Luca Desserafino sdb "Andarono senza indugio e riferirono ciò che del Bambino era stato detto.

1 gennaio 2015 | Maria Madre di Dio - Anno B | Omelia
Diversi temi si intrecciano in questa giornata.
Nasce un nuovo anno con i suoi molteplici richiami: il tempo, che corre e non ritorna, è un grande dono che Dio ci offre perché, invece di sprecarlo, lo usiamo con riconoscenza e responsabilità.

Se tutto viene inesorabilmente "divorato" e travolto dal tempo, rimane però intatto il bene che abbiamo compiuto: tutti i secondi che abbiamo trascorso nell'amore vero diventano eterni come Dio, l'Amore. Ogni momento di vita è un dono che Dio fa a noi e che noi possiamo fare a Lui vivendolo nell'amore.

L'anno che si apre col suo carico di incognite, possiamo affrontarlo nella fiducia che Dio non ci abbandona, ma ci benedice, come ascoltato nella prima lettura, cioè ci protegge con la sua presenza efficace d'amore. "Rivolge il suo volto" su di noi. Gesù è la benedizione che Dio dà all'umanità. E' Lui il volto luminoso di Dio rivolto verso di noi, la manifestazione concreta del suo amore che non ci sarà mai tolto.

Oggi, infatti, contempliamo ancora il mistero del Figlio di Dio "nato da donna, perché ricevessimo l'adozione a figli", come ci ricorda la seconda lettura. Il Vangelo ci riporta alla stalla di Betlemme consentendoci di rivivere l'esperienza dei pastori e soprattutto di Maria nell'incontro col Salvatore. I pastori hanno ricevuto la buona notizia: "Vi annunzio una grande gioia. Oggi è nato per voi un salvatore, il Cristo Signore".

Essi credono al messaggio dell'angelo: "andarono senza indugio", con entusiasmo e desiderio grande di incontrare il Bambino. L'incontro è descritto con due soli verbi, ma molto significativi: "trovarono...videro". Sono i verbi classici per indicare l'incontro dei discepoli con Gesù. Quando si è trovato e veduto, allora si annuncia: "riferirono ciò che del Bambino era stato detto loro" (dall'angelo) a tutti i presenti (Maria, Giuseppe e altri), i quali "si stupirono".

E' la meraviglia, la sorpresa che il Vangelo non può non suscitare. Soprattutto una persona fa tesoro di quanto ha appreso dai pastori: "Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore". Maria, cioè, è tutta raccolta e concentrata in se stessa per penetrare più a fondo nel significato degli avvenimenti in cui s'è trovata coinvolta.

Come si diventa, in concreto, madre di Cristo ce lo spiega Gesù stesso: ascoltando la Parola e mettendola in pratica. Vi sono due maternità incomplete o due tipi di interruzione di maternità. Una è quella, antica e nota, dell'aborto. Essa ha luogo quando si concepisce una vita ma non si partorisce, perché, nel frattempo, o per cause naturali o per il peccato degli uomini, il feto è morto. Fino a poco fa', questo era l'unico caso che si conosceva di maternità incompleta.

Oggi se ne conosce un altro che consiste, all'opposto, nel partorire un figlio senza averlo concepito. Così avviene nel caso di figli concepiti in provetta e immessi, in un secondo momento, nel seno di una donna, e nel caso desolante e squallido dell'utero dato in prestito per ospitare, magari a pagamento, vite umane concepite altrove. In questo caso, quello che la donna partorisce, non viene da lei, non è concepito "prima nel cuore che nel corpo".

Purtroppo, anche sul piano spirituale ci sono queste due tristi possibilità. Concepisce Gesù senza partorirlo chi accoglie la Parola, senza metterla in pratica, chi continua a fare un aborto spirituale dietro l'altro, formulando propositi di conversione che vengono poi sistematicamente dimenticati e abbandonati a metà strada; chi si comporta verso la Parola come l'osservatore frettoloso che guarda il suo volto nello specchio e poi se ne va dimenticando subito com'era. Insomma, chi ha la fede, ma non ha le opere.

Partorisce, al contrario, Cristo senza averlo concepito chi fa tante opere, magari anche buone, ma che non vengono dal cuore, da amore per Dio e da retta intenzione, ma piuttosto dall'abitudine, dall'ipocrisia, dalla ricerca della propria gloria e del proprio interesse, o semplicemente dalla soddisfazione che dà il fare, l'agire. Insomma, chi ha le opere, ma non ha la fede.

Noi concepiamo Cristo quando lo amiamo in sincerità di cuore e con rettitudine di coscienza, e lo diamo alla luce quando compiamo opere sante che lo manifestano al mondo.

Nell'odierna liturgia il nostro sguardo continua ad essere rivolto al grande mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio, mentre, con particolare risalto, contempliamo la maternità della Vergine Maria.

Nel brano paolino che abbiamo ascoltato, l'apostolo accenna in maniera molto discreta a colei per mezzo della quale il Figlio di Dio entra nel mondo: Maria di Nazareth, la Madre di Dio, la Theotòkos.

All'inizio di un nuovo anno, siamo come invitati a metterci alla sua scuola, alla scuola della fedele discepola del Signore, per imparare da Lei ad accogliere nella fede e nella preghiera la salvezza che Dio vuole effondere su quanti confidano nel suo amore misericordioso.

Luca Desserafino sdb

Commenti

Post più popolari