Ermete TESSORE "PERCHE' MAI MARIA....?"

21 dicembre 2014 | 4a Domenica di Avvento B | Omelia
C'è un detto popolare che dice: "Male non fare, paura non avere".
Alla luce di questa affermazione, di fronte al timore di Maria al cospetto di Gabriele che le svela la sua missione di essere madre del Messia, vien automatico interrogarsi sul perché dei suoi timori.

La sorpresa di trovarsi davanti ad un arcangelo?
Lo sbigottimento ed il terrore di accettare una proposta, per quei tempi e per quella mentalità, decisamente indecente?
La consapevolezza della propria inadeguatezza?
Il timore delle conseguenze legate all'accettazione della proposta divina?

Le risposte esaurienti a tutte queste domande rimangono blindate nella coscienza della ragazza di Nazareth. Noi possiamo conoscere bene solo la motivazione madre di tutte le altre. E' una motivazione che si radica nella Bibbia.

I rabbini di allora insegnavano nelle sinagoghe: "Il Santo, Egli sia benedetto, non parlò con alcuna donna se non con quella giusta, e anche quella volta per una causa", riferendosi all'episodio biblico (Gen 18, 10-15) in cui Jahweh rimprovera Sara, moglie di Abramo, per avere dubitato sul fatto di poter essere ancora madre di Isacco, cosa umanamente impossibile a motivo dell'età avanzata.

Perché Dio onnipotente, nello scegliere una madre per rendere possibile l'incarnazione di suo Figlio, posa i suoi occhi su una povera ragazza analfabeta che vive in uno sperduto villaggio della regione più malfamata di Israele?

Perché mai Maria avrebbe attirato su di sé l'attenzione divina? Da ragazza brava e pia avrebbe dovuto opporre un deciso rifiuto all'invito celeste.

I suoi rabbini hanno sempre sostenuto che Dio non ha figli, in quanto "il Signore è uno solo" (Dt 6,4). Eppure Maria accetta. Mentre l'incredulo sacerdote Zaccaria richiede un segno, per credere all'annunciata nascita di Giovanni (Lc 1,18), Maria chiede di conoscere il modo col quale si realizza quanto le viene annunciato (Lc 1,34).

La giovane ragazza ingenua si fida di Dio molto di più di quanto faccia l'esperto e navigato sacerdote del Tempio.

L'atteggiamento mariano deve essere anche il nostro se vogliamo vivere in profondità la spiritualità del Natale.

Dobbiamo credere veramente che Dio ci parla personalmente.

Dobbiamo avere fiducia cieca nell'esistenza dello Spirito Santo, che solo può abilitarci a vivere coerentemente la nostra fede. Dobbiamo essere certi della realizzazione concreta e storica delle promesse di Dio.

Dobbiamo deciderci, una buona volta, a scegliere quale stella cometa seguire per essere guidati ed accompagnati a riconoscere ed accogliere il Bambinello.

Dobbiamo applicarci con tutte le nostre forze a trovare dentro di noi la vera particella di Dio che fonda il nostro credere.

Dobbiamo farlo con la stessa applicazione e professionalità dei fisici delle particelle del CERN di Ginevra che in questi giorni stanno mettendo il cappio al bosone di Higgs, anch'esso ironicamente detto "particella di Dio", che è l'ultimo tassello mancante alla Grande Teoria Unificata.

In questa settimana che ci separa ancora dal Natale dobbiamo chiederci che cosa ci manca per prendere sul serio tutte le responsabilità che ci competono come credenti nella società di oggi. Dobbiamo interrogarci sul perché i cattolici in particolare, e le nazioni che si dicono cristiane in generale, siano così in crisi di identità ed incapaci di una chiara e semplice testimonianza di fede e di valori.

Coloro che si recheranno in pellegrinaggio a Betlemme, vedranno con i loro occhi lo squallido degrado della Basilica della Natività che cade letteralmente a pezzi ed è assediata dalla paura e dal sospetto. Le infiltrazioni piovane nella Chiesa della Natività stanno provocando gli stessi guasti che il dissennato vivere moderno sta avendo sulle coscienze. Come potrà il Bambinello, per mezzo nostro, porre rimedio a tanta nostra pochezza?

Lo scintillio della carta stagnola dei regali, lo sfavillio delle insegne natalizie, il melenso clima natalizio del "volemose bene" per un giorno, gli stantii auguri biascicati con rassegnazione non possono esaurire le aspettative di un Messia che ci aiuti e guidi a ritrovare la strada che, per eccessiva distrazione e dissipazione, troppi di noi, anche nella Chiesa, forse abbiamo dimenticato od abbandonato più o meno deliberatamente e consapevolmente.

Abbiamo anche noi
la stessa ingenua incoscienza di Maria di abbandonarci completamente alla Parola?


Ermete TESSORE

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