Abbazia Santa Maria di Pulsano Letture patristiche1 della Domenica «della guarigione dell’indemoniato»

IV Domenica per l’Anno B
Mc 1,21-28; Dt 18,15-20; Sal 94; 1 Cor 7,32-35
1. Dottrina e autorità di Cristo
"E subito, giunto il sabato, entrato nella sinagoga, si mise a insegnare loro" (Mc 1,21).
Il fatto che egli offra con larghezza i doni della sua medicina e della sua dottrina soprattutto di sabato, mostra che il Signore non è soggetto alla legge, ma sta sopra la legge, egli che è venuto per portare a compimento la legge e non per abrogarla (cf. Mt 5,17).
Per insegnare egli sceglie non il sabato giudaico - nel quale era vietato accendere il fuoco o adoperare le mani e i piedi - ma il vero sabato, e mostra che il riposo preferito dal Signore consiste nell`aver cura delle anime astenendosi dalle opere servili, cioè da tutte le opere illecite.
"E si stupivano della sua dottrina. Insegnava loro difatti come uno che ha autorità e non come gli scribi" (Mc 1,22).
«Gli scribi insegnavano al popolo le cose che leggiamo in Mosè e nei profeti; Gesú invece, quasi fosse Dio e Signore di Mosè stesso, seguendo la sua libera volontà, dava maggiore importanza a precetti che sembravano secondari nella legge, oppure, modificando i comandamenti, si rivolgeva al popolo come leggiamo in Matteo: -fu detto agli antichi... ma io vi dico -» (Girolamo).
"Or, ecco, c`era nella loro sinagoga un uomo posseduto da uno spirito immondo, che gridava dicendo: - che c`è tra noi e te, Gesú Nazareno? Sei venuto per rovinarci? Conosco chi sei, il Santo di Dio! " (Mc 1,23-24).
«Questa non è una spontanea confessione di fede cui faccia seguito il premio, ma una confessione necessariamente estorta che costringe chi non vuole. Come accade agli schiavi fuggiaschi che, incontrando dopo molto tempo il loro padrone, gridano implorazioni soltanto per evitare le bastonate, cosí i demoni, avendo visto d`improvviso apparire il Signore in terra, credevano che fosse venuto per giudicarli. La presenza del Salvatore è infatti tormento per i demoni» (Girolamo).
"Ma Gesú lo rimproverò dicendo: - Taci, ed esci dall`uomo" (Mc 1,25).
"Siccome la morte è entrata nel mondo per l`invidia del diavolo" (Sap 2,24), la medicina della salvezza ha dovuto dapprima operare contro lo stesso autore della morte per tacitare innanzi tutto la lingua del serpente, affinché non spargesse più oltre il suo veleno; poi per curare la donna, che fu per prima sedotta dalla febbre della concupiscenza carnale; in terzo luogo per purificare dalla lebbra del suo errore l`uomo che aveva ascoltato le parole della sposa che lo spingeva al male, affinché il piano di redenzione si compisse nel Signore come nei progenitori si era compiuta la caduta.
"E dopo che l`ebbe agitato convulsamente, lo spirito immondo uscí da lui, emettendo un gran grido" (Mc 1,26).
«Luca dice che lo spirito immondo uscí dall`uomo senza fargli male. Può sembrare una contraddizione, in quanto secondo Marco "dopo che l`ebbe agitato convulsamente, uscí da lui", oppure, come recano altri codici, "dopo che l`ebbe tormentato", mentre secondo Luca non gli fece alcun male. In realtà, però, anche Luca dice che il demonio uscí da lui dopo averlo gettato in terra, anche se non gli fece del male (cf. Lc 4,35). Si comprende, da ciò, perché Marco abbia detto che lo tormentò e lo agitò convulsamente intendendo ciò che ha detto Luca, scrivendo che lo gettò a terra.
E quanto Luca aggiunge, cioè che non gli fece del male, significa che pur gettandolo in terra e agitandolo convulsamente, non lo mutilò, come sono soliti fare i demoni quando escono da qualcuno amputandogli o strappandogli le membra».
"E si stupirono tutti, tanto che si domandavano l`un l`altro: - Cos`è questo? Che nuova dottrina è questa dato che egli comanda con autorità anche agli spiriti immondi ed essi gli obbediscono?" (Mc 1,27).
Di fronte alla grandezza del miracolo, ammirano la novità della dottrina del Signore, e sono spinti dalle cose che hanno viste a far domande su quello che hanno udito. Non v`è dubbio infatti che a questo miravano i prodigi che il Signore stesso operava servendosi della natura umana che aveva assunta, o che dava facoltà ai discepoli di compiere.
Per mezzo di questi miracoli gli uomini credevano con maggior certezza al vangelo del regno di Dio che veniva loro annunciato: infatti coloro che promettevano agli uomini terreni la felicità futura mostravano di poter compiere in terra opere celesti e divine.
In verità, mentre i discepoli operavano ogni cosa per grazia del Signore, come semplici uomini, il Signore operava miracoli e guarigioni da solo, per virtù della sua potenza, e diceva al mondo le cose che udiva dal Padre. Dapprima infatti il Vangelo attesta che «egli insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi»; e ora la folla testimonia che egli «con autorità comanda agli spiriti immondi ed essi gli obbediscono».

