Enzo Bianco, sdb "CHE COS'È IL NATALE PER ME?"

25 dicembre 2014 | S. Natale - Anno B | Omelia
(N.B. I fedeli a Natale sono più numerosi del solito, ma partecipano a una sola messa, nella notte o durante il giorno. Sarà bene proporre loro - indipendentemente dall'ora - il brano evangelico che meglio esprime la festa, cioè Lc 2,1-14 (Messa della Notte).
Ipotesi: tra poco all'uscita dalla chiesa troviamo un musulmano o un buddista che ci do-manda: "Che cos'è il Natale per te?". Noi, come risponderemmo? Forse, come per
tutte le cose semplici e grandi, faticheremmo a trovare le parole. Festa e panettoni, presepe, albe-ro, i bambini, soprattutto un Bambino.
Con nelle orecchie il racconto del Vangelo, e negli occhi le immagini forse ingenue ma poe-tiche dei presepi di cartone e stagnola, vale la pena approfondire la nostra risposta.
Magari dicendo prima che cosa il Natale non è.

PER ESEMPIO…

Per esempio non è il Natale della pubblicità. Un poster variopinto che qualche anno fa tappezzava i muri delle nostre città proclamava: "A Natale siamo tutti più buoni", poi mo-strava in fotografia quelli che sarebbero "più buoni": polli, tacchini, torte, prosciutti, tor-rone. Insomma, il Natale consumistico.
Quel consumismo che Paolo Del Vaglio, umorista, ha bollato in una poesiola ironica di tre versi. Titolo: Natale. Testo: "Una cometa di lampadine / per la nascita / del panettone".

* Tanto meno è vero il Natale di certi programmi tivù. La Rai ha presentato un programma intitolato: "Aspettiamo Babbo Natale". Proprio così: non "Aspettiamo il Signo-re", ma "Aspettiamo Babbo Natale". Non Gesù Bambino, ma quel pancione rubizzo e pa-onazzo che regala regali. Il presentatore annunciò il suo arrivo, e ne arrivarono non uno ma tre. E non erano Babbi Natali ma fanciulle vestite da Babbèe Nataline, con tanto - o meglio poco - di minigonna. Il presentatore spiegò anche la minigonna: siamo in crisi e si deve risparmiare sui tessuti.
Ai musulmani e ai buddisti d'Italia va detto chiaro che il Natale vero non è questo.

FESTA DEI BAMBINI, FESTA DI UN BAMBINO

E allora? Ecco, ci si trova riuniti in chiesa proprio a motivo di un bambino che nasce. Sem-bra un paradosso, dal momento che con tanta facilità s'impedisce ai bambini di venire al mondo (l'Italia, se non ci fossero gli emigrati, sarebbe alla crescita meno zero virgola).

* Ma pure i bambini sono così importanti. Un poeta romantico tedesco, Novalis, ha scrit-to: "Un bambino è un amore diventato visibile". Ciò vale per tutti i bambini del mondo, ma più ancora per il Figlio di Dio. Ha detto l'apostolo Giovanni: "Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito". In altre parole: Gesù è l'amore di Dio verso l'umanità, che si è fatto visibile quel giorno lontano in un paesino sperduto della Giu-dea, a Betlemme.

* Natale è dunque festa di un Bambino. È anche festa dei bambini? Conviene fare del Natale anche la festa dei bambini. Per molti di loro è un momento fortunato, in cui scopro-no di essere amati. Don Bosco, educatore sensibile, diceva: "Non basta che i ragazzi siano amati, bisogna che essi stessi lo sappiano, che sono amati". E Natale forse è il momento più giusto per dirglielo.

* Ma Natale è soprattutto la festa di quel Bambino, del Figlio di Dio fatto uomo in Maria santissima. Dei grandi personaggi storici si commemorano i centenari, al massimo i cinquantesimi. Di Gesù invece tutti i compleanni, come si fa solo con i propri cari, con le persone di famiglia.
Ed è giusto fare così. Per il cristiano Gesù è molto più che un personaggio storico, impor-tante ma lontano. Gesù è - dovrebbe essere - uno di famiglia, che sentiamo vicino, intimo, di cui si avverte la presenza accanto a noi nei momenti di silenzio e di interiorità, con cui si ha un rapporto di confidenza e amicizia.

CONFIDENZA E AMICIZIA

Così a Natale non si commemora solo un avvenimento di 2000 anni fa, ma un evento che si rinnova in forma mistica, misteriosa, interiore, intima e personale. Non una storia con-clusa nel tempo, ma aperta sul presente e sul futuro, che ci coinvolge col suo mistero. Mi-stero di donazione da parte di Dio, a cui il cristiano dice il suo incondizionato sì. Dà l'ade-sione del cuore. Con sorpresa, stupore, e con gioia.

* Natale è anche un momento in cui ci si guarda dentro, magari con inquietudine. Quan-do si è trattato male uno dei propri cari, lo si è offeso, poi si prova dispiacere, e si cerca di rimediare. Con Gesù Cristo è tutto più complicato: si avverte che tutto ciò che va storto nella nostra vita lo può colpire, può guastare il nostro rapporto con lui. Perciò nella messa la festa cristiana a Gesù comincia con un gesto di riconciliazione, l'atto penitenziale, il "Signore, pietà". Si chiede perdono tutti insieme, perché tutti abbiamo qualcosa e forse molto da farci perdonare.

* Poi nella messa c'è un momento di valore eccezionale: la comunione. Diceva un poeta mistico di quattro secoli fa, Angelo Silesio: "Anche se Cristo nascesse mille e diecimila vol-te a Betlemme, a nulla ti gioverà se non nasce almeno una volta nel tuo cuore". Si entra in comunione col Signore. E alla fine lui esce dalla chiesa con noi, ci segue nelle nostre ca-se, si associa alla nostra vita.

SE UN MUSSULMANO O UN BUDDISTA CHIEDESSE…

Se dunque all'uscita della chiesa un musulmano o un buddista ci chiedesse: "Che cos'è il Natale per te?", credo che dovremmo spiegargli tante cose.
Dirgli anzitutto che Natale non è quando i capponi e i panettoni sono più buoni, come sug-gerisce certa pubblicità. Dirgli che Natale non è quando si aspetta il panciuto Babbo Natale e le Babbèe Nataline della televisione.

* Ricordando il racconto semplice del Vangelo, ricordando il divino mistero racchiuso nel presepio di stagnola e cartapesta, potremmo rispondere con verità: per me il Natale è:
- è l'amore di Dio che si è fatto visibile in quel Bambino,
- è Gesù Cristo che mi ha cercato e trovato, e ora vuole rinnovare la sua amicizia con me,
- è il Signore che mi propone un'esistenza più coerente, pulita, gioiosa, da figlio di Dio.

                                                                                   Enzo Bianco, sdb

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