Ermete TESSORE SDB"GESU' E' LA SAPIENZA DI DIO IN MEZZO A NOI"

4 gennaio 2015 | 2a Domenica di Natale - Anno B | Omelia
Il tema centrale della liturgia di questa seconda domenica dopo Natale è il fatto, sottolineato sia dalla prima lettura tratta dal Siracide che dal brano evangelico di Giovanni, che

Gesù, Sapienza e Verbo di Dio, è venuto ad abitare in mezzo a noi
rendendoci, come dice Paolo nella seconda lettura, figli adottivi di Dio stesso.


Ma che cosa vuol dire, in concreto, tutto questo?
Com'è possibile?
Chi glielo ha chiesto?
E a che cosa serve?

Il brano della lettera agli Efesini chiarisce questi interrogativi. Per mezzo di Gesù, Dio ci ha scelti, per amore e solo per amore e nella più totale libertà, per essere santi ed immacolati al suo cospetto divenendo così figli adottivi. Questo comporta da parte nostra un serio impegno a vivere un po' meno da bestie e un pò più da figli di Dio, rendendo non inutile la sua Incarnazione.

Per noi il concetto di abitare è strettamente legato alla presenza di una abitazione intesa come luogo fisico in cui cercare protezione dai pericoli e riparo dalle intemperie.

Ma Gesù non si è fatto uomo per essere accolto in una struttura abitativa.

I palazzi del Vaticano o del Laterano, le basiliche di san Pietro o di san Paolo o del Santo Sepolcro, le molte chiese-museo d'arte non assicurano affatto la sua permanenza fra noi. Come vengono costruiti in magnificenza e sontuosità, questi edifici vengono polverizzati e cancellati dalla storia e dal tempo; così dimostrano i resti della grande basilica di san Giovanni ad Efeso o la squallida spoliazione di Santa Sofia ad Istambul.

Il vero concetto di "abitare tra noi" ce lo presenta Gesù stesso, rispondendo ad una domanda dell'apostolo Filippo: "Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?" (Gv 14,10).

L'abitare di Dio è strettamente legato al cuore ed alla vita dell'uomo.
La chiesa, intesa come luogo fisico, è necessaria per la convocazione e per il culto, non per la presenza di Dio che è legata strettamente all'intima relazione tra persona umana e Cristo.

Dio dimora in me nella misura in cui io abito in Lui.
Tutto passa: la gerarchia, la basilica, i comandamenti.
Solo l'amore rimane.
E l'amore è Dio.

Le conseguenze sono pesanti. Infatti la presenza di Dio tra di noi si misura non a mattoni, quadri, altari,organizzazioni più o meno cattoliche, partiti politici larvatamente cristiani, dipinti, angeliche melodie, incensi profumatissimi, turiboli che volteggiano nei presbitèri o paramenti intessuti d'oro, ma in carità che si fa presenza, vicinanza, solidarietà e perdono.

La vera gloria di Dio non è l'arte sublime o il magnifico firmamento, ma la lacrima asciugata, l'ingiustizia eliminata, la ferita medicata, la speranza rifiorita, il volto, qualsiasi volto, colto come icona del creatore, la solidarietà fraterna.

Appiccicando l'etichetta "cristiano" ad ogni cosa, non rendiamo, con questo, Cristo maggiormente presente in mezzo a noi.

Sono la fede autentica,
la docilità allo Spirito Santo,
la Parola vissuta a rendere visibile e palpabile l'Emmanuele.

La nostra adozione a figli è possibile nella misura in cui, attraverso il battesimo e l'azione della grazia, lasciamo che Gesù, attraverso il suo insegnamento ed il suo esempio di vita, orienti la nostra vita e sostenga il nostro agire attivandone la libertà ed illuminandone l'intelligenza.

Per abitare tra di noi Dio ha bisogno di uomini che:

credano in Lui (fede),
Lo conoscano (studio della Scrittura) e
Lo ascoltino (guida della Spirito Santo).

E' il nostro caso?


Ermete TESSORE

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