don Michele Cerutti Commento su Marco 1,14-20

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (25/01/2015)
Vangelo: Mc 1,14-20 
Giona deve essere rimasto sorpreso: i niniviti, che appaiono uomini di dura cervice, si convertono alla predicazione. Pensare che per non predicare a loro la conversione aveva tentato veramente di tutto: si era imbarcato per Tarsis e questo gli costò il rischio del naufragio e i suoi compagni di viaggio avevano compreso che Lui ne era la causa. Lo buttarono a mare, ma il
Signore aveva bisogno di lui e continuò a fidarsi di lui. Giunto a Ninive chiese la conversione dei niniviti e questi, uomini e donne segnati da depravazioni, dimostrarono di aver capito questa necessità.
Quante volte anche noi abbiamo l'opportunità di predicare il Vangelo in ambienti che a prima vista sembrano ostili e perdiamo l'occasione solo per paura? Ci poniamo come Giona e ci crediamo superiori e unici dispensatori della verità nelle modalità da noi stabilite.
Gesù ci offre una lezione. Giovanni Battista è stato ucciso per il capriccio di Erodiade. Il Battista aveva denunciato il rapporto di Erode con la moglie del fratello e lei, impaurita di perdere potere, chiese la testa di Giovanni il precursore. In questo contesto di timore che pervade quella regione Gesù annuncia la necessità di convertirsi e l'approssimarsi del Regno.
Oggi c'è bisogno di annunciare anche in questo mondo abitato dall'inquitudine l'urgenza e la prossimità del Regno. C'è un mondo che non ci comprende e si tura le orecchie.
L'intimidazione al Convegno sulla famiglia tenutosi a Milano dimostra l'incapacità di ascoltare le posizioni dei cattolici in un mondo in cui a tutti è consentito di parlare tranne che ai cattolici stessi.
Gli eventi di Parigi, gli attacchi alle Chiese cristiane in Africa... eppure Gesù parla dopo l'uccisione del Battista e anche noi in questo contesto siamo chiamati a non intimidirci. Siamo chiamati a essere luce in questo clima scuro. Gesù ha bisogno di noi. In questo contesto ha bisogno di uomini e donne che non si tirano indietro, come hanno fatto i primi apostoli.
Quanto c'è bisogno oggi di irradiare luce in questo mondo sul campo della famiglia! La vocazione in crisi è quella della famiglia da cui scaturiscono le crisi delle altre vocazioni.
Oggi più che mai occorre riscoprire la famiglia come perno fondamentale.
Vivere la fedeltà coniugale rimane la forte provocazione ad un mondo che cerca altro.
Il divertimento, lo sfogo sessuale, l'infedeltà come antidoto ad una vita stressata, la trasgressione.
Chiediamo famiglie sempre più conformi al progetto di Dio, fari luminosi per tutti coloro che vivono situazioni di crisi.

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