D. Severino GALLO sdb"GESU', SEMPRE LUI!"

   4 gennaio 2015 |2a domenica di Natale - Anno B | Omelia
Oggi il ministro della Parola di Dio non può non sentire una gran difficoltà a parlare. I brani proposti sono tanto ricchi, così pieni di cose, così sublimi e vicini al mistero, che si corre il rischio di minimizzarli, sciuparli, distruggerne il profondissimo significato.
Potremmo chiederci una cosa sola: chi è per noi Gesù? E sarebbe già un gran risultato se, al termine della nostra assemblea di questa giornata, potessimo dire con fede grande, con intima convinzione: credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio
fatto uomo.
Ho letto in una rivista cattolica, a proposito della nostra fede in Gesù: "Non si può essere amici di un fantasma".
Non sarà, forse, per noi, un fantasma Gesù? E cioè, qualcosa di mitologico, di lontano, d'evanescente, o anche semplicemente un vago ricordo storico?

Noi siamo "cristiani": il nostro stesso nome, dunque, dice rapporto con Lui, Gesù. Noi parliamo di Lui: in alcuni ambienti questa sembra addirittura diventata una moda.
Ma sappiamo bene chi Egli è, chi deve essere per noi? E' forse un'idea, Gesù? E' forse uno dei personaggi che si sono succeduti alla ribalta della storia?

E' forse uno che, più di altri, ha lasciato di sé un'impronta nella civiltà e nella cultura? E' un genio? E un filosofo? E' un capo religioso? E' un agitatore di masse? E' un vivo o un morto, Gesù?
Se ce lo chiedessero adesso, a bruciapelo, com'è stato fatto in diverse inchieste: "Chi è Gesù per te?", che cosa sapremmo o vorremmo rispondere?
Eppure solo la risposta giusta a tale domanda ci qualifica come cristiani. Questa è una domanda che rimane fondamentale e pregiudiziale.

Il primo passo da compiere nel nostro cammino di credenti è la risposta al quesito di cui stiamo trattando.
"Questa è la vita eterna: che conoscano te l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv. 17,3).

La nostra fede dunque è, essenzialmente, fede in Gesù Cristo.

Oggi si cerca - e da una parte è un bene - di far crollare tutto ciò che è mito, vaga illusione, costruzione fantastica ad uso e consumo d'esigenze sentimentali individuali e di massa.
(Il guaio è, però, che ai vecchi miti se ne sostituiscono - inavvertitamente - mille altri: il progresso, la scienza, il piacere, la licenza, il sesso, la moda….
In questo processo di demitizzazione alcuni vorrebbero coinvolgere anche Gesù. Anche Lui sarebbe un mito da abbattere?

IL VERBO DIO

Chi è Gesù? La Parola di Dio oggi qui risuonata ci risponde: Gesù è Dio.
"Il Verbo si fece carne…" (Gv. 1,14). Come si fa a commentare questa sublime pagina di Giovanni? Come si fa ad esprimere l'inesprimibile? Balbettiamo. "In principio era il Verbo…". Per capirci meglio diciamo così: "In principio era la Parola…".

Gesù è la Parola di Dio, cioè quella mentale, spirituale, increata, che dall'eternità il Padre pronuncia e trova davanti a sé, immagine perfetta di sé: questo è il Figlio di Dio: "Il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio".

Perché la seconda Persona della Trinità si chiama "Parola" o Verbo? Perché doveva essere rivelata a noi, perché, uscita da Dio, doveva essere pronunciata all'esterno per noi.
Dove c'è la parola, vi sono almeno due interlocutori. Dio parla. A chi parla? A noi. (Certamente non c'era bisogno di quest'altro "tu" esterno a Dio, creato, che siamo noi, perché Dio potesse pronunziare la sua parola eterna.

