiedere ulteriori spiegazioni. Le è bastata la sua parola perché Dio è fedele. Le è bastata la certezza della sua grazia, del suo amore.
Le è bastato quel “segno”: Elisabetta, la sterile, avanti negli anni, che è già al sesto mese. Quel suo “sì” è stato decisivo. E non solo per lei, ma per tutti noi, per gli uomini e le donne di ogni tempo. Per la storia della salvezza. Per il futuro dell’umanità.
Maestro, dove abiti? Chiederanno un giorno i discepoli a Gesù. La risposta la conosciamo e Gesù la completerà: “io sono in loro e tu in me”. Tutto questo è possibile per l’incarnazione e la pasqua di Gesù. Il mistero dell’incarnazione ci fa contemplare l’accasarsi di Dio tra gli uomini e prima di tutto nel grembo di Maria. Dio entra là dove lo si lascia entrare.
L’intraprendenza di Davide per dare al Signore una casa ci invita a un’attenzione alla dimora di Dio nel prossimo e a una cura degli altri proprio come un prendersi cura del Signore che abita in loro. Dalla vicenda di Davide possiamo trarre l’impegno a vivere l’attesa del Signore nell’attenzione verso il prossimo. Sentirsi a casa non è una questione di muri, ma di cuori. Facciamo in modo che tutte le persone si sentano a casa.
Meraviglioso natale è quello di chi, come Zaccheo, si sente dire da Gesù: “Oggi, vengo a casa tua”.

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