Luca Desserafino sdb "La Parola divenne carne e pose la tenda in noi"

25 dicembre 2014 | Natale di Gesù - Anno B | Omelia
Un'antica consuetudine prevede per la festa di Natale tre Messe, dette rispettivamente "della notte", "dell'aurora" e "del giorno".
In ognuna, attraverso le letture che variano, viene presentato un aspetto diverso dell'Incarnazione, in modo da avere di esso una visione per così dire tridimensionale.

Gesù non è una tradizione annuale, non è un mito, non è una favola. Gesù è parte della nostra storia umana. Il senso teologico della venuta di Cristo non distrugge di per sé la cornice festosa e la poesia del Natale, ma la ridimensiona e la colloca nel giusto contesto; Gesù che nasce è la Parola di Dio che si fa, come noi, carne e pone la sua tenda in noi.

Il Vangelo caratterizzante la Messa del Giorno, e sul quale ci soffermeremo, è il Prologo di Giovanni. Un brano molto famoso, ricco di contenuto e denso di significato; cosicché proprio per questi elementi la liturgia ce lo propone a questo punto del giorno.

Giovanni inserisce l'Incarnazione nel piano della storia della salvezza. Come attraverso il Verbo eterno era sbocciata la prima creazione, per opera dell'Incarnazione dello Stesso Verbo avviene una nuova creazione: l'uomo accede alla condizione di figlio di Dio: il rapporto uomo-Dio che il peccato aveva interrotto è risaldato in Cristo.

Divenuto figlio di Dio, l'uomo è in grado di realizzare il suo compito di creatura: egli può rivolgersi a Dio e chiamarlo "padre" ed è libero perché è figlio e non servo, ed ama gli altri uomini perché fratelli.

Giovanni ci conduce passo passo, approfondendo ogni volta con parole di spiegazione, in questo brano, preparandoci al messaggio centrale, quello a cui tutto è preparato e tutto tende, e soltanto nel versetto 14 Giovanni lo esprime appieno e con limpida chiarezza dicendo: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi".

Quel Logos, quella Parola di Dio che fin dall'origine aleggiava sulla creazione, che era Dio, ma pur essendo Dio ne differiva, la cui forma è stata impressa in tutte le cose, in Lui era la vita e Lui è portatore di vita.

La Vita è luce che viene donata agli uomini e questa luce risplende e nessuno può spegnerla, perché è effettivamente presente già qui ed ora e disponibile ad illuminare e riscaldare tutti coloro che si lasciano illuminare e riscaldare. Questa Luce è talmente importante che da sempre ne viene preparata la sua accoglienza dai Profeti, da coloro che ne sono testimoni e, tra i tanti, uno riveste un ruolo fondamentale: Giovanni Battista.

La sua testimonianza aiuta la Luce, ma ella venendo nel mondo, ha incontrato il rifiuto; quel mondo nel quale risiede la sua immagine non l'ha riconosciuta e coloro per cui è stata mandata non l'hanno accolta. Ma a quanti si sono lasciati e si lasciano invadere da lei, accogliendola nella propria esistenza, essa dona la figliolanza divina.

Questa figliolanza non è fatta nè da sangue, ne da volere di carne, nè da volere di uomo, ma questa figliolanza arriva da Dio-Padre direttamente. La nostra figliolanza è un dono che, per essere attuato, ha bisogno della nostra collaborazione come crescita, come divenire spirituale nella docilità all'azione dello Spirito.

Ed eccoci al versetto centrale del prologo.
Qui siamo chiamati a contemplare il Mistero dell'Incarnazione, il Mistero del Natale.

Il Verbo incarnato, Gesù, mette la sua tenda tra noi ed in noi, la vita divina, grazie a Lui, ci è prossima ed accessibile.

In Gesù concretizza oggettivamente tutta la benevolenza divina e tutta la rivelazione del Padre.

Un noto studioso della Parola di Dio scrive: "In tutte le testimonianze della fede cristiana primitiva è chiara una cosa: nell'ambito della storia si presenta un uomo, un uomo come tutti noi, tale però che in tutta la sua esistenza terrena, dalla nascita fino alla terribile morte in croce, oltrepassa le dimensioni dell'umano e proprio per questo ci apre una porta che fa intravedere la trascendenza dell'esistenza umana.

Un uomo, nel quale l'eterno irrompe nel tempo; attraverso il quale gli uomini vengono a conoscere le profondità e le altezze della esistenza umana. Tutto ciò si rivela già nella sua nascita: il debole bambino che giace nella mangiatoia è il salvatore del mondo. Questo è l'intramontabile messaggio del Natale - senza mito nè leggenda".

A Incarnazione avvenuta, tocca a noi modellare la nostra vita di credenti sul criterio di misura dell'Amore.

Quel bimbo, che a Natale contempliamo è il Logos,
è cioè, quella Parola d'amore che Dio da sempre cerca di comunicare alle sue creature.

Non ci sono più scusanti, non ci sono più "segreti", adesso tocca a ciascuno di noi fare in modo che questo bimbo prenda posto nelle proprie relazioni e nella storia della comunità credente.

Luca Desserafino sdb

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