Tuttavia Dio ha voluto - ecco il disegno di Dio cui accenna Paolo nella seconda Lettura odierna - che la parola da Lui pronunciata dall'eternità, parola spirituale, purissimo spirito, uguale al Padre, fosse percepita anche da noi).
Per questo "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv. 1,14). Ecco l'Incarnazione.

Si noti la forte espressione di Giovanni: si fece carne.

La Parola da Dio pronunciata dall'eternità nella sua mente altissima, è stata comunicata a noi. Perché noi la potessimo ascoltare è diventata parola temporale, rivestita di carne. Il Figlio di Dio, Dio come il Padre, è diventato carne, parola espressa, parola che attende di essere udita da noi.
(Che cosa è la nostra fede? E' la risposta a questa divina parola pronunciata dall'eternità, pronunciata nel tempo per noi.
Essere cristiani significa accettare, credere a questa Parola eterna, credere, in sostanza, che Gesù, il tenero Bambino della Grotta di Betlemme, è Dio, è la manifestazione di Dio, di quel Dio che vuole essere da noi accolto: "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato" (Gv 1,18).

Crediamo tutti alla divinità di Gesù? Il punto fondamentale della nostra fede è questo: credere che quell'uomo, Gesù, messo in croce come sobillatore e bestemmiatore, è Dio.
San Paolo ci dice: "Nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo" (1 Cor 12,3).

E' un'enormità credere che quel condannato a morte è Dio. Questa è la nostra originalità di cristiani: noi crediamo che il crocifisso di Nazaret è Dio.
Facciamo dunque ancora una volta, il nostro atto di fede in Gesù. Se Gesù è Dio, significa che Egli è vivo oggi più di ieri.

Anzi, Gesù è la Vita: "In Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini".

E San Polo diceva: "Il mio vivere è Gesù., e morire è un guadagno".
Senza Gesù -Vita non possiamo vivere: la vita naturale da sola non ha senso.
Ecco perché oggigiorno molti giovani, privi d'ideali, privi di Gesù-Vita, pur nuotando nell'abbondanza, si tolgono la vita.


Georges Reyer, su "Paris Match" d'alcuni anni fa, riportava la spiegazione data da un ragazzo tedesco al suicidio della sua coetanea Angelika Weddeggen, il cui cadavere era stato ritrovato in Normandia, in una fredda sera, lungo un sentiero poco frequentato.
Afferma testualmente Bernhardt, il coetaneo della ragazza suicida: "In verità Angelika era una ragazza "allo stato puro", senza ingenuità sentimentali. Il suo è il dramma psicologico della gioventù tedesca.
In questi anni il paese gode di particolare floridezza. Ognuno ha il suo frigorifero, la sua televisione, la sua macchina ultimo modello.
Ma noi non crediamo più a niente. Questa è la terribile verità. Noi viviamo come ombre in un mondo che non è il nostro. Le grandi automobili, le partite di "base-ball", il Whisky, le gare di ballo non ci possono bastare.
Allora sopraggiunge la noia. Siamo arrivati ad invidiare quelli dell'Est, che, almeno, credono in qualche cosa (nel Comunismo…). Essi almeno vivono. Noi non viviamo.
In apparenza siamo forti, anzi floridi, e facciamo perfino invidia. Ma se ci capita una qualsiasi cosa - un fastidio, una depressione - coliamo a picco. Perché non abbiamo niente a cui aggrapparci.
Due anni fa, una studentessa della Zeichnenakademie (= Università) si tolse la vita. Era ricca, felice, aveva tutto.
Io, però, posso capirla. Era stanca di vivere in un mondo senz'anima, di cercare invano un Dio, una guida, un eroe. Allora ha preferito addormentarsi. Questo appunto è accaduto ad Angelika.

Cari Fratelli e Sorelle, senza Gesù-Vita il nostro è un mondo senz'anima. E allora aggrappiamoci a Lui, se vogliamo che la nostra vita abbia senso. Gettiamoci al collo della Madonna, Mamma di Gesù, nostra Vita, nostro TUTTO.

                                                                                  D. Severino GALLO sdb

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