(Beda il Vener., In Ev. Marc. 1, 1, 21-27)


2. Entrare in Cafarnao, «campo della consolazione»

"Ed entrarono a Cafarnao" (Mc 1,21). Significativo e felice è questo cambiamento: abbandonano il mare, abbandonano la barca, abbandonano i lacci delle reti ed entrano a Cafarnao. Il primo cambiamento consiste nel lasciare il mare, la barca, il vecchio padre, nel lasciare i vecchi vizi. Infatti nelle reti, e nei lacci delle reti, sono lasciati i vizi. Osservate il cambiamento. Hanno abbandonato tutto questo: e perché lo hanno fatto, per trovare che cosa? «Entrarono - dice Marco - a Cafarnao»: cioé entrarono nel campo della consolazione. "Cafar" significa campo "Naum" significa consolazione. Oppure (dato che le parole ebraiche hanno vari significati, e, a seconda della pronunzia, hanno un senso diverso), "Naum" vuol dire non solo consolazione, ma anche bellezza. Cafarnao, quindi, può essere tradotto come campo della consolazione o campo bellissimo...
"Entrarono in Cafarnao, e subito, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava loro" (Mc 1,21), insegnava affinché abbandonassero gli ozi del sabato e cominciassero le opere del Vangelo. "Egli li ammaestrava come uno che ha autorità, non come gli scribi" (Mc 1,22). Egli non diceva, cioè «questo dice il Signore», oppure «chi mi ha mandato cosí parla»: ma era egli stesso che parlava, come già prima aveva parlato per bocca dei profeti. Altro è dire «sta scritto», altro dire «questo dice il Signore», e altro dire «in verità vi dico». Guardate altrove. «Sta scritto -egli dice - nella legge: Non uccidere, non ripudiare la sposa». Sta scritto: da chi è stato scritto? Da Mosè, su comandamento di Dio. Se è scritto col dito di Dio, in qual modo tu osi dire «in verità vi dico», se non perché tu sei lo stesso che un tempo ci dette la legge? Nessuno osa mutare la legge, se non lo stesso re. Ma la legge l`ha data il Padre o il Figlio? Rispondi, eretico. Qualunque cosa tu risponda, l`accetterò volentieri: per me, infatti, l`hanno data ambedue. Se è il Padre che l`ha data, è lui che la cambia: dunque il Figlio è uguale al Padre, poiché la muta insieme a colui che l`ha data. Se l`uno l`ha data e l`altro la muta è con uguale autorità che essa è stata data e che viene ora mutata: infatti nessuno che non sia il re può mutare la legge.
"Si stupivano della sua dottrina (ibid.)". Perché, mi chiedo, insegnava qualcosa di nuovo, diceva cose mai udite? Egli diceva con la sua bocca le stesse cose che aveva già detto per bocca dei profeti. Ecco, per questo si stupivano, perché esponeva la sua dottrina con autorità, e non come gli scribi. Non parlava come un maestro ma come il Signore: non parlava per l`autorità di qualcuno piú grande di lui, ma parlava con la sua propria autorità. Insomma egli parlava e diceva oggi quello che già aveva detto per mezzo dei profeti. "Io che parlavo, ecco, sono qui" (Is 52,6).

