D. Severino GALLO sdb,"VOCAZIONE: CHIAMATA A SEGUIRE UNA PERSONA"

  18 gennaio 2015 | 2a Domenica - T. Ordinario B | Omelia
Vangelo: Gv 1,35-42
Le Letture di oggi sono ricchissime d'insegnamenti per le nostre anime. La prima e la terza svolgono il tema della "chiamata di Dio" o vocazione; la seconda presenta la condizione indispensabile per realizzare questa chiamata, cioè la purità dei sensi, perché solo i puri di cuore "vedono Dio" e
ascoltano la sua voce, la sua chiamata.
Nonostante il ricchissimo contenuto di queste Letture, dobbiamo limitarci a sottolineare soltanto qualche espressione.

(Nella prima Lettura abbiamo ascoltato il piccolo Samuele che dice: "Mi hai chiamato, eccomi!". Notiamo qui la prontezza di Samuele alla chiamata di Dio: per ben tre volte egli s alza di notte e "corre" dove è chiamato.
Una volta conosciuta la voce di Dio, risponde: "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta".
L'atteggiamento dell'uomo verso Dio è quello di un "servo" in senso biblico, cioè di chi sta in ascolto di ordini, per eseguirli.
La prima Lettura termina poi dicendo che Samuele "non lasciò andare a vuoto una sola parola" del Signore. E' ciò che dobbiamo fare anche noi: tradurre in vita ogni parola sgorgata dal Cuore e dalle labbra di Gesù.

La seconda Lettura ci presenta un accorato invito di San Paolo ad evitare l'impurità: "Fratelli, il corpo non è per l'impudicizia, ma per il Signore".

L'Apostolo espone anche i profondi motivi teologici per cui dobbiamo essere puri e limpidi nella nostra vita: "I vostri corpi sono membra di Cristo… Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo… Siete stati comprati a caro prezzo…".
Conclusione: "Glorificate dunque Dio nel vostro corpo".
Basterebbe vivere pienamente anche una sola di queste affermazioni per trasformare totalmente la nostra vita. Per esempio basterebbe il pensiero che siamo "tempio dello Spirito Santo" per farci vivere come altrettanti angeli fin da questa terra.

Vangelo: Il Vangelo ritorna al tema della chiamata o vocazione: "Maestro, dove abiti?" - "Venite e vedrete… Andarono… e quel giorno si fermarono con Lui".
L'invito è di Gesù: "Venite e vedrete". Non sono i discepoli che cercano Gesù, è Lui che li chiama. La curiosità dei due discepoli è portata a scoprire che cosa abbia di eccezionale quell'Uomo che il Battista aveva definito "Agnello di Dio".
Gesù vuole che i due discepoli vedano e costatino di persona.

Oggi gli uomini vogliono controllare, verificare, discutere. Ebbene, imitiamo Gesù e diciamo ai nostri fratelli: "Venite e vedete", non abbiamo nulla da nascondere: "siamo tempio dello Spirito Santo" e vogliamo essere trasparenze viventi del buon Dio.
La vita dei primi discepoli si distingue per la loro intimità con Gesù. Il cristiano non è chiamato a seguire un'idea, ma una Persona: la Persona divina di Gesù Maestro, di Gesù amico. Gesù si presenta come un "Io", una Persona da amare, da seguire, da imitare: "Imparate da me… Vi ho dato l'esempio…".
Gesù si presenta a noi con un fascino irresistibile, se accettiamo in pieno la Sua dottrina e la Sua Persona. Dobbiamo iniziare un periodo d'impegno veramente cordiale, per acquistare l'amicizia di Gesù. Dobbiamo deciderci a fare quest'esperienza, che impegna il nostro cuore: "Venite e vedete". Gustate e vedete.
Per quest'esperienza bisogna essere chiamati: "Nessuno viene a me, se il Padre mio non lo attira" (Gv 6,44).
Essere chiamati non significa però necessariamente sentire una voce nella notte, come Samuele. La voce di Dio risuona ovunque, senza parole. E' qualcosa che suscita un'eco particolare nel cuore, è un bisogno di cercarLo di andare a Lui e chiederGli: "Dove abiti?".

(Se viviamo in ascolto interiore, pronti a dire in ogni momento: "Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta", allora ci sentiremo invitare sempre più insistentemente: "Venite". Egli c'introdurrà tra i suoi amici).
La scelta è reciproca: Dio sceglie noi, e noi scegliamo Lui. La nostra scelta viene dalla sete, che Egli stesso ha acceso in noi, con l'attrazione verso la Sua Persona, col profumo della virtù.
Vocazione è ispirazione a cercare più cordialmente Gesù nei doveri ordinari e nelle rinunzie inerenti al nostro stato. Vocazione è l'invito a profumare di virtù le azioni di ogni giorno per aprirci un varco verso il Cuore di Gesù per stabilire con Lui un'intima amicizia.

