Ermete TESSORE SDB"Due simboli del nostro credere cattolico.."

6 gennaio 2015 | Epifania del Signore - Anno B | Omelia
Due sono, secondo me, i simboli del nostro credere cattolico: un Dio che si manifesta sotto le sembianze di un inerme bambino e sotto quelle dell'Uomo-Dio risorto e vincitore della morte. Il manifestarsi di una persona
sottintende sempre una tacita richiesta di piena accettazione da parte nostra.

Questa accoglienza deve essere totale e completamente libera da qualsiasi intenzione di oggettivazione. Non si usa un bambino per raggiungere fini reconditi ed inconfessabili: "Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 18,3).

Molto significativamente la liturgia, oggi, invita, dopo la lettura del Vangelo, a dare l'annuncio del giorno di Pasqua. Il vivere in pienezza la luce della Resurrezione è condizionato dalla piena accettazione della fragile umanità del Bambinello di Betlemme.

La vita di un nascituro è completamente affidata alla solidarietà altrui. Il piccolo della razza umana è la creatura più debole ed indifesa dell'intero creato. Al momento della nascita non è assolutamente attrezzato per sopravvivere. Per farlo qualcuno deve prendersi cura di lui, in tutto e per tutto. Se non viene investito e riscaldato dal tepore della vigile sollecitudine di una famiglia, naturale od adottiva, il bimbo soccombe inghiottito dal freddo delle tenebre e della morte.

Per risorgere Gesù deve essere prima accettato, curato, nutrito, educato e cresciuto da chi gli vuole bene. La sua Risurrezione non è qualcosa legato al miracoloso che sfida e vince le leggi della fisica, ma dipende dalla nostra capacità di rompere le catene dell'egoismo, dell'indifferenza, della violenza e dell'odio.

Una società che abortisce la vita, è schiava delle tenebre ed è strutturalmente incapace ad accogliere nel suo seno il Dio bambino. Un popolo che non è in grado di condividere, e ridistribuire le ricchezze generate, è inadatto a riconoscere in Gesù bambino il Messia salvatore. Di fronte alla Grotta ognuno di noi oggi deve interrogarsi su quale personaggio, descritto dalla narrazione evangelica, meglio lo rappresenti.

Siamo pieni di curiosità e di spirito di avventura, nei confronti della vita, come i Magi? Seguendo il loro esempio, siamo disposti a lasciarci schiodare dalla nostra quotidiana routine per seguire una stella, un sogno, un ideale che dia senso alla vita e ci sollevi dalla palude del semplice sopravvivere biologico?
Come loro siamo intenzionati a sciogliere i legami evoluzionisti imposti dalla dura legge della sopravvivenza e della implacabile selezione naturale per aprirci alla solidarietà, alla tutela e alla protezione del più debole ed indifeso tra noi, qualunque sia la sua età?
Come Giuseppe e Maria siamo abilitati ad essere in grado di vivere coerentemente la chiamata e la missione che Dio ha affidato a ciascuno di noi?
Siamo mossi, come loro, dal desiderio di mettere un limite alla sicurezza, alla tranquillità, alla personale libertà, al superfluo per accogliere la vita, anche quando si manifesta in condizioni di povertà, di bisogno, di disagio, di lontananza e di solitudine?
Oppure siamo come Erode, ibernati nelle sicurezze delle nostre comode e ben accessoriate abitazioni, condizionati dal nostro nevrotico ed onnivoro desiderio di possedere e consumare, assediati dalla paura e dal sospetto, circondati dall'adulazione interessata, completamente incapaci di amicizia e di accoglienza e, quindi, incapaci ad avvicinarci a Betlemme senza cullare pensieri di rifiuto e di morte?

Sono interrogativi a cui non possiamo sottrarci. Se, oggi, non riconosciamo il Dio che si manifesta sotto forma di una creatura completamente indifesa ed affidata esclusivamente al nostro buon cuore, neppure lo riconosceremo sotto le sembianze del Risorto, che unico ha vinto la morte.

Anche il 2015 si apre sotto i segni di Erode: violenza, speculazione, sfruttamento, corruzione, banditismo finanziario, sperequazione, ingiustizia sociale, scandali ecclesiastici. Fino a che punto siamo disposti, per ribaltare l'andazzo civile, sociale ed ecclesiale, a fare nostri i comportamenti dei Magi, di Maria e di Giuseppe e dei pastori di Betlemme che hanno creduto alla luce e si sono gettati alle spalle tutte le lusinghe e le suggestioni delle tenebre?


Ermete TESSORE

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