(Girolamo, Comment. in Marc., 2)

3. Il peccato degli angeli

Tra le angeliche virtù il primo angelo dell`ordine terrestre, cui era stata affidata la cura della terra, pur essendo buono per natura e causa di bene e creato senza nessuna impronta di malizia, non tollerando piú lo splendore che aveva ricevuto per libera donazione del Creatore, da ciò che era in armonia con la sua natura, si rivolse a ciò che era contro la sua natura, e si oppose al suo Creatore; cosí per primo si allontanò dal bene e da buono divenne cattivo. Poiché il male non è altro se non la mancanza di un bene, come le tenebre non sono altro che la mancanza di luce. Il bene è una luce spirituale e il male è un buio spirituale. Lui ch`era stato fatto luce dal Creatore e buono - Dio "guardò tutte le cose che aveva fatto, ed erano molto buone" (Gen 1,31) - di sua spontanea volontà si fece tenebre. Con lui si ribellò tutta la moltitudine innumerevole di angeli ch`era sotto di lui. Pur essendo, dunque, della stessa natura di tutti gli altri angeli, per propria scelta, divennero cattivi e di loro spontanea volontà si piegarono al male.

(Giovanni Damasceno, De fide orthod., 2, 4)


4. Convertirsi con tutto il cuore

Dice: «Ora ascoltami sulla fede. Con l`uomo sono due angeli, uno della giustizia e l`altro della iniquità». «Come, o signore, conoscerò le loro azioni, poiché entrambi gli angeli abitano con me?». «Ascolta, mi risponde, e rifletti. L`angelo della giustizia è delicato, verecondo, calmo e sereno. Se penetra nel tuo cuore, subito ti parla di giustizia, di castità, di modestia, di frugalità, di ogni azione giusta e di ogni insigne virtù. Quando tutte queste cose entrano nel tuo cuore, ritieni per certo che l`angelo della giustizia è con te. Sono, del resto, le opere dell`angelo della giustizia. Credi a lui e alle sue opere. Guarda ora le azioni dell`angelo della malvagità. Prima di tutto è irascibile, aspro e stolto e le sue opere cattive travolgono i servi di Dio. Se si insinua nel tuo cuore, riconoscilo dalle sue opere». «In che modo, signore, gli obietto, lo riconoscerò, non lo so». «Ascoltami, dice. Quando ti prende un impeto d`ira o un`asprezza, sappi che egli è in te. Poi, il desiderio delle molte cose, il lusso dei molti cibi e bevande, di molte crapule e di lussi vari e superflui, le passioni di donne, la grande ricchezza, la molta superbia, la baldanza e tutto quanto vi si avvicina ed è simile. Se tutte queste cose si insinuano nel tuo cuore, sappi che è in te l`angelo dell`iniquità. Avendo conosciuto le sue opere, allontanati da lui e non credergli in nulla, perché le sue opere sono malvagie e dannose ai servi di Dio. Hai, dunque, le azioni di ambedue gli angeli, rifletti e credi all`angelo della giustizia. Lungi dall`angelo della iniquità, perché il suo insegnamento è cattivo per ogni opera...».
Gli dico: «Signore, ascoltami per poche parole». «Di` pure quello che vuoi». «L`uomo è desideroso di osservare i precetti di Dio, e nessuno non prega il Signore che lo rafforzi nei suoi precetti e lo sottoponga ad essi. Ma il diavolo è duro e domina». «Non può, replica, dominare i servi di Dio che sperano con tutto il cuore in Lui. Il diavolo può combattere, ma non può trionfare. Se lo contrastate, vinto e scornato fuggirà da voi. Quelli che sono vani temono il diavolo come se avesse forza. Quando l`uomo riempie di buon vino i recipienti piú adatti e tra questi pochi semivuoti, se torna ai recipienti non osserva i pieni, perché li sa pieni, ma osserva i semivuoti temendo che siano inaciditi. Presto, infatti, i recipienti semivuoti inacidiscono e svanisce il sapore del vino. Cosí pure il diavolo va da tutti i servi di Dio, per provarli (cf. 1Pt 5,8). Quelli che sono pieni di fede gli resistono energicamente, e lui si allontana da loro non avendo per dove entrare. Allora egli va dai vani e, trovando lo spazio, entra da loro ed agisce con questi come vuole e gli diventano soggetti».
