MACCHETTA Domenico SDB 4ª Domenica di Avvento - Anno B 2014

21 dicembre 2014 | 4a Domenica di Avvento B | Appunti per la Lectio
1ª LETTURA: 2 Sam 7,1-5.8-12.14.16 
Testo sconvolgente: nessuna costruzione del tempio!
Il profeta Natan era stato entusiasta, sulle prime, alla proposta di Davide di fare una grande costruzione del tempio. Ma il Signore, di notte, parlò al profeta: Di' al mio servo Davide che io non sono d'accordo!

"Tu costruirai una casa per me?... Una casa farà a te il Signore". Niente tempio materiale dunque. Dio si prepara una casa di pietre vive. Le parole di Natan sono l'annuncio dell'atto di nascita della Chiesa, un testo fondamentale per la teologia messianica. Dio porrà la sua tenda in mezzo a noi.
Una nuova Gerusalemme, Dio prepara per il suo popolo una nuova Sion: su una donna si stenderà l'ombra del-l'Altissimo e dal suo grembo uscirà per l'umanità il Figlio di Dio fatto carne, l'Emmanuele. La IV domenica di Avvento ha l'atmosfera dell'attesa di un parto: trepidazione, preparazione e gioia. La Chiesa è piena di stupore, lo stupore descritto da Paolo nel finale della lettera ai Romani (2ª lettura), di fronte al mistero dell'incarnazione e della salvezza: qualcosa di portentoso bussa alla porta del-l'umanità.
Il peccato che dobbiamo confessare in questa domenica è l'indifferenza di fronte al mistero. Un mistero che vie
ne a disturbare i nostri progetti, perché è il mistero del Verbo incarnato, del nostro Dio che entra nella storia del-l'uomo assumendone la fragilità e la sofferenza, di un Dio che viene a condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana, un Dio che "scende dalle stelle" per camminare accanto a noi, un Dio che non starà nelle sacrestie, ma uscirà a disturbare la politica e l'economia, pubblica e privata, perché suo è il mondo e quanto esso contiene, l'universo e i suoi abitanti.
"Una casa farà a te il Signore" fatta di pietre vive, di persone: il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio dei rapporti, del tu-per-tu, non sta seduto sulle galassie, ma entra nella storia umana: "Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà mai fine". E qui anche Giuseppe ha un ruolo ben preciso, affidatogli dal Padre: "L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe". Purtroppo scivola sempre via questa parola, che ha però una grande importanza.
È soprattutto Matteo che sottolinea la figura di Giuseppe. Non dobbiamo comunque dimenticarlo. L'abbiamo sempre chiamato "padre putativo": forse è il caso di cominciare a chiamarlo padre davidico del Messia. Prima di parlare di Giuseppe facendo emergere le sue qualità morali (umile, docile, obbediente, silenzioso...), occorre metterlo nel posto giusto voluto dal Padre: c'è un ruolo preciso, una chiamata, una missione nel disegno salvifico di Dio.

VANGELO: Lc 1,26-38

La quarta domenica d'Avvento pone sempre l'accento sulla figura della Vergine. Su di lei sono puntati ora i nostri sguardi. Il Vangelo dall'Annunciazione, che già abbiamo meditato nella festa dell'Immacolata, ritorna ora per ricordarci l'evento della concezione per opera dello Spirito Santo: nel grembo di Maria c'è il capolavoro di Dio. Maria è l'Arca della nuova Alleanza. "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?", dirà Elisabetta. "Mio Signore" è già un termine pasquale. La luce pasquale è già presente nel mistero della nascita: Gesù è il Kü´rios, il dominatore della storia, il vincitore del peccato e della morte, colui che abita il grembo verginale di Maria.
Nella scena dell'Annunciazione l'attore principale è Dio: la parola "Angelo" appare all'inizio e alla fine (in greco e latino è più evidente) creando una magnifica "inclusione". Recitando l'Angelus tre volte al giorno, i cristiani si mettono sull'attenti, bloccando tutto e pensando all'evento più sconvolgente della storia, avvenuto in un punto nascosto della terra, nel grembo silenzioso di una Vergine.

MACCHETTA Domenico

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