Gesù chiama ognuno di noi a lavorare con Lui. Però vuole che il nostro "sì" sia motivato.
Per questo - come Andrea e Giovanni - c'invita a fare esperienza della Sua amicizia, del Suo amore, c'invita a stare con Lui: "Venite e vedete". Stare con Gesù abitualmente con la grazia: non solo a Natale o a Pasqua… Gesù vuole che stiamo con Lui nel tempo e nell'eternità: "Et sic sempre cum Domino erimus: e così saremo per sempre con il Signore".
L'esperienza dei primi Apostoli risultò così bella, che non solo restarono amici di Gesù, ma si diedero subito da fare per portare a Lui altri loro amici. Andrea condusse a Gesù il proprio fratello Simone, e Giovanni gli condusse il fratello Giacomo.
La vera amicizia con Gesù ci rende apostoli entusiasti e affascinanti nell'ambiente in cui viviamo: famiglia, scuola, officina, professione.

(Ma per essere amici di Gesù e lavorare volentieri con Lui dobbiamo:
* ConoscerLo: non si fa amicizia con uno sconosciuto. Ebbene Gesù lo si conosce nel Vangelo, nella preghiera, nell'Eucaristia e nell'incontro con gli altri: il cristiano è un chiamato per gli altri. Siamo tutti degli "inviati speciali".

* Dobbiamo poi amare Gesù: l'amore non è solo simpatia, sarebbe troppo poco, sarebbe troppo breve. Amare vuol dire donarsi a Gesù e fare quello che Lui ci comanda: "Se uno mi ama, osserva i miei comandamenti".

* Per essere amici di Gesù bisogna poi collaborare con Lui: cioè lavorare insieme a Gesù e con tutti gli amici di Gesù.
Se davvero Lo amiamo "dobbiamo essere disposti a tutto". Quando Egli ci chiama a lavorare con Lui non lo fa per ischerzo. Vuole che siamo disposti a tutto, anche a… cambiare mestiere… E allora la nostra vita subisce una svolta decisiva. Sorgono così le vocazioni particolari: le vocazioni sacerdotali e religiose.
Queste sono sempre frutto di un fascino specialissimo da parte di Gesù e di alcuni suoi grandi amici: Sacerdoti o Religiosi. Perché dove passa un santo, spunta sempre qualche cosa di grande. Il Sacerdote santo spunta da un santo Sacerdote, un'anima consacrata spunta da un'ardente Religiosa. Ed eccovi la conferma di questa affermazione.

Scrive un'anima Religiosa: "La mia vocazione? La devo a un'altra vocazione… Ero infermiera in un ospedale… La mia caposala un giorno mi disse: "A capodanno lascio il lavoro ed entro in convento".
La notizia mi lasciò letteralmente sconvolta. Era una gran bella ragazza. Felice, realizzata in tutti i sensi. Non mi trattenni dal dirle: "Una ragazza bella come te in convento?". E lei di scatto: "Forse che a Dio si devono dare solo gli scarti?".
Per un anno rimasi in corrispondenza con lei. Andavo a trovarla qualche volta… Conclusione: ho finito per seguirla in convento anch'io.
Un'altra Suora scrive: "Una specie di folgorazione sta alla base della mia vocazione. Avevo quindici anni. Al mio paese seppellivano una giovane Suora missionaria morta tragicamente. Davanti a quella bara mi sono detta: prenderò io il suo posto".
In molti casi è determinante il ruolo giocato dal sacerdote. La direzione spirituale rimane il mezzo più decisivo per la vocazione. Scrive un giovane: "Ho inciampato in un prete santo: ecco la mia vocazione".
Ci sono delle persone che non hanno bisogno di parlare, basta che esistano: la loro presenza è già un appello, una chiamata.
Mons. Fulton Sheen un giorno alla televisione americana raccontò questo episodio: "Un Convento di Carmelitane di New York un giorno venne aperto al pubblico per la festa di santa Teresa. Molti curiosi vi si riversarono per vedere quelle donne che conducevano una vita di silenzio, di austerità e di preghiera.
Un uomo che non riusciva a capire come si potesse vivere a quel modo, richiamò l'attenzione di una Suora giovane sulla collina di fronte e le disse:
"Suora, se vi appartenesse quel palazzo, con tanto lusso e tanta ricchezza, lo lascereste per entrare nel vostro Carmelo?".
La Suora, col volto sfavillante di gioia, rispose: "Signore, quel palazzo era mio…".
Quando si è incontrato Gesù-Amico, si lasciano tutti i palazzi di questo mondo, per seguire Lui.


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