«Io, l`angelo della penitenza, vi dico: "Non temete il diavolo". Fui inviato per stare con voi che fate penitenza con tutto il vostro cuore e per rafforzarvi nella fede. Credete in Dio voi che per i vostri peccati avete disperato della vostra vita, accresciuto le colpe e appesantito la vostra esistenza. Se vi convertite al Signore con tutto il vostro cuore e operate la giustizia per i rimanenti giorni della vostra vita e lo servite rettamente secondo la sua volontà, vi darà il perdono per tutti i precedenti peccati e avrete la forza di dominare le opere del diavolo. Non temete assolutamente le minacce del diavolo. Egli è inerte come i nervi di un morto. Ascoltatemi, dunque, e temete chi può tutto salvare e perdere. Osservate questi precetti e vivrete in Dio». Gli chiedo: «Signore, ora mi sento rafforzato in tutti i comandamenti di Dio perché tu sei con me. So che abbatterai tutta la forza del diavolo e noi lo domineremo e vinceremo tutte le sue opere. E spero che il Signore dandomi la forza mi farà osservare questi precetti che hai ordinato». «Li osserverai, mi dice, se il tuo cuore diviene puro presso il Signore. Li osserveranno tutti quelli che purificheranno il loro cuore dalle vane passioni di questo mondo e vivranno in Dio».

(Erma, Pastor, Precetti, VI, 2; XII, 5-6)


5. Insegnava come uno che ha autorità

«Andarono a Cafarnao e, entrato pròprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise a insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento» (Mc 1,21-22). Certo era logico che la gravità del discorso li turbasse e si sentissero storditi per la sublimità dei precetti; ma in verità era tanto eloquente la forza del Maestro, da affascinare molti di essi persuadendoli a non allontanarsi da lui terminato il discorso, per il gusto provato nell'udirlo. Infatti, quando discese dal monte, gli ascoltatori non se ne andarono, ma tutta la massa lo seguì, tanto fascino aveva ispirato loro la sua dottrina.
Ma soprattutto ammiravano la sua potenza. Infatti non parlava riportando parole di altri,come i profeti e Mose, ma  in ogni parola mostrava di avere egli stesso l'autorità. Dopo aver citato spesso la legge, aggiungeva: «Ma io vi dico» (Mt 5,22); e ricordando il giorno del giudizio, indicava se stesso come giudice sia del castigo che del premio. Per questo, sembrava logico che rimanessero turbati. Se gli scribi, che ne avevano visto la potenza nelle opere, gli scagliarono contro pietre e lo scacciarono, com'era possibile che là, dove la sua forza interiore si mostrava solo con le parole, queste non creassero in loro delle perplessità, tanto più che erano state pronunciate all'inizio, prima ancora che egli manifestasse tangibilmente la sua potenza? Tuttavia non ne soffrivano; quando infatti l'uomo è retto e saggio, facilmente accetta l'insegnamento della verità. I farisei, sebbene i miracoli proclamassero il suo potere, ri­manevano urtati: questi invece, al solo ascoltare la sua parola, si sottomettevano e lo seguivano. L'evangelista lo dice espressamente: «molta folla lo seguiva» (Mt 8,1) non dunque alcuni dei prìncipi e degli scribi, ma tutti quelli  in cui non era malizia e che avevano il cuore sincero. In tutto il vangelo scorgi sempre questo tipo di seguaci. Quando parlava lo ascoltavano in silenzio,senza interromperlo o disturbare il suo discorso, senza tentarlo né cercare l'occasione di coglierlo in fallo come facevano i farisei; e quando aveva finito di parlare lo seguivano pieni di ammirazione. Vorrei che tu considerassi con me la prudenza del Signore, come usi modi diversi secondo l'utilità degli uditori, passando dai miracoli alle parole, e subito dalle parole ai miracoli. Infatti, prima di salire sul monte guarì molti, onde preparare la strada e ciò che doveva dire. E dopo aver terminato questo lungo discorso, tornò ai miracoli, confermando le parole coi fatti. Poiché infatti «insegnava come uno che ha autorità», affinché questo modo di ammaestrare non sapesse di pompa o di ostentazione, lo traduce immediatamente nelle opere: guarisce anche le malattie come uno che ne ha il potere, sicché vedendolo compiere in tal modo i miracoli, non rimanessero più turbati dei suoi insegnamenti.

