Enzo Bianco, sdb"MARIA, LA PACE, L'ANNO NUOVO"

1 gennaio 2015 | Maria Ss. Madre di Dio - Anno B | Omelia
MARIA SS. MADRE DI DIO
Un nuovo anno davanti a noi: tante pagine bianche, pulite, da compilare in bella scrittura. E c'è da supporre che siamo ben disposti. Accade anche agli scolaretti davanti al quaderno nuovo: cominciano con buona volontà, e riescono a scrivere bene, senza macchie, almeno la prima pagina.
NEL NOME DI MARIA

" Apriamo l'anno nel nome di Maria. È giusto che ci occupiamo con sollecitudine di questa mamma, dopo che nel Natale ci siamo occupati del suo figlio Gesù. Succede in li-turgia come nelle nostre famiglie: se è nato un bambino, si corre subito a vederlo, ci si affolla attorno alla culla, si guarda il piccolino, si osa dargli un buffetto, si commenta con gioia. Poi si lascia in pace il bambino, che ha proprio bisogno di stare in pace, e si va dalla sua mamma a congratularsi con lei.
Noi lo facciamo nella festa di oggi. A Natale abbiamo fatto i complimenti a Gesù, e ora rivolgiamo il pensiero alla sua mamma.

" Per prima cosa, sapendo - come ci insegna la fede - che Gesù è figlio di Dio, riconosciamo in Maria la Madre di Dio. È l'odierna festa liturgica.
A dire il vero, questo titolo può sembrare esagerato: Dio è dall'eternità, e non può aver avuto una madre duemila anni fa. Sembrerebbe più pertinente chiamare Maria solo Madre di Gesù. Ma col Concilio di Efeso (431) consideriamo Maria Madre di Dio perché realmente il Verbo-Dio ha voluto farsi uomo ed entrare nel nostro mondo come tutti gli uomini: nascendo da una donna.

" Di più. Il Signore Gesù si è fatto nostro fratello, perciò noi riconosciamo in Maria anche la Madre nostra. Essa è la prima che ha creduto in Gesù Cristo, primizia dei credenti, è in senso spirituale la madre di tutti i cristiani. Perciò il Concilio Vaticano II l'ha proclamata anche Madre della Chiesa.
Il Verbo ha voluto una madre in terra per fare di noi i figli di Dio, partecipi della sua divinità. E noi, sappiamo vivere le conseguenze di questo dono? Cioè vivere da figli di Dio? O trascuriamo il dono di Dio per disperderci nelle solite faccende di poco conto?

LA 48a GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

Oggi poi celebriamo la 48a Giornata mondiale della pace. Pace che è insieme: un'aspirazione del cuore, e il dono di Gesù nel Natale. Gli angeli sulla grotta annunciavano in canto: "Pace in terra agli uomini che Dio ama". E Gesù ha fatto di quell'augurio una beatitudine: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio".
Gesù, prima di salire al cielo, ha rivolto agli apostoli parole di pace così belle che il sacerdote le ripropone nella messa, prima della comunione, come saluto e augurio del Signore a tutti noi: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace".
Pace dunque comprensibile solo nella luce di Dio, che si dona in segno di amicizia e di amore.

" Dunque la pace, dono di Dio, è insieme caratteristica del cristiano. È un qualcosa da fare. Riteneva Primo Mazzolari: "Il cristiano è un uomo di pace, non un uomo in pace: fare la pace è la sua vocazione".
La pace è impegno morale, e scelta difficile. Non tutte le paci sul nostro pianeta arroventato sono la pace portata da Cristo.
- C'è la pace armata e piena di tensioni, che certi generali sopportano a denti stretti come periodo di transizione tra una guerra e l'altra. Pace sempre sul punto di saltare in aria.
- Altra pace che non è portata da Cristo è la pace borghese, di chi è ben pasciuto e rimpinzato, e se ne sta comodo per conto suo, e in mezzo alle disgrazie altrui riesce a mantenere il proprio cuore in pace. Neppure la pace borghese è cristiana.

" La vera pace, dono di Dio, è insieme conquista dell'uomo. Bisogna costruirla nel proprio cuore. E c'è da rimboccarsi le maniche.
Ogni anno il Papa rivolge a noi cristiani un messaggio a tema, segnalando un settore della vita sociale in cui impegnarci. Il messaggio di Papa Francesco per il 2015 porta il titolo: "Non più schiavi, ma fratelli".
Noi, corriamo il rischio di equivocare sulla parola "schiavi", parola antica, che immaginiamo accompagnata da stridore di catene arrugginite, polsi legati, e diritti elementari calpestati con cinismo e crudeltà. Accadono ancora cose di questo genere. Ma oggi sono sorte e dilagano nuove forme di schiavitù, praticate con i guanti gialli, anche contro persone che magari vivono a due passi da noi. E forse anche noi ne esercitiamo qualcuna sugli altri.
Papa Francesco si aspetta che trattiamo gli altri come fratelli. Cioè - per dirla con una parola che proprio lui sta rilanciando nel mondo - con tenerezza.

L'ANNO NUOVO

La tenerezza sarebbe un buon modo di cominciare l'anno nuovo, da cristiani. Ma di solito in questo giorno pensiamo ad altro.
Di solito avvertiamo più acuta la fuga del tempo. Diceva l'antico poeta Ovidio: "Se ne vanno gli anni come l'acqua che scorre (Eunt anni more fluentis aquae)". O proviamo rimpianti e piangiamo sul latte versato: c'è chi ha definito l'anno "un periodo formato da trecentosessantacinque delusioni" (Ambrose Bierce). O ci distraiamo con le filastrocche dei bambini "L'anno vecchio se ne va / e mai più ritornerà. / Anno nuovo avanti avanti, / ti fan festa tutti quanti"…
In realtà non c'è solo da accantonare le delusioni del passato e inventare nuove illusioni per domani. C'è da fare progetti. Dio ha creato l'uomo capace di progettare. Potrebbe es-sere il nostro compito per le vacanze di fine anno, e conviene provarci.

" Così, questo primo gennaio: quante cose tutte insieme per una sola giornata. Noi rin-noviamo la nostra buona volontà, e chiediamo al Signore che ci dia una mano.
                                                                                   Enzo Bianco, sdb

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