padre Antonio Rungi"Rallegratevi sempre nel Signore: il decalogo della gioia cristiana"

III Domenica di Avvento (Anno B) - Gaudete (14/12/2014)
Vangelo: Gv 1,6-8.19-28 
Se ci guardiamo intorno e vediamo i tanti problemi che oggi ci sono nel mondo, c'è poco da gioire e rallegrarsi. Tante ingiustizie, cattiverie, malvagità, guerre di ogni genere. Potrebbe ingenerarsi in noi un modo di pensare e di quindi di agire solo in termini negativi, facendo emergere una cultura del pessimismo ad ogni costo, quando in realtà il cristiano è figlio della gioia e annunciatore, portatore di pace e gioia.
Questo appello ci viene rinnovato in questa terza domenica di Avvento, definita appunto della gioia e della vera felicità.

A partire dall'antifona di ingresso alla messa di oggi che è chiaro ed esplicito il monito che dobbiamo fare nostro: "Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino". (Fil 4,4.5). Rallegrarsi non per un fatto positivo di cronaca o per un evento bello, ma qui si tratta di gioire davvero perché è vicino a noi il Signore nell'annuale solennità del Natale, che ci rimanda alla prima venuta di Cristo nella storia dell'umanità, in attesa del secondo e definitivo ritorno del salvatore per giudicare i vivi e i morti, per giudicare la storia.
Scrive Papa Francesco nella sua recente esortazione apostolica Evangelii Gaudium che "la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia". Ed aggiunge: "desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni". Ma poi richiama subito all'attenzione la situazione attuale del mondo: "Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l'entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto".
Oggi la parola di Dio ci viene in aiuto e soccorso per aprire il nostro cuore alla vera gioia della venuta messianica.
Isaia, nel brano della prima lettura, riporta la gioia del profeta che passa attraverso l'esperienza personale e diretta del dono della salvezza, della pratica attuazione della giustizia, del rispetto e della stima verso gli atri.
Nella seconda lettura viene ribadito il vero senso della gioia e della letizia cristiana. C'è qui un desiderio autentico di vedere i cristiani contenti, senza paura ed angoscia per il domani. Potremmo ricavare da questo passo una vera e propria lista degli elementi che contribuiscono a mantenere la gioia cristiana, un vero e proprio decalogo della gioia:
1) essere sempre lieti (la gioia è uno stato, una condizione di vita permanente);
2) pregare ininterrottamente (non c'è gioia senza preghiera; anzi la preghiera è gioia per sua natura);
3) rendere grazie (a Dio e a tutti e per tutto);
4) non spegnere lo Spirito (la vita interiore deve essere curata e non fatta morire lentamente);
5) non disprezzare le profezie (il dono dell'annuncio deve essere coltivato e valorizzato);
6) vagliare ogni cosa e scegliere il bene (il discernimento spirituale e morale porta alla decisione per il bene e non per il male);
7) astenersi da ogni specie di male (compreso il bene, si evita di conseguenza il male, qualsiasi male per se stessi e per gli altri);
8) aver cura di santificarsi, abbandonandosi totalmente a Dio;
9) conservarsi irreprensibili, nella totalità della propria persona (anima e corpo) per la venuta del Signore;
10) rispondere alla chiamata di Dio alla santità, vivendo la propria condizione di battezzato e il proprio stato di vita nell'assoluta fedeltà alla legge morale.
Questo progetto personale di santificazione è possibile realizzarlo se assumiamo come stile di vita quello stesso di Giovanni il Battista, che nel brano del vangelo di questa domenica ci viene presentato come l'uomo della gioia vera, in quanto orientato totalmente a Cristo, l'atteso Messia e l'Uomo della gioia per sua stessa natura, in quanto Figlio di Dio, Figlio della gioia eterna ed infinta.
Sia questa la nostra preghiera: "Guarda, o Padre, il tuo popolo, che attende con fede il Natale del Signore, e fa' che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza".

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