D. Gianni Mazzali SDB"O VOI TUTTI ASSETATI, VENITE ALL'ACQUA"

11 gennaio 2015 | Battesimo di Gesù - Anno B  | Omelia
Per noi che ci siamo abituati a vivere nell'abbondanza, nonostante la crisi economica, risulta non immediato renderci conto dei bisogni primari di cui tanti uomini e tante donne, bambini, giovani adulti ed anziani, sono privi
oggi. La cultura dell'abbondanza diventa spesso cultura dello spreco non soltanto nei bisogni materiali, ma noncuranza o forse anche dispregio per beni che riguardano le espressioni del nostro cuore, del nostro spirito, della nostra anima. Alla piaga scandalosa della povertà materiale, della fame e della sete si associa la povertà dello spirito, la noncuranza, il rifiuto di "nutrire" quella parte di noi che non si lamenta, ma la cui denutrizione può recare danni incalcolabili. La Parola oggi vuole parlare al nostro spirito, raggiungerci nei bisogni più profondi, spesso soffocati e non riconosciuti della nostra anima.

Dare spazio alla fede

Mi sono sempre considerato fortunato quando le circostanze della vita mi hanno fatto incontrare persone che, dopo esperienze di vita le più diverse, hanno sperimentato in maniera forte e prepotente la presenza di Dio e hanno dato una svolta alla propria fede. "Su ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti", ribadisce il profeta con un forte invito a non disperdersi,ma a curare i bisogni più profondi. Rivoluzionare la propria esperienza religiosa significare riappropriarsi delle dimensioni della nostra fede cristiana, di quella identità che ha segnato la nostra vita fin da piccini: "Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Ogni espressione dell'uomo, dalla scienza alla vita sociale, dalla crescita nell'amore alle sfide esistenziali di ogni giorno, richiede una forma di fede, esige una fiducia che va al di là delle garanzie della ragione. Riappropriasi del significato profondo del nostro battesimo significa riaffermare nella vita la nostra fiducia in Dio, riconoscere il suo costante intervento e la sua presenza, guardare alla vita con i Suoi occhi e il Suo cuore. Una religione che non raggiunge la vita rivoluzionandola può soffocare la fede, può ridursi a compiere atti vuoti, a dire parole che volano via. Fidarsi di Dio è quanto il Padre chiede agli uomini al momento del battesimo di Gesù: "Ascoltatelo!". La Parola oggi ci dice di mettere la nostra fiducia in Gesù, di ascoltarlo, di trovare spazio per ascoltarlo, di fidarci di Lui: "Ecco Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore" (Salmo responsoriale).

"Ecco tu chiamerai gente che non conoscevi"

Riscoprire ciò che la nostra rigenerazione in Dio e in Cristo ha operato attraverso il nostro battesimo significa sentire profondamente la nostra appartenenza ad una comunità, ad un popolo che non ha confini o barriere, perché tutti coloro che sono stati generati da Dio ne fanno parte. L'essere "chiesa", popolo, comunità fa parte del nostro DNA di credenti. Nell'esperienza religiosa troviamo motivi ed espressioni per crescere come figli di Dio insieme a tanti fratelli e sorelle con cui camminiamo insieme e siamo solidali. Il battesimo ci ha radicati nella nostra identità comunitaria, toccando una delle esigenze che stanno alla base del nostro sviluppo umano e della nostra crescita e maturità. E' un tratto della nostra identità di credenti in Cristo che ci chiede spesso di andare contro corrente. In tanti aspetti del vivere sociale e familiare oggi l'individualismo la fa da padrone. Ci sono messaggi trasversali che sembrano insinuare che per vivere bene dobbiamo soddisfarci, preoccuparci del nostro benessere, della nostra felicità. Rischiamo, in un mondo che ci induce a comunicare tutto, le cose più sacrosante e le cose più banali, di vivere nella incomunicabilità, nella solitudine. Dio ci ama come persone, come figli che sentono una figliolanza universale, che "amano i figli di Dio". Nel battesimo siamo stati generati all'amore, a condividere, a lavorare e costruire insieme, a vincere il mondo dell'egoismo, dell'orgoglio autonomista, della sopraffazione, della violenza, dell'odio. La nuova legge del nostro battesimo in Cristo sono le Beatitudini, i grandi valori che testimoniano la nostra fede.

"Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo"

Viviamo spesso la nostra vita quotidiana come una lotta. Non ci nascondiamo che vivere è anche portare dei pesi, affrontare il dolore, la sofferenza, le nostre debolezze e peccati, anche la disperazione e la perdita della fiducia in noi stessi, negli altri e in Dio stesso. Tornare al senso profondo del nostro battesimo significa ricuperare le ragioni per continuare a lottare, per non accettare le contraddizioni del vivere, le sconfitte come definitive. Dio ci ha generati alla "vittoria". Il male, il peccato che è in noi e fuori di noi non sono la nostra esperienza definitiva. Sono "riti di passaggio", perché la nostra fede ci aiuta a guardare oltre il presente, ad una dimensione che schiude all'infinito, all'eternità. Il battesimo ci ha innestati nella vita dello Spirito, nella verità più profonda di ciò che siamo e dobbiamo essere. Non c'è stortura, non c'è bruttura, non c'è tragedia umana, per quanto devastanti che possano privarci di questa incrollabile certezza che in Dio, in Cristo Gesù, abbiamo vinto il male che c'è in noi e nel mondo.
"La prova che una persona ha incontrato Dio non è nel modo in cui parla di Dio, ma nel modo in cui parla delle cose del mondo". (S. Weil)

D. Gianni Mazzali SDB

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