Dalle «Omelie su Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo.


6. Cristo ci ha chiamati al suo regno e alla sua gloria

Ignazio, detto anche Teoforo, si rivolge alla chiesa di Dio e del diletto Figlio suo Gesù Cristo. A questa chiesa, che si trova a Smirne in Asia, augura di godere ogni bene nella purezza dello spirito e nella parola di Dio: essa ha ottenuto per divina misericordia ogni grazia, è piena di fede e di carità e nessun dono le manca. E' degna di Dio e feconda di santità.
Ringrazio Gesù Cristo Dio che vi ha resi così saggi. Ho visto infatti che siete fondati su una fede incrollabile, come se foste inchiodati, carne e spirito, alla croce del Signore Gesù Cristo, e che siete pieni di carità nel sangue di Cristo. Voi credete fermamente nel Signore nostro Gesù, credete che egli discende veramente «dalla stirpe» di Davide secondo la carne» (Rm 1, 3) ed è figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di Dio; che nacque veramente da una vergine; che fu battezzata da Giovanni per adempiere ogni giustizia (cfr. Mt 3, 15); che fu veramente inchiodato in croce per noi nella carne sotto Ponzio Pilato e il tetrarca Erode. Noi siamo infatti il frutto della sua croce e della sua beata passione. Avete ferma fede inoltre che con la sua risurrezione ha innalzato nei secoli il suo vessillo per riunire i suoi santi e i suoi fedeli, sia Giudei che Gentili, nell'unico corpo della sua Chiesa. Egli ha sofferto la sua passione per noi, perché fossimo salvi; e ha sofferto realmente, come realmente ha risuscitato se stesso.
Io so e credo fermamente che anche dopo la risurrezione egli è nella sua carne. E quando si mostrò a Pietro e ai suoi compagni, disse loro: Toccatemi, palpatemi e vedete che non sono uno spirito senza corpo (cfr. Lc 24, 39). E subito lo toccarono e credettero alla realtà della sua carne e del suo spirito. Per questo disprezzarono la morte e trionfarono di essa. Dopo la sua risurrezione, poi, Cristo mangiò e bevve con loro proprio come un uomo in carne ed ossa, sebbene spiritualmente fosse unito al Padre.
Vi ricordo queste cose, o carissimi, quantunque sappia bene che voi vi gloriate della stessa fede mia.

Dalla «Lettera ai cristiani di Smirne» di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire.




lunedì 26 gennaio 2015
Abbazia Santa Maria di Pulsano

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